Una grande "officina" di cultura capace di organizzare ogni anno oltre 1300 iniziative investendo complessivamente più di 1 milione 500 mila euro. E’ questo, in sintesi, ciò che offre la rete delle oltre 200 associazioni culturali modenesi iscritte alla Consulta (65 mila iscritti, compresi i 50 mila dell’Arci) secondo un’indagine che, nel 2005, ne ha prese in esame 76.
Si tratta di un mondo eterogeneo, attraversato da una diffusa esigenza di servizi e agevolazioni di varia natura prima ancora che di contributi finanziari – che sono circa un terzo pubblici e due terzi privati (con un ruolo decisivo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena) - e consapevole della necessità di sviluppare formazione e informazione.
I dati – commenta Mauro Bompani, presidente della Consulta cultura –"denotano un sistema ricco e vivace, con significative capacità di autofinanziamento e forte capacità produttiva".
L’indagine mette in luce anche aspetti critici, come l’esigenza di rivedere il rapporto tra la spontaneità dell’universo associativo e il sistema delle istituzioni, sviluppare e formalizzare i canali di comunicazione tra istituzioni e associazionismo, ridefinire ruolo e strumenti della Consulta della cultura, potenziare la promozione e la comunicazione delle iniziative.
Un aspetto rilevante della ricerca, messo in luce da Stefania Saltini di ArtCapp dell’Università di Modena e Reggio Emilia, riguarda le risorse umane. Nelle associazioni culturali prevale il lavoro a tempo determinato rispetto a quello indeterminato e si evidenzia così una certa precarietà e discontinuità dell’attività lavorativa nel settore. Notevole, invece, il coinvolgimento dei volontari.
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