Tutti gli interventi sugli ordini del Giorno di Massamba (Ds) e Caropreso (Indipendente)
Il dibattito sulla violenza di genere ha portato all’approvazione di due ordini del Giorno, il primo firmato da Isabella Massamba (Ds) e il secondo da Achille Caropreso (Indipendente), approvati rispettivamente all’unanimità e con il voto favorevole di tutti i gruppi ad eccezione dell’astensione di An. L’unanimità sul documento della Massamba è stata possibile dopo una serie di emendamenti proposti in aula e recepiti nel testo prima della votazione finale.
Ad aprire la discussione sono stati gli stessi Massamba e Caropreso, che hanno illustrato i rispettivi Ordini del Giorno, seguiti da Rosa Maria Fino (Società Civile) che ha sottolineato lo stato “di terrore” che caratterizza i momenti immediatamente precedenti alla violenza subita dalle donne, ricordando poi che la maggior parte delle violenze avviene in ambito familiare e che spesso le denunce non portano all’esito sperato: “Ricordo che presso la Prefettura si è costituito un tavolo tecnico su questo tema – ha dichiarato - in cui però non c’è un magistrato donna”. Rosa Maria Fino ha quindi sottolineato l’esigenza di sostenere le associazioni che lavorano nell’ambito dell’aiuto alle vittime di violenza, proponendo infine di regalare la Costituzione agli stranieri e fare corsi di formazione per far conoscere la visione occidentale di modo che “se esco la sera si deve capire che sono libera, non una donna leggera. E’ un discorso che vale per tutti gli uomini, non solo stranieri”.
Mara Masini (Ds) ha ricordato i dati di una ricerca Istat a livello nazionale secondo la quale sono 520mila le donne tra i 14 e i 49 anni hanno subito violenza almeno una volta nel corso della vita e che gli autori sono persone conosciute (amici, datori di lavoro e colleghi di lavoro, fidanzati o ex fidanzati). I luoghi più a rischio, secondo l’indagine citata dalla Masini, sono quelli più familiari. La consigliera dei Ds ha anche ricordato che a Modena dal 1991 al 2006 sono state accolte oltre duemila donne al Centro contro la violenza, di cui 200 ospitate presso appartamenti a disposizione del Centro stesso, e che negli ultimi due anni la percentuale delle donne che hanno richiesto consulenza legale al gruppo “Donne e giustizia” in seguito a violenze fisiche è salito dal 22 al 27% del totale: “In questo quadro – ha concluso – devono essere garantite azioni di sensibilizzazione all’uguaglianza e al rispetto delle persone, ma anche azioni nei confronti delle comunità di stranieri, anche con il contributo della Consulta”.
E’ stata poi la volta dell’assessore alle Pari opportunità Simona Arletti, secondo cui “la violenza non è accettata in nessun modo e in nessuna delle sue sfumature dalla comunità modenese”. L’assessore ha illustrato un quadro in cui “le comunità sono sempre più individualiste”, fattore che favorisce violenze in un contesto di sostanziale indifferenza, ma anche l’evoluzione delle famiglie in cui la donna subisce sempre più spesso violenza e non ha la possibilità di abbandonare l’uomo, se non a rischio della propria incolumità: “Vorrei anche ricordare la morte di qualche giorno fa di una giovane modella che si riteneva in sovrappeso – pesava 46 chili – e si è lasciata morire rifiutando il cibo. Come la definiamo questa, se non violenza psicologica indotta dalla società dell’immagine”? L’assessore ha poi sottolineato che “non si possono ignorare i cambiamenti sociali e la presenza di culture diverse, che solo attraverso un forte e reciproco rispetto possono diventare una ricchezza. C’è quindi la necessità di un forte impegno della politica a sostenere processi che mettano al centro la persona e la sua dignità”, ricordando infine l’appuntamento del 2 dicembre nel corso del quale l’onorevole Ghizzoni presenterà una proposta di legge su questo tema.
