“L’Anci e con essa il Comune di Modena condivide in linea di principio i contenuti del Documento di Programmazione Economico Finanziaria per gli anni 2007-2011, soprattutto laddove si afferma la necessità per la politica economica generale, di agire sul fronte dello sviluppo, del risanamento e dell’equità. Una maggiore equità è infatti condizione indispensabile al processo di risanamento finanziario e di rilancio della crescita, alla quale i Comuni parteciperanno in uno spirito di fattiva collaborazione. <br />Al riguardo, si prende atto in maniera positiva, come il Documento di Programmazione Economico Finanziaria, presentato il 7 luglio 2006, si fondi sulla necessità della trasparenza dei conti pubblici, che dovrà essere il punto di partenza per porre le basi di qualsiasi confronto istituzionale tra lo Stato e le Amministrazioni Locali. <br />In questo senso, dovrà essere completato il quadro di riferimento economico relativo ai singoli comparti. Ciò per poter valutare il peso del ‘comparto Comuni’ rispetto a tutte le altre amministrazioni, sia statali che regionali e provinciali”. <br />Lo ha dichiarato nel corso del Consiglio comunale il sindaco di Modena Giorgio Pighi, rispondendo ad un’interrogazione con cui Baldo Flori (Modena a Colori) chiedeva quali valutazioni e quali iniziative intendesse assumere la Giunta comunale in merito agli indirizzi del Dpef presentato dal Governo. <br />Flori ha rinunciato ad illustrare l’interrogazione e anche alla replica finale, spiegando al sindaco che “abbiamo deciso di non illustrare i nostri documenti e nemmeno di replicare perché abbiamo lamentato che nel sito del Comune compare normalmente solo l’intervento dell’assessore che risponde. Non è dato conto dell’illustrazione né delle considerazioni finali. Questo è un dato non di disfunzione organizzativa, ma di scelta politica. Se non è così, ci dovrà essere chiarito. In questo modo l’amministrazione può fare ampio uso del tempo libero che le rimane, in modo che possa andare fuori la voce del padrone e non quella dell’intero consiglio comunale”. Il consigliere, rispondendo al presidente del Consiglio Ennio Cottafavi che aveva sottolineato che la questione posta da Flori era allo studio, ha chiesto “cosa c’è da studiare su un problema proposto tre sedute fa e sul quale non si è ancora fatto niente. Bisogna garantire spazio al problema delle interrogazioni, Ordini del Giorno e interpellanze. Sono problemi di carattere tecnico? Di carattere temporale? Economico? C’è da decidere la catena di comando? Questo è il problema di merito”. <br />Il documento che Flori ha rinunciato ad illustrare in aula partiva dalla considerazione dello stesso Flori rispetto al fatto che il Dpef, presentato a luglio, “fa riferimento esplicito alla necessità di effettuare tagli alla spesa pubblica, in particolare in alcuni comparti di forte impatto sociale e politico, come la spesa sanitaria, le pensioni, il pubblico impiego e gli Enti locali, insieme alla indicazione di misure di prelievo fiscale. Mentre è stato ampiamente pubblicizzato il parere che le parti sociali ed anche diverse forze politiche hanno già espresso, non sono ancora note le valutazioni dell’insieme degli Enti locali che pure hanno un ruolo significativo e determinante nell’ambito del welfare ma più in generale sulle politiche dello sviluppo e della qualità della vita”. <br />Nell’interrogazione, perciò, Flori chiedeva quali fossero “le valutazioni della Giunta comunale di Modena in merito ad indirizzi generali ed a scelte che se confermate,finiscono per incidere pesantemente sulle condizioni di vita dei cittadini, come i tagli alla spesa sanitaria ed alla spesa previdenziale oltre evidentemente ad un maggior prelievo fiscale”. Inoltre, il consigliere di Modena a Colori chiedeva “quali effetti negativi secondo la Giunta si possono