L'Ordine del Giorno votato da 14 consiglieri su 30. Nove astenuti e 7 contrari
                
            
            
        
                             
                             
            "	Passa in Consiglio, ma fa discutere anche in casa Ds, l'Ordine del Giorno dei consiglieri Valentina Neri e Fausto Cigni del gruppo Ds e Francesco Frieri di Rc per la concessione del diritto di voto ai sedicenni nelle elezioni del sindaco, del Consiglio comunale e delle Circoscrizioni. Il documento, di forte sollecito per una rapida approvazione in Parlamento del disegno di legge che prevede l'abbassamento al 16mo anno del diritto di voto alle elezioni amministrative locali, è stato approvato con 14 voti favorevoli del gruppo Ds, di Rc e Udeur e 7 astensioni di cui 5 Ds e 2 del gruppo Margherita. Pollice verso, invece, dai gruppi Fi, Modena a Colori, An, Udc e, sia pure con motivazioni diverse, dal consigliere Giuseppe Campana dei Ds.	Illustrando in aula l'Ordine del Giorno, Valentina Neri ha ricordato che la proposta "mira a consentire a cittadini che usufruiscono di tanta parte dei servizi comunali, ora esclusi da ogni responsabilità, di diventare protagonisti partecipi delle scelte che li riguardano, promuovendo così tra i più giovani un nuovo e più forte senso di appartenenza alla comunità locale".	Per Vittorio Corsini (Udc), abbassare a 16 anni il limite per il diritto al voto accelererebbe in modo forzoso l'approccio alla politica in una età, invece, dove è necessario dedicare il massimo ai percorsi formativi culturali e professionali, dalla scuola al lavoro. Di ben altro parere Antonio Maienza (Udeur) per il quale anticipare l'accesso al voto significherebbe offrire ai giovani una concreta occasione di partecipazione alle scelte per la città oltre che uno stimolo per la politica a farsi carico dei problemi dei giovani. Nella proposta - ha esordito Achille Caropreso (Fi) - vedo più pericoli che reali opportunità di crescita per i giovani. La passata decisione di abbassare il voto ai 18enni fu il risultato di un corpo unico di norme tra cui, importantissima, il riconoscimento della maggiore età e di tutte le capacità ad essa collegate. Ecco, nel disegno di legge attuale per i 16 anni non trovo questa unitarietà. Più che abbassare l'età di diritto al voto, ha detto Giuseppe Campana dei Ds - credo sia importante valorizzare il diritto dei giovani ad essere ascoltati, ed in questo l'adulto deve ancora molto migliorare. I ragazzi sono impegnati in una enorme quantità di problemi. Diamo loro il tempo per approfondirli, per viverli, per socializzarli. La partecipazione richiede tempi, assunzioni di responsabilità. Per l'assessore, Stefano Bonaccini, la proposta rappresenta un contributo concreto sul versante della responsabilizzazione e della partecipazione. Non credo poi - ha aggiunto - che si possa parlare di pericoli da approccio precoce alla politica. Il forte senso civico di molte delle generazioni oggi più adulte ha le sue origini prima di tutto dall'avvicinamento alla politica fin dalla età giovanile. Gianpaolo Verna (An), ha invece contestato la proposta sul piano più strettamente normativo. Il voto a 16 anni, sia pure per le sole amministrative locali, non è in linea con il quadro legislativo in essere, a cominciare da quello più generale della minore e maggiore età. Nei pareri negativi fin qui sentiti - ha detto Francesco Frieri (Rc) - ritrovo molta aria paternalistica, che è una delle cose che ho sofferto di più da giovane. Il diritto al voto è prima di tutto diritto di cittadinanza. Dunque, credo sia importante riconoscere anche ai 16enni questo percorso, magari anche semplicemente come sollecitazione per organizzarsi, per partecipare. Per Fausto Cigni (Ds) la proposta è un primo passo per una riforma di grande rinnovamento. Molte delle ragioni del no di oggi sono le stesse di quelli che avversarono nel lontano 65 il voto ai 18enni. Quella scelta, come credo possa essere quella di oggi per il voto ai 16enni, si rivelò un importante contributo alla crescita politica e civile del nostro paese. Decisamente contrario alla proposta Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori). Oltre ai dubbi che a 16 anni la maturità biologica del ragazzo sia compiuta, Ballestrazzi ha invitato a non credere che anticipando l'età del voto si favorisca la maturità democratica e politica dei giovani. Il problema reale è quello dell'astensionismo che non si affronta anticipando l'età del voto ma cambiando le regole. In questo senso il bipolarismo si configura come un vero e propri attacco alla partecipazione e alla politica. Per Giandomenico Glorioso (Margherita), avvicinare già a 16 anni i giovani alla politica non necessariamente genererà più partecipazione. Credo invece che le forze politiche debbano ridisegnare la loro attenzione ai problemi dei giovani, indipendentemente dal fatto che si voti a 16 o a 18 anni. Gianni Ricci (Modena a Colori) ha infine contestato il fatto che i giovani chiedano, oggi, più politica. Dai sondaggi emergono interessi diversi, altre richieste, bisogni molto distanti dalla politica di oggi. Poi, abbassare il voto a 16 anni, più che una necessità mi pare un allineamento alla spinta a far anticipare ai giovani tutte le loro scelte di vita.	"
        
        
		
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