Dante Mazzi (Forza Italia) ha dichiarato di non farne una questione di genere, perché “la violenza non ha genere”. Secondo il consigliere di Forza Italia “non serve inasprire le leggi, il punto vero è che in Italia manca la certezza della pena. Chi fa violenza lo fa perché si sente sicuro, non verrà denunciato e comunque non avrà un pena congrua, e comunque poi ci sarà l’indulto. L’emotività – ha aggiunto - ci porta a parlare, ma nei fatti a cosa porta? Su questo tema in Provincia ci sarà un consiglio apposta. Ma ci vorrebbero fatti concreti. L’anno scorso, ad esempio, in questa sala abbiamo parlato del servizio “Poliziotto, un amico in più” all’istituto Corni, bocciato dalla maggioranza. Era un servizio di ascolto, lo stesso che si vorrebbe creare con altri Ordini del Giorno presso altri enti, ed è lo stesso punto d’ascolto che i ragazzini utilizzavano per confidare minacce non troppo velate. Ed era anche un servizio che serviva ad evitare che certe minacce non si trasformassero poi in vera e propria violenza. Chiudendo quell’esperimento, insomma, si toglie un aiuto a chi si sente indifeso”.
Baldo Flori (Modena a Colori) ha dichiarato che “non si dovrebbe parlare di violenza di genere, ma di violenza in genere vista la diffusione della violenza verso molte categorie deboli. Noi non abbiamo firmato l’Ordine del Giorno, non perchè non si condivide la denuncia, ma non si condividono le analisi e le risposte date, in particolare nella seconda parte del documento, in cui c’è reticenza su molti aspetti”. Flori ha respinto l’idea di arrivare a “sezioni giurisdizionali specializzate presso il tribunale”, segnalando inoltre l’assenza del tema del mobbing: “Il tema della violenza in famiglia citato nell’ordine del Giorno – ha aggiunto - è poco compatibile con i valori costituzionali. Noi parliamo di rispetto reciproco. Non dobbiamo pensare che la nostra sia una cultura migliore, ma c’è un limite invalicabile – e quindi esigiamo rispetto di chi viene in Italia – ed è il rispetto della Costituzione, anche in tema di diritti delle donne. Su questo piano le cose vanno dette con chiarezza. L’analisi politica va rovesciata, non siamo noi a dover dare spiegazioni, caso mai è il contrario”.
Fausto Cigni (Ds) ha auspicato che il Consiglio potesse arrivare ad un voto unanime sull’Ordine del Giorno, partendo dal dato oggettivo che “la violenza sessuale è un dramma incancellabile per chi la subisce e per la famiglia” e dal riscontro che a contribuire alla violenza ci sia anche l’azione sistematica dei messaggi dei mass media: “Ci vuole prevenzione innanzitutto. A Modena si chiede il sostegno a chi ha subito questa violenza e quindi, se c’è bisogno, mettiamo delle risorse. L’altra scommessa è l’attenzione alla seconda generazione di immigrati. O facciamo una grande azione culturale e politica coinvolgendoli, o, in caso contrario, i rischi ci sono. Il vero tema è la certezza della pena, che manca. Non tiriamo in ballo il poliziotto a scuola – ha concluso – A Flori, invece, ricordo che su alcuni rilievi si possono fare emendamenti al documento”.
Per Sergio Celloni (Udc) “la violenza viene da una crisi ideologica. Grillini dice che due uomini possono prendere una lesbica, inseminarla e poi adottare il bambino. Rimango allibito da questo concetto di famiglia. Altro esempio: in Belgio si dice che è giusto rispettare i pedofili, perché se il giovane è consenziente è giusto. Quindi non sono forse ipocrisie queste che ci mettiamo nella testa? Se c’è una persona che ti zompa addosso e il poliziotto non può intervenire cosa vuol dire, che limita la tua libertà? Ci vuole un garante della sicurezza”. Olga Vecchi (Forza Italia) ha sottolineato che “non basta dare la colpa al maschilismo. La recrudescenza di violenza ai deboli in casa è dovuta ad un nuovo modo di vivere della società”. Secondo la consigliera di Forza Italia “c’è molto da fare, ci vuole l’impegno della politica, di tutti, perché la violenza di tutti i tipi sia rigettata con controllo del territorio e leggi giuste da rispettare. Non sono d’accordo sul finanziamento agli enti – ha concluso – perché è una grande battaglia di tipo culturale e sociale”.