ripercuotere sul prossimo bilancio del Comune, in materia di spesa corrente e di investimenti, a causa della preannunciata riduzione dei trasferimenti dello Stato” e “quale giudizio la Giunta esprime sul ventilato ‘esubero’ proprio di figure professionali (i docenti e i tutori delle forze dell’ordine) il cui rafforzamento è stato invece richiesto con ordini del giorno del nostro Consiglio comunale , in relazione a settori fondamentali come la formazione e la tutela della sicurezza”. Infine, chiedeva di sapere “se la Giunta comunale intende rimanere passiva rispetto a questi indirizzi oppure se non ritenga viceversa opportuno prendere posizione con un dibattito in Consiglio comunale in modo da incidere anticipatamente sulle scelte che verranno formalizzate nella prossima Finanziaria superando anche l’attuale situazione di attesa e di stallo degli Organi rappresentativi regionali e nazionali delle Autonomie locali”. <br />Il sindaco di Modena, rispondendo a Flori, ha ricordato che “La grave situazione di stallo della finanza pubblica nazionale si è ripercossa inevitabilmente sui Comuni, ed ha determinato sia la riduzione dei trasferimenti da parte del Governo centrale (dall’anno 2005 al 2006 la riduzione è stata di circa 73 milioni di euro), sia l’introduzione di vincoli nella gestione delle entrate e delle spese, che hanno comportato la necessità di rivedere le scelte e le modalità di fornitura dei servizi e non solo. Infatti, in questi ultimi anni, i Comuni hanno dimostrato la loro attiva partecipazione al contenimento della spesa pubblica, attuando diversi tipi di manovre tese al contenimento dei costi, alla riorganizzazione dei servizi, al miglioramento delle condizioni degli acquisti, al recupero dell’evasione fiscale, alla ricontrattazione ed ottimizzazione del debito. Tutte manovre intraprese per compensare in qualche modo la drastica riduzione dei trasferimenti erariali senza però intaccare in maniera significativa, la pressione tributaria di spettanza comunale. Basti solo pensare che negli ultimi quattro anni, l’aliquota ordinaria media per l’Ici dei capoluoghi di Provincia è aumentata dello 0,4 per mille mentre quella sulla prima casa è rimasta sostanzialmente invariata”. <br />Pighi ha poi proseguito analizzando le variabili del Patto di stabilità interno, dell’autonomia finanziaria, del federalismo fiscale e della fiscalità locale. In particolare, rispetto al primo tema, il sindaco ha dichiarato che “il Patto di stabilità interno ha costituito una delle modalità di coinvolgimento degli enti locali al risanamento dei conti pubblici, almeno fino al 2004. Poi il centro destra ha introdotto i divieti e i tetti a quasi tutte le spese. In pratica è sparito il Patto. Il Dpef – ha aggiunto - fornisce una valutazione generale sullo strumento del patto di stabilità interno, evidenziando come la sua applicazione “non ha finora raggiunto gli esiti sperati”. Sulla base di tale valutazione viene evidenziata l’esigenza di riformare tale strumento secondo alcune linee di intervento che vanno dall’abbandono del metodo dei tetti su specifiche categorie di spesa e introduzione di vincoli per il saldo di bilancio, condiviso da Anci, e la dinamica del debito alla costruzione di percorsi di rientro dal disavanzo praticabili da ciascuna amministrazione. E’ comunque evidente che occorre modificare le regole previste dalla finanziaria 2006 e incentrate su tre tetti di spesa , compresi gli investimenti, e uguali per tutti. Tale sistema è iniquo, burocratico e non migliora l’efficienza”. <br />Secondo Pighi sembra opportuno escludere le spese in conto capitale del Patto, in particolare quelle finanziate con entrate derivanti da operazioni dirette al recupero dell’evasione fiscale, oneri di urbanizzazione, avanzo di amministrazione, proventi derivanti da alienazioni di partecipazioni