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28/09/2002

""FINANZIARIA, TAGLI E ATTACCO ALLA RETE DEI SERVIZI""

"Il sindaco: " Se le ipotesi saranno confermate ecco quantificati i rischi per Modena. E intanto lo Stato ci deve soldi che non vedremo mai""
"Trasmettiamo un intervento del sindaco Giuliano Barbolini sul tema della legge Finanziaria 2003: "Le anticipazioni sulla legge Finanziaria per il 2003 che il governo si appresta a presentare, ma che ha già illustrato nei suoi contenuti di fondo alle parti sociali, sono davvero allarmanti e preoccupanti, specie per le conseguenze che la manovra potrebbe avere sul sistema degli Enti locali e dei Comuni. Se confermate, le misure sin qui ipotizzate, imporrebbero, specie per le realtà come Modena e l'Emilia Romagna, dove più forte è la rete di servizi che gli enti locali offrono ai cittadini, non solo un aumento della pressione fiscale locale, ma una rinuncia a parte di questi servizi. E' questo il punto politico che credo vada sottolineato con forza ai cittadini e che deve essere al centro dell'azione comune del sistema delle autonomie per modificare l'impostazione che il governo ha in mente. Le prese di posizione di tanti amministratori, a prescindere dal tipo di maggioranza che li sostiene, mi pare indicativa di una situazione che deve trovare adeguata attenzione da parte del Governo. In un sistema di federalismo fiscale ancora da venire (se ne parla per il 2004) si parla di taglio di trasferimenti erariali del 2% per i Comuni. Non è dato sapere se il taglio sarebbe al netto o al lordo dell'attuale compartecipazione Irpef (oggi comunque non in grado di coprire neppure i trasferimenti erariali che i Comuni avevano sino al 2001). Se il taglio del 2% sarà sul lordo, per Modena ciò significa 500-600 mila euro in meno. Tra le ipotesi c'è poi il blocco del livello di spesa sugli acquisti dei Comuni per beni e servizi. Ma, ad esempio anche sul Sole 24 Ore di oggi, non si parla solo di blocco ma di un taglio del 10% di questa voce (taglio che potrebbe riguardare non solo i Ministeri ma tutta la pubblica amministrazione). Se così fosse sarebbe davvero un colpo la cuore per il sistema dei servizi del Comune di Modena. Un taglio del 10% (cui aggiungere una inflazione, se va bene, del 2%, per cui il taglio reale sarebbe del 12%) significherebbe andare a intaccare pesantemente il capitolo di spesa che include gestione delle strutture protette, educatrici per l'infanzia, operatori socio assistenziali, erogazione di pasti. Il governo pensa poi al blocco del turn over del personale, forse con una deroga per i Comuni che, come Modena, hanno rispettato il patto di stabilità interno. Tale deroga consentirebbe, pare, di rimpiazzare tra il 25 e il 50% del personale in uscita. Ciò significa che per 4 maestre che vanno via se ne possono inserire, se va bene, 2. Altro capitolo di grande rilievo è legato a quanto stabilisce il Depf che fissa, entro il 2003, un aumento del 5,6% degli oneri contrattuali per i dipendenti pubblici. Modena nel 2002 ha già previsto una aumento dell'1,7%. Resta un 3,9%, tutto a carico del Comune che vale 1 milione e 800 mila euro. Sommare queste diverse voci, secondo conti indicativi, significherebbe per Modena avere un taglio di diversi punti percentuali sulla spesa corrente, prospettando una oggettiva difficoltà a chiudere i bilanci. Per questo dico che il punto di divergenza va ben oltre il problema dell'aumento dell'imposizione fiscale (con l'addizionale Irpef bloccata e penalizzando di fatto chi non l'ha introdotta o l'ha tenuta al minimo come Modena). Il punto è l'attacco alla rete dei servizi sociali, magari avendo già in mente, da parte del governo, aperture al privato che di fatto colpirebbero i ceti più deboli e meno abbienti. E' questo il punto politico da respingere con nettezza. Aggiungo una considerazione assai illuminante in tema di rapporti tra Stato centrale e autonomie, in un periodo in cui tanto si parla di federalismo. Sulla base di leggi dello Stato i Comuni avrebbero diritto al rimborso su spese sostenute (ad esempio il pagamento dell'Iva sui servizi esternalizzati o sui trasporti che per Modena sono tra 2000 e 2001 tre milioni di euro). Tali spese però non vengono rimborsate se non in parte (per l'Iva siamo al 50%). L'esempio più clamoroso è quello degli Uffici giudiziari, per la cui gestione è il Comune ad anticipare i fondi. Dal 1995 al 2001 abbiamo speso quasi 11 milioni e 200 mila euro, ma visto che lo Stato ha deciso che il rimborso di queste spese è solo dell'80%, ciò significa che nel periodo indicato abbiamo maturato un credito, che non ci sarà mai pagato, di oltre 3 milioni di euro (6 miliardi di vecchie lire). Unito ai rimborsi sull'Iva che ho citato (e ad altre voci minori), si mettono insieme 5 milioni e mezzo di euro che è esattamente quanto il Comune ricava dall'applicazione dell'addizionale Irpef (oggi allo 0,2%). Una prova in più che se lo Stato ci desse quanto ci deve, non avremmo bisogno di essere cattivi come qualcuno vuole invece far sembrare Comune ed enti locali". "

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