Teodoro Vetrugno (Ds) ha invitato tutti i consiglieri a concentrare i propri interventi nel merito dei contenuti dell’ordine del Giorno, senza allargare la discussione ad altre tematiche, poiché “il rischio è che non si affronti l’argomento, che è politica, ma anche tema concreto di finanziamenti. E’ una violenza di genere, non ‘in genere’ come dice Flori e su questo il consiglio è chiamato a pronunciarsi. Invito Flori a condividere il percorso e i colleghi a non manifestare voto contrario su questo argomento. Diamo alla città la possibilità di dire che il Consiglio è compatto contro la violenza alle donne”. Vetrugno ha aggiunto di essere d’accordo con Flori “quando dice di invertire il senso di quanto detto nel documento sul fatto che devono essere gli immigrati a adattarsi ai nostri valori, però si devono costruire percorsi di avvicinamento ai nostri valori, una rete di relazione e formazione per dire che sono valori non solo nostri, ma universali. Questo volevamo dire, se siamo d’accordo emendiamo il testo”.
Mauro Manfredini (Lega Nord) ha sottolineato che ”l’Associazione Donne padane si riconosce nell’Ordine del Giorno e ringraziano la consigliera Massamba”, ricordando che nell’Unione Europea la prima causa di morte tra i 16 e i 44 anni è la violenza in famiglia e richiamando una serie di fatti di cronaca che hanno visto protagonisti due tunisini che hanno ucciso le rispettive ex fidanzate: “Spesso – ha precisato - le donne hanno paura di denunciare le violenze. Non c’è una legislazione adeguata. Voglio anche ricordare la violenza alle donne extracomunitarie costrette a indossare vestiti che nascondono la loro femminilità. Ci sono molte associazioni che aiutano – ha concluso - e l’amministrazione deve dare attenzione al lavoro svolto”.
Secondo William Garagnani (Ds) “la pena deve essere esemplare, educativa, con ampia visibilità. Non ci si illuda di risolvere il problema senza usare la mano pesante. Ci vogliono giudici ad hoc attrezzati giuridicamente a lavorare su questo fronte. Esiste anche ignoranza dei maschi e delle femmine sulle reciproche sessualità. Io, come insegnante, ho visto bene il rapporto tra consultori e classi e penso che questo filone di educazione tra scuola e consultori sua molto importante per far scoprire l’altro sesso”.
Secondo Bueno Kindelan Liuberts, Presidente della Consulta dei cittadini stranieri, “la violenza non ha sesso, cultura e religione. Non si può parlare solo di stranieri. Esiste dappertutto. E’ una mancanza anche di valori etici. Il fenomeno negli ultimi anni è aumentato, di uomini verso le donne, dalla violenza in casa fino a ciò che capita in strada, fino allo sfruttamento. Vale per gli stranieri e gli italiani. Anzi, dietro lo sfruttamento di straniere, c’è qualcuno del posto che se ne approfitta e c’è un flusso consistente di interessi economici. Sono d’accordo con Mazzi quando dice che il documento è valido, però bisogna che sia più chiaro - Ha precisato Bueno – Va bene lavorare sulle abitudini di tanti gruppi etnici a Modena, ma anche sugli italiani. Sono anche d’accordo che il tema venga approvato, ma con la possibilità di collaborare insieme, arrivando a un avvicinamento di tutte le culture del territorio verso l’etica di rispetto delle donne e anche delle donne verso gli uomini e delle donne verso i figli”.
L’assessore alle Politiche giovanili Elisa Romagnoli ha letto un appello di alcuni studenti in cui si sottolinea la fase di cambiamento dei rapporti tra uomini e donne, in cui “sembra manifestarsi una larga e violenta reazione contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza è l’emergenza più drammatica. Una forte presenza maschile contro la violenza degli uomini – ha evidenziato – potrebbe assumere un valore simbolico rilevante. Anche convocando nella città manifestazioni, incontri, assemblee per provocare un confronto reale. Chiediamo quindi che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro, una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi”.
Michele Barcaiuolo (An) ha invece dichiarato di non condividere “la richiesta di creare sezioni speciali giurisdizionali per questi tipi di reati, perché si apre un fronte che non è nel nostro ordinamento. Si può usare l’attuale sistema”, sottolineando analoga contrarietà ai finanziamenti alle associazioni: “Molte di queste – ha precisato - hanno per altri tipi di iniziative una posizione ideologica che non posso condividere. Non mi trovano d’accordo queste due parti, che sono la struttura portante”. Il consigliere di An ha anche criticato il passaggio contenuto nell’Ordine del Giorno di Caropreso in cui si cita un magistrato che ammetteva l’impotenza della legge di fronte ad un caso di minacce: “Non la condivido – ha spiegato – perché il nostro codice è ben regolamentato e prevede una serie di sanzioni. Quindi non si può chiedere che venga modificata la legge, chiediamo prima che la legge venga applicata”. Barcaiuolo si è anche espresso contro l’istituzione di sezioni speciali nei tribunali per i reati di tipo sessuale, “altrimenti ci vorrebbe una specializzazione su ogni tipo di reato. Rimane comunque ferma la condanna di ogni tipo di violenza, a cominciare dalla violenza contro le donne”.
