Ribadita la centralità del ruolo del Comune. Il documento votato a larga maggioranza con l'astensione di Udc e Modena a Colori. Contrari, Rc, An e Fi.
"Ora anche i servizi sociali hanno il loro piano regolatore. Lo ha approvato ieri, a larga maggioranza, il Consiglio comunale concludendo in aula le procedure per l'adozione del piano di zona del servizi sociali previsto dalla "Legge Turco" del 2000. A favore del documento, alla cui stesura hanno concorso anche decine di associazioni e enti impegnati nel sociale, si sono pronunciati tutti i gruppi di maggioranza, dai Ds ai Democratici e all'Udeur, con l'astensione di Modena a Colori e l'Udc. Contrari, pur con motivazioni diverse, Rc, An e Fi. Come ha sottolineato l'assessore ai servizi sociali, Alberto Caldana illustrando la proposta di delibera, il Piano definisce alcune precise linee di indirizzo circa le modalità gestionali da sviluppare. In primo luogo si ritiene essenziale che il Comune mantenga il governo diretto della rete degli accessi, nonché una significativa gestione nei servizi al fine di mantenere know how e competenze anche per favorire una pluralità delle forme di erogazione dei servizi. Il piano riconosce inoltre il valore del principio di sussidiarietà e punta sulla valorizzazione del ruolo del terzo Settore e del privato imprenditoriale nella gestione dei Servizi, attraverso affidamenti complessivi della gestione, superando forme miste frutto del passato, sulla base di un percorso evolutivo sostanzialmente già realizzato nei servizi con riferimento al Comune di Modena. Quanto alle regole per l'affidamento dei servizi sono oggetto di uno specifico approfondimento, con l'intento di verificare la compatibilità tra una normativa comunitaria garantista della libera concorrenza e della libertà di circolazione dell'impresa e la necessità di adeguati radicamenti territoriali quale garanzia di successo delle capacità di connessione con un sistema di relazioni e di servizi localizzato, complesso e specifico. In tale ambito, si affronta anche il tema dell'accreditamento dei servizi, argomento sul quale si ritiene di confermare la sperimentazione nell'ambito del progetto Serdom e dei nidi d'infanzia. Sulla base di questi indirizzi gestionali - ha infine ricordato Caldana - si svilupperà poi la parte attuativa del Piano stesso che sarà gestita da un apposito comitato che sarà affiancato da gruppi di lavoro specifici, finalizzati alla progettazione operativa delle attività. Sul versante degli obiettivi concerti, che vengono confermati e individuati per qualificare e potenziare il livello e la rete dei servizi, il piano di zona prevede entro l'anno l'avvio di un nuovo centro diurno per 16/20 anziani e di servizi residenziali a contrasto delle povertà e del disagio adulto; circa gli investimenti programmati prevede la realizzazione della RSA per anziani gravemente non autosufficienti di via Guicciardini, con annesso centro diurno, nonché della residenza protetta con mini appartamenti e annesso centro diurno di via Vaciglio (angolo via Anzio), realizzato grazie all'intervento dell'Opera Pia Casa di Riposo. Per quanto concerne i servizi per la prima infanzia, sono previsti per l'anno in corso il raddoppio delle esperienze di Educatrice domiciliare, l'aumento di circa 40 nuovi posti di nido, l'avvio di circa 50 nuovi posti di servizi integrativi al nido. Per l'anno successivo è prevista l'apertura di un nuovo nido d'infanzia con 50 posti in via Dalla Chiesa, e si stanno predisponendo nuove collaborazioni con soggetti diversi. Nel prossimo biennio è prevista l'attivazione di 3 nuove scuole dell'infanzia. Intervenendo nel dibattito, Pietro Roversi (Ds) ha sottolineato la riconfermata centralità del Comune nella elaborazione come nel governo del Piano. Un piano - ha detto - positivamente segnato dalla vasta partecipazione, sia nell'analisi che nella formazione delle azioni. Decisamente critico, invece, il parere di Achille Caropreso (Fi) per il quale nelle proposte della Giunta ci sono tutte le vecchie culture assistenziali pubbliche quando invece occorre andare in modo deciso verso la soluzione dei "bonus" per consentire al cittadino la possibilità di scegliere liberamente, rivolgendosi al mercato, la soluzione a lui più consona. Decisamente di segno opposto ma altrettanto critico l'intervento di Francesco Frieri, capogruppo di Rc. Di fatto - ha detto - il piano accantona sempre più il ruolo del pubblico, la sola garanzia per gli utenti come per i lavoratori dei servizi. Frieri ha poi contestato "l'esautorazione del Consiglio" a favore di una generica partecipazione che nulla ha a che vedere con la democrazia rappresentativa. Per Ubaldo Fraulini (Ds) il piano poggia tutte le sue proposte su una nuova filosofia dove i servizi vengono pensati e proposti come diritto e non più come mera assistenza. Vittorio Corsini (Udc) ha apprezzatola scelta di valizzazione del ruolo della famiglia così come delle politiche per la domiciliazzione. Da anni, prima come Dc e poi come Ccd, abbiamo sostenuto questi percorsi. Oggi, il vederli affermati da un piano, "interessante e innovativo", non può che farci piacere. L'idea di Fi di distribuire "Bonus" per far crescere un merrcato libero dei servizi - ha affermato Mauro Levratti (Ds) - mi sembra una astrattezza assoluta. Una critica ribadita anche dalla collega di gruppo Beatrice Cocchi per la quale fortunatamente il piano non solo non prevede politiche di dismissione dei servizi ma ne rilancia il ruolo in un quadro di nuove politiche di coordinamento con tutti i soggetti che operano per le politiche sociali e il benessere dei cittadini. Marta Andreoli (Rc) ha respinto quella che a suo dire è la scelta più preoccunate contenuta nel piano. Ci si affida a piene mani al mercato senza interrogarsi su come esso funziona, dimenticando le sue regole, prima fra tutto quella del profitto. Per Achille Signorile (Fi) più che un piano per qualificare i servizi appare uno strumento, una vera e propria rete per governare gli strumenti necessari per conservare il consenso. Le sigle coinvolte sono decine ma c'è da scommettere che a guadagnarci saranno sempre i soliti noti. Con questo piano - ha detto Antonio Maienza (Udeur) - si apre una nuova era per i servizi sociali. Prende corpo una nuova filosofia dove la famiglia appare il soggetto centrale delle politiche di intervento mentre la sussidiarietà diventa sempre più una strategia di lavoro. Davide Torrini, capogruppo di Modena a Colori, intervenendo in sede di dichiarazione di voto, dopo aver apprezzato il lavoro progettuale collettivo che ha preceduto la stesura definitiva del piano, ha voluto concedere un attestato di fiducia alla Giunta. Per la prima volta si è cercato di affrontare il tema servizi sociali in modo organico e sinergico. Apprezziamo anche la scelta di valorizzare il terzo settore. Ora occorre verificate sul campo quanto di questi propositi sarà concretizzato. Il nostro voto di astensione, dunque, lo vogliamo proporre come "bonus", in attesa delle necessarie verifiche. Gianpaolo Verna, capogruppo di An, infine, ha contestato l'intera filosofia del piano, a suo dire, tutta ideologica, lontana dalle culture del centro destra. In essa esce come sempre la sola fobia contro il privato. Non a caso la proposta di Fi di introdurre il "Bonus", da noi condivisa, è stata respinta senza nemmeno prenderla in considerazione. "
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