Edificata nel 1099, nel corso dei secoli è stata restaurata a più riprese
La Torre Ghirlandina di Modena, di cui sono stati annunciati imminenti lavori di restauro, è stata realizzata in più tempi con la collaborazione sia dell’episcopato che della cittadinanza modenese a partire dal 1099, in concomitanza con la costruzione della cattedrale ed è stata inserita nel Patrimonio Unesco nel 1997 insieme con il Duomo e piazza Grande,
Sorta come torre campanaria del Duomo, proprio per questo motivo ha sempre avuto con la cattedrale uno strettissimo rapporto al punto che, per tanti secoli, l’accesso alla torre era consentito solamente attraverso il Duomo stesso.
Le sopraelevazioni della torre, eseguite durante le diverse fasi costruttive, non avevano certamente giovato alla situazione che, fin dall’inizio, aveva rilevato una preoccupante tendenza delle fondamenta a cedere, soprattutto in direzione del Duomo e, per tale motivo, nel 1169 era stato aggiunto un pilastro di dimensioni maggiori sul lato sud-ovest per controbilanciare il peso, spostando in quell’occasione anche la porta d’acceso.
Alle dimensioni effettive della torre si arrivò solo nel 1319, quando Enrico da Campione portò a compimento la parte ottagonale sormontata da una sfera di rame dorato.
Tra il XV e XVI secolo si susseguono lavori di riparazione e di manutenzione a causa dei danni che la Ghirlandina subisce principalmente dai fulmini che colpiscono la torre (gli episodi più gravi si hanno nel 1344-45 e 1347 con la morte di un torresano), oltre che dagli abusi di truppe straniere di passaggio in città e dall’inevitabile trascorrere del tempo.
Nonostante i ripetuti interventi, la caduta di materiale lapideo continuò a verificarsi negli anni successivi, con richieste di contribuiti e di interventi al Comune di Modena, che acquisì definitivamente la proprietà della torre nel 1809, quando il Demanio comunicò la volontà di cedere gratuitamente la torre al Comune, insieme a tutti gli oneri per le riparazioni occorrenti al fabbricato. Venendo ai giorni nostri, nel 1968 il Comune di Modena elaborò un ulteriore progetto di restauro, dettato dalla necessità di attuare con urgenza un intervento globale e di carattere puramente conservativo, a causa degli agenti atmosferici e dei gas corrosivi degli scarichi e dei camini, che aggredivano il rivestimento esterno, in particolare nelle modanature e nelle sculture, con grave pericolo per l’incolumità dei passanti. Per questo motivo tra il 1973 e il 1973 vennero portati a termine lavori di restauro alle facciate esterne della torre, con le tecniche e le conoscenze allora disponibili.
Le cause del degrado non sono state ovviamente rimosse e a ciò si aggiunge che nel tempo l’inquinamento è notevolmente aumentato e le infiltrazioni d’acqua si sono nuovamente e copiosamente presentate. Di qui, anche in considerazione dei recenti crolli di parti lapidee, il progetto di un restauro complessivo.
Sorta come torre campanaria del Duomo, proprio per questo motivo ha sempre avuto con la cattedrale uno strettissimo rapporto al punto che, per tanti secoli, l’accesso alla torre era consentito solamente attraverso il Duomo stesso.
Le sopraelevazioni della torre, eseguite durante le diverse fasi costruttive, non avevano certamente giovato alla situazione che, fin dall’inizio, aveva rilevato una preoccupante tendenza delle fondamenta a cedere, soprattutto in direzione del Duomo e, per tale motivo, nel 1169 era stato aggiunto un pilastro di dimensioni maggiori sul lato sud-ovest per controbilanciare il peso, spostando in quell’occasione anche la porta d’acceso.
Alle dimensioni effettive della torre si arrivò solo nel 1319, quando Enrico da Campione portò a compimento la parte ottagonale sormontata da una sfera di rame dorato.
Tra il XV e XVI secolo si susseguono lavori di riparazione e di manutenzione a causa dei danni che la Ghirlandina subisce principalmente dai fulmini che colpiscono la torre (gli episodi più gravi si hanno nel 1344-45 e 1347 con la morte di un torresano), oltre che dagli abusi di truppe straniere di passaggio in città e dall’inevitabile trascorrere del tempo.
Nonostante i ripetuti interventi, la caduta di materiale lapideo continuò a verificarsi negli anni successivi, con richieste di contribuiti e di interventi al Comune di Modena, che acquisì definitivamente la proprietà della torre nel 1809, quando il Demanio comunicò la volontà di cedere gratuitamente la torre al Comune, insieme a tutti gli oneri per le riparazioni occorrenti al fabbricato. Venendo ai giorni nostri, nel 1968 il Comune di Modena elaborò un ulteriore progetto di restauro, dettato dalla necessità di attuare con urgenza un intervento globale e di carattere puramente conservativo, a causa degli agenti atmosferici e dei gas corrosivi degli scarichi e dei camini, che aggredivano il rivestimento esterno, in particolare nelle modanature e nelle sculture, con grave pericolo per l’incolumità dei passanti. Per questo motivo tra il 1973 e il 1973 vennero portati a termine lavori di restauro alle facciate esterne della torre, con le tecniche e le conoscenze allora disponibili.
Le cause del degrado non sono state ovviamente rimosse e a ciò si aggiunge che nel tempo l’inquinamento è notevolmente aumentato e le infiltrazioni d’acqua si sono nuovamente e copiosamente presentate. Di qui, anche in considerazione dei recenti crolli di parti lapidee, il progetto di un restauro complessivo.
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