Per Enrico Artioli (Margherita) “è importante un messaggio unito da parte del Consiglio. Per me è importante un messaggio politico forte, perché è vero che ci vuole la certezza della pena, ma qui ci vuole un’azione di tipo culturale, perchè con gli argini giuridici non si arriva da nessuna parte. Ci vuole un’azione di valori sul rispetto alla persona”. Artioli ha poi suggerito di emendare il testo lì dove si parla di sezioni speciali, andando invece ad una formulazione che indichi “ una formazione specifica” e ribadendo – in relazione agli immigrati – che “noi gli immigrati li portiamo alla condivisione dei nostri valori, non è affatto una giustificazione”.
In fase di replica Isabella Massamba (Ds) ha sottolineato che “non c’era l’intento di parlare di violenza in generale, ma di violenza di genere, senza dire che le altre forme di violenza sono meno importanti. La violenza è molto diffusa anche a Modena, è una vera e propria guerra dimenticata. Dove c’è la guerra, la violenza di genere viene utilizzata come un’arma. E’ così antica che le donne trovano normale la condizione di donna che subisce la violenza. Bisogna passare alla consapevolezza che non è giusto, passare ad acquisirlo nella coscienza. Una punizione per questi crimini è quasi impossibile, ma non ci si presta nemmeno neanche tanta attenzione ed è in questo contesto che si richiede attenzione. I media, che strumentalizzano fatti di cronaca, oggi possono invece essere utili a aiutare qualcuno per cambiare vita”. La consigliera dei Ds, infine, ha ribadito che il passaggio nel documento relativo agli stranieri “era solo un invito a elaborare e collaborare insieme perché non ci siano pregiudizi, un’azione che permetta di conoscersi e rispettarsi”.
Achille Caropreso (Indipendente), invece, ha di nuovo evidenziato che “l’Italia è un paese di pena incerta, che non è stata applicata dai giudici di Biella e di Como. Quando una donna denuncia un persecutore, la legge permette solo una ramanzina. E’ questa la legge? Un’inutile ramanzina? Questo è il codice penale che alcuni dicono che dovrebbe essere rispettato”?
Dopo una breve sospensione del Consiglio per permettere una serie di emendamenti al testo firmato da Isabella Massamba, si è quindi passati alle dichiarazioni di voto sul documento di Caropreso, a cominciare da Rosa Maria Fino (Società Civile) che ha concordato con Caropreso sull’inadeguatezza “di una ramanzina”, seguita da Fausto Cigni (Ds) che ha invece ricordato che “in questa provincia negli anni ‘80 e ’90 dieci donne sono state ammazzate e non è stato mai trovato un colpevole”. Hanno poi annunciato voto favorevole Baldo Flori (Modena a Colori) e Adolfo Morandi (Forza Italia).
Le dichiarazioni di voto sull’Ordine del Giorno di Massamba, invece, sono state aperte da Mauro Tesauro (Verdi) secondo cui “vanno condannati “i crimini contro le donne, ma senza scordarsi delle deriva che continua a relegare la donna nei soliti triti stereotipi. Anche la taglia 38 è un crimine”. Baldo Flori (Modena a Colori) ha annunciato voto favorevole dichiarando che l’Ordine del Giorno “non dovesse avere per sua natura un percorso privilegiato, poiché è materia ordinaria, non speciale”, seguito da Sergio Rusticali (Sdi) secondo cui “l’accordo unitario coglie le precisazioni emerse nel corso del dibattito e permette di andare all’individuazione di un percorso di un approccio al problema, coinvolgendo la scuola”.
Giovanna Lolli (Ds) si è appellata al voto unanime “che dà valore all’idea che uomini e donne sono impegnati in un processo di civiltà e interpreti di una raccomandazione contro le violenze lontane e vicine alle donne”. Mauro Manfredini (Lega Nord) si è dichiarato soddisfatto della mediazione per l’Ordine del Giorno, mettendo in evidenza che “si dimostra che quando c’è la volontà politica di fare le cose l’accordo si trova sempre”, seguito da Rosa Maria Fino che ha ricordato a Baldo Flori che l’Ordine del Giorno è stato trattato “perché il 25 novembre c’è la giornata in difesa della violenza contro le donne”.
