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17/03/2006

COMMERCIO EQUO E SOLIDALE, I PARERI DEI CONSIGLIERI

Il resoconto del dibattito sull'Ordine del Giorno presentato da Massamba N'Siala (Ds)
La proposta di favorire ulteriormente la diffusione di prodotti del commercio equo e solidale in città oltre che di inserire Modena nella rete delle 'Città eque e solidali' ha dato il via ad un lungo dibattito in Consiglio comunale, a cominciare dalla prima firmataria del documento ' Isabella Massamba N'Siala (Ds) ' che ha dichiarato che 'il commercio equo e solidale si promuove non con la carità pelosa mandando aiuti, ma facendo sì che le persone in quei paesi abbiano un reddito assicurato che favorisca anche i diritti. I prodotti sono ottimi e controllati, nel rispetto dell'ambiente e dell'economia dei paesi in causa. C'è un pericolo ' ha avvertito il consigliere - Ricordiamoci che spesso i paesi bisognosi di un sostegno all'economia sono messi in pericolo proprio dagli aiuti. L'invio dei surplus produttivi con fini buonistici, infatti, rischia di distruggere l'economia locale, perché i prodotti inviati fanno crollare il mercato e i piccoli produttori non hanno più possibilità di sostenersi da soli'. Giorgio Prampolini (Ds) ha sottolineato che 'il documento dà il senso delle cose che dovremmo fare come ente locale. Bisogna sviluppare politiche locali che aiutino lo sviluppo dell'agricoltura nei paesi più poveri. Non è così complicato, tanto che il Comune in alcune aree di attività va proprio in questa direzione, ad esempio attraverso l'introduzione delle banane 'eque' nelle scuole, ma non c'è ancora sistematicità. Io propongo a Tesauro di mettere insieme alcune iniziative che possano mettere in condizione il Comune di diventare davvero una città equa e solidale, a partire dall'introduzione di prodotti equi e solidali anche nei distributori automatici in Comune. Suggerisco anche di parlare ai grandi ristoratori modenesi perché mettano nella loro carta alcuni prodotti equi e solidali'. Secondo Alberto Caldana (Margherita) il commercio equo e solidale 'dà forza e speranza alle popolazioni indigene del sud del mondo e permette di preservare le biodiversità. Oggi le multinazionali impongono prodotti standardizzati, spesso anche geneticamente modificati, ma in questo modo si può andare a produzioni con varietà che non rientrano negli standard fissati da poche multinazionali. Quindi c'è una giustizia nel commercio. Il ruolo delle istituzioni locali è fondamentale perchè c'è la possibilità di far crescere una cultura in questo senso. Modena si è impegnata per avere la bottega del commercio equo e solidale in piazza Matteotti, ma ha fatto anche altro. Sottolineo inoltre che c'è la possibilità di inserire altri prodotti acquistati dal Comune: mi pare che dentro l'insieme degli acquisti verdi, cioè di quelli acquisti che per norma le amministrazioni sono tenute a fare, dovrebbero entrare anche quelli del commercio equo e solidale'. E' stata quindi la volta di William Garagnani (Ds) che ha suggerito di organizzare un convegno a Modena sul tema, coinvolgendo anche gli imprenditori interessati. Secondo Garagnani 'potremmo inventare una sorta di marchio-Modena che accomuni i prodotti solidali che vengono dall'America Latina a quelli di Libera della Sicilia'. Per Mauro Tesauro (Verdi) si tratta di un'operazione 'etica e di giustizia, che testimonia anche un indotto in questo paese sempre più importante. E' giusto che anche Modena faccia la propria parte, ma alcune cose sono già state fatte e si continua a farle. Ricordo che nelle mense scolastiche oggi sono inseriti tre prodotti come orzo, cioccolato fondente e miele, ma li aumenteremo, in accordo con il Settore Istruzione'. Tesauro ha ricordato che l'Economato ha inserito tra i criteri premianti l'utilizzo dei prodotti equi, che partirà nei tre direzionali Galaverna e Santi e anche a Palazzo Comunale: 'E' importante iniziare a interessare anche il privato, tanto che sui ristoranti stiamo costruendo una proposta di inserire menù solidali come caffè e frutta in alternativa ad altre proposte. Informo anche che a maggio ci sarà il terzo appuntamento della settimana del Consumo critico, che quest'anno sarà dedicata al commercio equo e solidale, in piazza Matteotti. Rafforzeremo il nostro impegno iscrivendo Modena all'interno della rete equo solidale, con cui siamo in contatto. Quanto agli obiettivi da perseguire in qualità di consigliere incaricato, farò volentieri ciò che viene indicato, purché io ne sia messo in grado'. Secondo Andrea Galli 'l'Ordine del Giorno è ben fatto, ma rimane fermo alle intenzioni e ci sono delle mancanze: quando si dice che molte persone vivono con meno di un dollaro al giorno, si confonde la loro realtà con la nostra. La differenza di potere d'acquisto è molto alta e in alcuni casi un dollaro al giorno consente di vivere'. Galli, che ha annunciato da subito il voto favorevole di Alleanza Nazionale, ha però sottolineato che le cifre in causa sono irrilevanti, poiché il commercio equo e solidale ha un peso irrisorio nel