azionarie e di imprese municipalizzate e da dismissioni di beni immobili, mobili, erogazioni a titolo gratuito e liberalità, ma anche quelle effettuate per conto dello Stato e quelle imputabili a interventi co-finanziati”. <br />Il sindaco ha poi spiegato che “il ritorno ai saldi dovrà comportare il pieno riconoscimento dell’autonomia finanziaria dei Comuni, in particolare sul versante delle entrate. Pertanto sarà necessario provvedere allo sblocco dell’autonomia finanziaria dei Comuni e quindi allo sblocco delle addizionali. In proposito si ritiene non più procrastinabile lo sblocco dell’addizionale comunale all’Ire (già Irpef), che vige dall’anno 2003. Noi – ha aggiunto - non ci aspettiamo tagli ai trasferimenti di Tremontiana memoria (il 3% secco), ma obiettivi di miglioramento dei saldi entrate/uscite, rispetto al 2006, che siano negoziati, sostenibili, differenziati per comparti, con incentivi per gli enti virtuosi”. <br />Pighi ha quindi auspicato il completamento del federalismo fiscale “in un quadro di coerenza fra decentramento di funzioni e responsabilità finanziaria. Congiuntamente però, bisogna dar vita ad un sistema di finanziamento dei soggetti territoriali che, superato in modo definitivo il meccanismo dei trasferimenti annuali da parte dello Stato, si caratterizzi per l’ampliamento della loro capacità finanziaria, sottraendo alla discrezionalità dello Stato quote consistenti del gettito tributario e attivando il meccanismo della compartecipazione dinamica ai grandi tributi erariali oltre che la possibilità di azionare autonomamente la leva fiscale”. Secondo il sindaco di Modena, infatti, “è necessario garantire ai Comuni, indipendentemente dalla capacità fiscale dei loro abitanti e territori, una provvista di risorse sufficiente al finanziamento ‘integrale’ delle funzioni loro attribuite, attraverso un fondo perequativo”. <br />Pighi ha poi sottolineato che “i Comuni, finora, non hanno ottenuto alcun beneficio diretto dallo sviluppo economico del territorio, essendo le loro principali basi imponibili di tipo patrimoniale (Ici). L’unico ambito di elasticità ‘naturale’ del gettito è attualmente individuabile nella debole dinamica dell’aggiornamento annuale delle basi di riferimento Irpef, ai fini del calcolo di quanto effettivamente introitabile a titolo di addizionale. E’ necessario quindi assegnare ai Comuni elementi di basi imponibili dinamiche nel tempo, in modo da renderli pienamente partecipi e incentivati all’obiettivo dello sviluppo economico. A tal fine andrebbe previsto un meccanismo di compartecipazione tributaria dinamico di tipo competitivo che segua l’andamento del gettito locale”. Secondo il sindaco di Modena è poi necessario “unificare in capo ai Comuni la completa fiscalità immobiliare e, più in particolare la gestione delle funzioni catastali e l’assegnazione dell’imposta di registro sulla compravendita immobiliare, prevedendo in questa ultima ipotesi, un fondo di perequazione a favore dei Comuni più piccoli”. <br />Infine, Pighi ha ricordato il credito di imposta di oltre 4 milioni di euro non ancora rimborsato, sottolineando anche che “i comuni continuano a svolgere il ruolo di supplenza (e di spesa) per conto di funzioni non solo comunali come l’edilizia scolastica, servizi di integrazione scolastica, funzioni nel campo della giustizia e altre voci”, ma anche che “sta crescendo la dipendenza della spesa da entrate una-tantum (come gli oneri di urbanizzazione) sempre più utilizzate per compensare i minori trasferimenti. Faremo la nostra parte e selezioneremo le priorità – ha concluso - non arretreremo nel campo sociale e garantiremo equità, convinti come siamo che questo governo favorirà crescita e sviluppo con effetti benefici anche nella nostra realtà locale”. <br />
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