Ad aprire la discussione sono stati gli stessi Massamba e Caropreso, che hanno illustrato i rispettivi Ordini del Giorno, seguiti da Rosa Maria Fino (Società Civile) che ha sottolineato lo stato “di terrore” che caratterizza i momenti immediatamente precedenti alla violenza subita dalle donne, ricordando poi che la maggior parte delle violenze avviene in ambito familiare e che spesso le denunce non portano all’esito sperato: “Ricordo che presso la Prefettura si è costituito un tavolo tecnico su questo tema – ha dichiarato - in cui però non c’è un magistrato donna”. Rosa Maria Fino ha quindi sottolineato l’esigenza di sostenere le associazioni che lavorano nell’ambito dell’aiuto alle vittime di violenza, proponendo infine di regalare la Costituzione agli stranieri e fare corsi di formazione per far conoscere la visione occidentale di modo che “se esco la sera si deve capire che sono libera, non una donna leggera. E’ un discorso che vale per tutti gli uomini, non solo stranieri”.
Mara Masini (Ds) ha ricordato i dati di una ricerca Istat a livello nazionale secondo la quale sono 520mila le donne tra i 14 e i 49 anni hanno subito violenza almeno una volta nel corso della vita e che gli autori sono persone conosciute (amici, datori di lavoro e colleghi di lavoro, fidanzati o ex fidanzati). I luoghi più a rischio, secondo l’indagine citata dalla Masini, sono quelli più familiari. La consigliera dei Ds ha anche ricordato che a Modena dal 1991 al 2006 sono state accolte oltre duemila donne al Centro contro la violenza, di cui 200 ospitate presso appartamenti a disposizione del Centro stesso, e che negli ultimi due anni la percentuale delle donne che hanno richiesto consulenza legale al gruppo “Donne e giustizia” in seguito a violenze fisiche è salito dal 22 al 27% del totale: “In questo quadro – ha concluso – devono essere garantite azioni di sensibilizzazione all’uguaglianza e al rispetto delle persone, ma anche azioni nei confronti delle comunità di stranieri, anche con il contributo della Consulta”.
E’ stata poi la volta dell’assessore alle Pari opportunità Simona Arletti, secondo cui “la violenza non è accettata in nessun modo e in nessuna delle sue sfumature dalla comunità modenese”. L’assessore ha illustrato un quadro in cui “le comunità sono sempre più individualiste”, fattore che favorisce violenze in un contesto di sostanziale indifferenza, ma anche l’evoluzione delle famiglie in cui la donna subisce sempre più spesso violenza e non ha la possibilità di abbandonare l’uomo, se non a rischio della propria incolumità: “Vorrei anche ricordare la morte di qualche giorno fa di una giovane modella che si riteneva in sovrappeso – pesava 46 chili – e si è lasciata morire rifiutando il cibo. Come la definiamo questa, se non violenza psicologica indotta dalla società dell’immagine”? L’assessore ha poi sottolineato che “non si possono ignorare i cambiamenti sociali e la presenza di culture diverse, che solo attraverso un forte e reciproco rispetto possono diventare una ricchezza. C’è quindi la necessità di un forte impegno della politica a sostenere processi che mettano al centro la persona e la sua dignità”, ricordando infine l’appuntamento del 2 dicembre nel corso del quale l’onorevole Ghizzoni presenterà una proposta di legge su questo tema.
Dante Mazzi (Forza Italia) ha dichiarato di non farne una questione di genere, perché “la violenza non ha genere”. Secondo il consigliere di Forza Italia “non serve inasprire le leggi, il punto vero è che in Italia manca la certezza della pena. Chi fa violenza lo fa perché si sente sicuro, non verrà denunciato e comunque non avrà un pena congrua, e comunque poi ci sarà l’indulto. L’emotività – ha aggiunto - ci porta a parlare, ma nei fatti a cosa porta? Su questo tema in Provincia ci sarà un consiglio apposta. Ma ci vorrebbero fatti concreti. L’anno scorso, ad esempio, in questa sala abbiamo parlato del servizio “Poliziotto, un amico in più” all’istituto Corni, bocciato dalla maggioranza. Era un servizio di ascolto, lo stesso che si vorrebbe creare con altri Ordini del Giorno presso altri enti, ed è lo stesso punto d’ascolto che i ragazzini utilizzavano per confidare minacce non troppo velate. Ed era anche un servizio che serviva ad evitare che certe minacce non si trasformassero poi in vera e propria violenza. Chiudendo quell’esperimento, insomma, si toglie un aiuto a chi si sente indifeso”.