commercio mondiale. Lo sforzo delle amministrazioni pubbliche che viene richiamato è lodevole, ma non serve a nulla. Quello che noi facciamo richiede uno sforzo economico più grande del risultato ottenuto, è una macchina passiva. Ricordo anche alla Massamba che questo tentativo fu fatto anche da noi per portare a nostro consumo in Comune prodotti equo e solidali, ma il caffè e la cioccolata erano imbevibili'. Per Sergio Celloni (Udc) 'Etica e economia possono contribuire contemporaneamente alla stessa causa. Io mi astengo, non perché sono contrario, ma perchè penso che si possa essere anche solidali con certi nostri commercianti, esclusi da certi circuiti. Se vogliamo parlare di etica teniamola aperta a 360 gradi. E' una goccia' Teniamola aperta anche per i nostri commercianti'. Secondo Giancarlo Montorsi (Prc) 'con l'Ordine del Giorno chiediamo alla nostra comunità di organizzarsi e provare a inventare qualcosa che possa almeno mitigare gli effetti devastanti di un mercato che oggi guarda al denaro come unico riferimento e che calpesta i diritti delle persone. Io sono contento che la destra condivida il documento, ma sono sorpreso dell'appunto di Galli che dice che questo è un elemento che in termini economici è irrilevante. Noi puntiamo a farne una cosa che nel tempo non sia più irrilevante. Sono contento che la destra della città sia disponibile a votare un documento che contrasta la deriva del mercato neoliberista e ci proponga di intervenire a sanzionare i comportamenti pesanti che le multinazionali hanno nei confronti dei lavoratori, sono contento che la destra chieda che il Consiglio vada in questa direzione. Noi come Prc provammo a chiedere un intervento sull'atteggiamento antisindacale della Coca Cola nei paesi sudamericani e fummo attaccati. Io vi chiedo di essere coerenti. Se siete disponibili, io sono altrettanto disponibile a sedere con voi a fare un Ordine del Giorno che inserisca elementi etici e che facciano sì che domani riusciremo ad avere una prassi di acquisto di prodotti o anche servizi che penalizzino chi ha comportamenti non etici'. Giuseppe Campana (Ds) ha aggiunto che sarebbe meglio 'mettere l'accento sull'espressione equo, togliendo il riferimento alla solidarietà, che in questo momento può far fuorviare rispetto al tema dell'elemosina. Conta l'equità delle relazioni. Sono d'accordo per la valorizzazione del commercio equo e solidale, però intesa come strategia temporanea in vista di pari dignità tra stati'. Secondo Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) 'l'intervento sconclusionato di Montorsi e quello più lucido di Campana pongono un problema: sono d'accordo con Campana sulla sottolineatura di scindere i due aggettivi. E' evidente che se restiamo al solidale, non si esce dalla comune accezione, che presuppone che l'Occidente per responsabilità morale e umana si sente di sostenere solidarmente i più deboli. E' una visione che deriva dalla dottrina cattolica. Campana la rifiuta sul piano politico, perché non è solo questo di cui ci si deve occupare. Per questo ci sono le organizzazioni religiose, laiche e le associazioni. Il problema è il commercio equo e qui la discussione non può essere semplice. Chi parla di disequità nelle relazioni internazionali dimentica che dalla fine della seconda guerra mondiale le nazioni hanno lavorato al meglio per dotarsi di strumenti per ovviare a questa presunta disequità. Però rimane un dato, che vale per il commercio e per tutte le attività dell'uomo, cioè di concepire una finalità etica per la propria vita, di lasciare il mondo un po' meglio di quanto lo abbiamo provato, citando Baden Powell. In quest'ottica non si può prescindere da provare a aumentare le possibilità di sviluppo. Non è il mercato in quanto tale che è devastante. Mi asterrò su questo documento, ma sono preoccupato perché ci si arriva con superficialità'. In fase di replica la Massamba ha detto che 'in teoria il commercio equo e solidale non dovrebbe neanche esistere. Ma chi va a delocalizzare all'estero perché lo fa' Celloni dice di guardare anche da noi: nel nordest in Italia c'è il tracollo del tessile perché gli imprenditori vanno a investire all'est per sfruttare la manodopera a basso prezzo impunemente. Anche il fatto stesso di non esportare il surplus produttivo è difficile, perchè su questo si basa la possibilità di tenere i prezzi alti. Chiediamoci: equo e solidale per chi' Se fosse impedito lo sfruttamento delle persone, non si potrebbe esportare la produzione. Noi abbiamo il potere decisionale di boicottare i produttori. Io non parlo solo di prodotti alimentari. Se sapete che comprando un prodotto contribuite allo sfruttamento di una persona, perché farlo' Invito tutti i modenesi, ogni volta che comperano un prodotto, a leggere un etichetta e capire se il percorso è stato eticamente giusto. Forse dovranno rinunciare a qualcosa, forse al Nescafè. Invito la giunta a diffondere questa conoscenza, perché sia un inizio di un modo di vivere differente verso una società migliore'.

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