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20/07/2006

CODICE DI COMPORTAMENTO PEEP, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi dei consiglieri sulla delibera che elenca le regole per le imprese
Il tema dell’impossidenza, cioè la mancanza di proprietà immobiliari intesa come requisito base per avere diritto ad un alloggio Peep, è stato al centro del dibattito per l’approvazione del codice comportamentale di modifica dello schema di convenzione per la concessione del diritto di superficie su aree Peep.
Per Achille Caropreso (Indipedente) la priorità è quella di dare risposta immediata alla richiesta di alloggi, ma andrebbe modificato il criterio relativo ad eventuali proprietà immobiliari di chi fa richiesta di alloggio Peep: “Esiste la possibilità di fare accertamenti catastali per ogni provincia d’Italia – ha spiegato - ma non esiste ancora un sistema che con una sola interrogazione da una sola banca dati permetta di sapere se una persona abbia un immobile di proprietà indipendentemente dalla provincia. Credo perciò che la cosa meriti un approfondimento, per inserire un deterrente a certe astuzie. Potrebbe ad esempio essere introdotto un accertamento catastale sul comune di nascita d’origine di chi richiede un alloggio Peep, non credo che comporti un aggravio così consistente”. Baldo Flori (Modena a Colori) ha definito il protocollo “un passo avanti significativo” per uscire da una situazione da “Far west”, anche se “c’è ancora molto da fare”. Il consigliere ha auspicato che la convenzione sia “coerente fino in fondo e che non finisca per coprire situazioni di ingiustizia”, sottolineando la propria perplessità sulla “rigidità e la chiusura a livello tecnico e politico sulle proposte emerse a più voci in commissione sulla possibilità di accedere alle graduatorie con priorità anche possedendo appartamenti o alloggi in altre parti d’Italia. C’era chi proponeva un diverso punteggio in graduatoria e chi chiedeva una dichiarazione di assunzione di responsabilità. Le proposte tengono conto delle difficoltà tecniche, ma allo stesso tempo si proponevano di affrontare il tema sul piano del principio. L’assessore si arrampica sugli specchi, difendendo l’indifendibile”. Flori ha poi ricordato che i limiti degli accertamenti fiscali intesi come filtro per le assegnazioni “hanno trovato soluzioni pragmatiche diverse rispetto al meccanismo fiscale che non è perfetto. Non crediamo neanche alla difficoltà legata all’alto numero delle pratiche, che sono 7000, ma quelle sui cui fare le verifiche sono solo quelle delle assegnazioni effettive, cioè circa 2000. Non è neanche vero che il meccanismo ha come obiettivo solo quello di evitare la speculazione, perchè questa non c’è se si ha un appartamento fuori dalla propria residenza e in questa residenza c’è una situazione di bisogno. Per noi, in ogni caso, va privilegiata parte più debole, cioè chi non ha un appartamento”.
Sitta ha replicato assicurando a Caropreso che l’amministrazione sta mettendo il massimo impegno per accelerare i tempi di realizzazione degli alloggi, tanto che alcuni cantieri sono già aperti. Sul tema dell’impossidenza, inoltre, Sitta ha risposto a Flori che “non ci si arrampica sugli specchi, si cerca di governare sulle situazioni date. Si può anche raccontare e poi non fare, ma non è il modo che gradisco. Controllare i 2050 rogiti per verificare l’impossidenza è una cosa che noi non saremo in grado di gestire. Non ci sono le condizioni strutturali per poterlo fare e a questo si aggiunge che in Italia ci sono 5 milioni di alloggi non accatastati, cioè che non risultano. E’ una percentuale significativa che renderebbe problematico un accertamento serio e garantista”. Sitta ha aggiunto di non voler “trincerarsi dietro a questi problemi”, spiegando che il tema è più complesso: “Innanzitutto le imprese esecutrici hanno avuto assegnati i lotti sulla base del bando a cui hanno partecipato che – in origine - non prevedeva la sussistenza del criterio di impossidenza. Il mio obiettivo è di portare le imprese alla firma su questi temi, anche se loro non sono obbligate ad accettare. La motivazione per cui nel cosiddetto bandone non si è definito questo aspetto è che in sede di bando si è chiesto alle imprese un impegno forte su un altro tema, cioè l’impegno a cedere il 30% degli alloggi all’affitto, una grande svolta rivoluzionaria che solo Modena ha fatto. A fronte di questo obbligo si è consentito alle imprese di avere maglie più larghe su altri temi, su cui però stiamo cercando di recuperare, aggiungendo un elemento di garanzia ai cittadini rispetto a chi è possidente”.
Sitta ha anche ribadito che il criterio di impossidenza garantisce che non si vada a speculazioni, aggiungendo che è la stessa legge regionale a prevedere la norma in questione: “Sottolineo però che se una persona vive e lavora a Modena e gli è capitato nella vita di avere un’altra casa in un’altra regione, il fatto di ambire ad una casa a Modena non è speculativo, perché c’è una situazione di effettivo bisogno”.
In fase di dichiarazione di voto Mauro Manfredini (Lega Nord) ha confermato alcune perplessità, ribadendo che sarebbe necessaria l’impossidenza almeno nella provincia di Modena, seguito da Achille Caropreso (Indipendente) che ha annunciato voto favorevole.
Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) ha criticato l’assenza di controlli in passato da parte del Comune di Modena sulle eventuali speculazioni: ”Ci si arrampica sugli specchi sul discorso del non possesso, perché una persona un domani potrebbe avere 50 appartamenti, però è immorale. Cito un caso: in un comune vicino a Modena una signora assistita dal comune ha perso l’assistenza quando è risultato che ha un appartamento a San Giorgio al Cremano. Queste sono le forzature, che non sono nostre, le fa l’amministrazione che si difende in modo arroccato. Si rifiutano proposte come quella di stabilire criteri più corrispondenti alla realtà”.
Michele Andreana (Ds) si è detto dispiaciuto che “su un provvedimento così atteso non ci sia unanimità. Questo comporterà 2050 alloggi nuovi in città, toglierà rendita alle speculazioni e darà risposta a molte famiglie. Il tema dell’impossidenza merita attenzione e per questo è stato posto e non è sottovalutato. Noi votiamo a favore senza perplessità, convinti che serva ai cittadini e alla città di Modena”.
Sergio Rusticali (Sdi) ha ricordato l’importanza dell’accordo con le imprese sulla destinazione ad affitto del 30% degli alloggi, sottolineando che “l’immissione di alloggi in parte in affitto e in parte in proprietà è un elemento che contribuisce a dare risposta alla domanda di alloggi che cittadini sollecitano”, mentre Rosa Maria Fino (Società Civile) ha ribadito l’esigenza di “non focalizzare l’attenzione sui meridionali che vengono a Modena e lasciano gli appartamenti al sud. Ci sono molte persone che vengono da appena fuori Modena che hanno investito in immobili e che nello stesso modo potrebbero entrare nel Peep”. Infine, Sergio Celloni (Udc) ha giudicato positiva la convenzione, evidenziando che, nonostante l’alta domanda di alloggi, “a Modena ci sono molti appartamenti vuoti e proprietà che rimangono inutilizzate”.

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