Baldo Flori (Modena a Colori) ha dichiarato che “non si dovrebbe parlare di violenza di genere, ma di violenza in genere vista la diffusione della violenza verso molte categorie deboli. Noi non abbiamo firmato l’Ordine del Giorno, non perchè non si condivide la denuncia, ma non si condividono le analisi e le risposte date, in particolare nella seconda parte del documento, in cui c’è reticenza su molti aspetti”. Flori ha respinto l’idea di arrivare a “sezioni giurisdizionali specializzate presso il tribunale”, segnalando inoltre l’assenza del tema del mobbing: “Il tema della violenza in famiglia citato nell’ordine del Giorno – ha aggiunto - è poco compatibile con i valori costituzionali. Noi parliamo di rispetto reciproco. Non dobbiamo pensare che la nostra sia una cultura migliore, ma c’è un limite invalicabile – e quindi esigiamo rispetto di chi viene in Italia – ed è il rispetto della Costituzione, anche in tema di diritti delle donne. Su questo piano le cose vanno dette con chiarezza. L’analisi politica va rovesciata, non siamo noi a dover dare spiegazioni, caso mai è il contrario”.
Fausto Cigni (Ds) ha auspicato che il Consiglio potesse arrivare ad un voto unanime sull’Ordine del Giorno, partendo dal dato oggettivo che “la violenza sessuale è un dramma incancellabile per chi la subisce e per la famiglia” e dal riscontro che a contribuire alla violenza ci sia anche l’azione sistematica dei messaggi dei mass media: “Ci vuole prevenzione innanzitutto. A Modena si chiede il sostegno a chi ha subito questa violenza e quindi, se c’è bisogno, mettiamo delle risorse. L’altra scommessa è l’attenzione alla seconda generazione di immigrati. O facciamo una grande azione culturale e politica coinvolgendoli, o, in caso contrario, i rischi ci sono. Il vero tema è la certezza della pena, che manca. Non tiriamo in ballo il poliziotto a scuola – ha concluso – A Flori, invece, ricordo che su alcuni rilievi si possono fare emendamenti al documento”.
Per Sergio Celloni (Udc) “la violenza viene da una crisi ideologica. Grillini dice che due uomini possono prendere una lesbica, inseminarla e poi adottare il bambino. Rimango allibito da questo concetto di famiglia. Altro esempio: in Belgio si dice che è giusto rispettare i pedofili, perché se il giovane è consenziente è giusto. Quindi non sono forse ipocrisie queste che ci mettiamo nella testa? Se c’è una persona che ti zompa addosso e il poliziotto non può intervenire cosa vuol dire, che limita la tua libertà? Ci vuole un garante della sicurezza”. Olga Vecchi (Forza Italia) ha sottolineato che “non basta dare la colpa al maschilismo. La recrudescenza di violenza ai deboli in casa è dovuta ad un nuovo modo di vivere della società”. Secondo la consigliera di Forza Italia “c’è molto da fare, ci vuole l’impegno della politica, di tutti, perché la violenza di tutti i tipi sia rigettata con controllo del territorio e leggi giuste da rispettare. Non sono d’accordo sul finanziamento agli enti – ha concluso – perché è una grande battaglia di tipo culturale e sociale”.
Teodoro Vetrugno (Ds) ha invitato tutti i consiglieri a concentrare i propri interventi nel merito dei contenuti dell’ordine del Giorno, senza allargare la discussione ad altre tematiche, poiché “il rischio è che non si affronti l’argomento, che è politica, ma anche tema concreto di finanziamenti. E’ una violenza di genere, non ‘in genere’ come dice Flori e su questo il consiglio è chiamato a pronunciarsi. Invito Flori a condividere il percorso e i colleghi a non manifestare voto contrario su questo argomento. Diamo alla città la possibilità di dire che il Consiglio è compatto contro la violenza alle donne”. Vetrugno ha aggiunto di essere d’accordo con Flori “quando dice di invertire il senso di quanto detto nel documento sul fatto che devono essere gli immigrati a adattarsi ai nostri valori, però si devono costruire percorsi di avvicinamento ai nostri valori, una rete di relazione e formazione per dire che sono valori non solo nostri, ma universali. Questo volevamo dire, se siamo d’accordo emendiamo il testo”.
Mauro Manfredini (Lega Nord) ha sottolineato che ”l’Associazione Donne padane si riconosce nell’Ordine del Giorno e ringraziano la consigliera Massamba”, ricordando che nell’Unione Europea la prima causa di morte tra i 16 e i 44 anni è la violenza in famiglia e richiamando una serie di fatti di cronaca che hanno visto protagonisti due tunisini che hanno ucciso le rispettive ex fidanzate: “Spesso – ha precisato - le donne hanno paura di denunciare le violenze. Non c’è una legislazione adeguata. Voglio anche ricordare la violenza alle donne extracomunitarie costrette a indossare vestiti che nascondono la loro femminilità. Ci sono molte associazioni che aiutano – ha concluso - e l’amministrazione deve dare attenzione al lavoro svolto”.
Secondo William Garagnani (Ds) “la pena deve essere esemplare, educativa, con ampia visibilità. Non ci si illuda di risolvere il problema senza usare la mano pesante. Ci vogliono giudici ad hoc attrezzati giuridicamente a lavorare su questo fronte. Esiste anche ignoranza dei maschi e delle femmine sulle reciproche sessualità. Io, come insegnante, ho visto bene il rapporto tra consultori e classi e penso che questo filone di educazione tra scuola e consultori sua molto importante per far scoprire l’altro sesso”.
Secondo Bueno Kindelan Liuberts, Presidente della Consulta dei cittadini stranieri, “la violenza non ha sesso, cultura e religione. Non si può parlare solo di stranieri. Esiste dappertutto. E’ una mancanza anche di valori etici. Il fenomeno negli ultimi anni è aumentato, di uomini verso le donne, dalla violenza in casa fino a ciò che capita in strada, fino allo sfruttamento. Vale per gli stranieri e gli italiani. Anzi, dietro lo sfruttamento di straniere, c’è qualcuno del posto che se ne approfitta e c’è un flusso consistente di interessi economici. Sono d’accordo con Mazzi quando dice che il documento è valido, però bisogna che sia più chiaro - Ha precisato Bueno – Va bene lavorare sulle abitudini di tanti gruppi etnici a Modena, ma anche sugli italiani. Sono anche d’accordo che il tema venga approvato, ma con la possibilità di collaborare insieme, arrivando a un avvicinamento di tutte le culture del territorio verso l’etica di rispetto delle donne e anche delle donne verso gli uomini e delle donne verso i figli”.
L’assessore alle Politiche giovanili Elisa Romagnoli ha letto un appello di alcuni studenti in cui si sottolinea la fase di cambiamento dei rapporti tra uomini e donne, in cui “sembra manifestarsi una larga e violenta reazione contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza è l’emergenza più drammatica. Una forte presenza maschile contro la violenza degli uomini – ha evidenziato – potrebbe assumere un valore simbolico rilevante. Anche convocando nella città manifestazioni, incontri, assemblee per provocare un confronto reale. Chiediamo quindi che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro, una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi”.
Michele Barcaiuolo (An) ha invece dichiarato di non condividere “la richiesta di creare sezioni speciali giurisdizionali per questi tipi di reati, perché si apre un fronte che non è nel nostro ordinamento. Si può usare l’attuale sistema”, sottolineando analoga contrarietà ai finanziamenti alle associazioni: “Molte di queste – ha precisato - hanno per altri tipi di iniziative una posizione ideologica che non posso condividere. Non mi trovano d’accordo queste due parti, che sono la struttura portante”. Il consigliere di An ha anche criticato il passaggio contenuto nell’Ordine del Giorno di Caropreso in cui si cita un magistrato che ammetteva l’impotenza della legge di fronte ad un caso di minacce: “Non la condivido – ha spiegato – perché il nostro codice è ben regolamentato e prevede una serie di sanzioni. Quindi non si può chiedere che venga modificata la legge, chiediamo prima che la legge venga applicata”. Barcaiuolo si è anche espresso contro l’istituzione di sezioni speciali nei tribunali per i reati di tipo sessuale, “altrimenti ci vorrebbe una specializzazione su ogni tipo di reato. Rimane comunque ferma la condanna di ogni tipo di violenza, a cominciare dalla violenza contro le donne”.
Per Enrico Artioli (Margherita) “è importante un messaggio unito da parte del Consiglio. Per me è importante un messaggio politico forte, perché è vero che ci vuole la certezza della pena, ma qui ci vuole un’azione di tipo culturale, perchè con gli argini giuridici non si arriva da nessuna parte. Ci vuole un’azione di valori sul rispetto alla persona”. Artioli ha poi suggerito di emendare il testo lì dove si parla di sezioni speciali, andando invece ad una formulazione che indichi “ una formazione specifica” e ribadendo – in relazione agli immigrati – che “noi gli immigrati li portiamo alla condivisione dei nostri valori, non è affatto una giustificazione”.
In fase di replica Isabella Massamba (Ds) ha sottolineato che “non c’era l’intento di parlare di violenza in generale, ma di violenza di genere, senza dire che le altre forme di violenza sono meno importanti. La violenza è molto diffusa anche a Modena, è una vera e propria guerra dimenticata. Dove c’è la guerra, la violenza di genere viene utilizzata come un’arma. E’ così antica che le donne trovano normale la condizione di donna che subisce la violenza. Bisogna passare alla consapevolezza che non è giusto, passare ad acquisirlo nella coscienza. Una punizione per questi crimini è quasi impossibile, ma non ci si presta nemmeno neanche tanta attenzione ed è in questo contesto che si richiede attenzione. I media, che strumentalizzano fatti di cronaca, oggi possono invece essere utili a aiutare qualcuno per cambiare vita”. La consigliera dei Ds, infine, ha ribadito che il passaggio nel documento relativo agli stranieri “era solo un invito a elaborare e collaborare insieme perché non ci siano pregiudizi, un’azione che permetta di conoscersi e rispettarsi”.
Achille Caropreso (Indipendente), invece, ha di nuovo evidenziato che “l’Italia è un paese di pena incerta, che non è stata applicata dai giudici di Biella e di Como. Quando una donna denuncia un persecutore, la legge permette solo una ramanzina. E’ questa la legge? Un’inutile ramanzina? Questo è il codice penale che alcuni dicono che dovrebbe essere rispettato”?
Dopo una breve sospensione del Consiglio per permettere una serie di emendamenti al testo firmato da Isabella Massamba, si è quindi passati alle dichiarazioni di voto sul documento di Caropreso, a cominciare da Rosa Maria Fino (Società Civile) che ha concordato con Caropreso sull’inadeguatezza “di una ramanzina”, seguita da Fausto Cigni (Ds) che ha invece ricordato che “in questa provincia negli anni ‘80 e ’90 dieci donne sono state ammazzate e non è stato mai trovato un colpevole”. Hanno poi annunciato voto favorevole Baldo Flori (Modena a Colori) e Adolfo Morandi (Forza Italia).
Le dichiarazioni di voto sull’Ordine del Giorno di Massamba, invece, sono state aperte da Mauro Tesauro (Verdi) secondo cui “vanno condannati “i crimini contro le donne, ma senza scordarsi delle deriva che continua a relegare la donna nei soliti triti stereotipi. Anche la taglia 38 è un crimine”. Baldo Flori (Modena a Colori) ha annunciato voto favorevole dichiarando che l’Ordine del Giorno “non dovesse avere per sua natura un percorso privilegiato, poiché è materia ordinaria, non speciale”, seguito da Sergio Rusticali (Sdi) secondo cui “l’accordo unitario coglie le precisazioni emerse nel corso del dibattito e permette di andare all’individuazione di un percorso di un approccio al problema, coinvolgendo la scuola”.
Giovanna Lolli (Ds) si è appellata al voto unanime “che dà valore all’idea che uomini e donne sono impegnati in un processo di civiltà e interpreti di una raccomandazione contro le violenze lontane e vicine alle donne”. Mauro Manfredini (Lega Nord) si è dichiarato soddisfatto della mediazione per l’Ordine del Giorno, mettendo in evidenza che “si dimostra che quando c’è la volontà politica di fare le cose l’accordo si trova sempre”, seguito da Rosa Maria Fino che ha ricordato a Baldo Flori che l’Ordine del Giorno è stato trattato “perché il 25 novembre c’è la giornata in difesa della violenza contro le donne”.
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