Il cartoncino, in distribuzione gratuita, ripercorre il ritrovamento dell'ara romana
E’ dedicato all’ara di Vetilia, il monumento funerario del I secolo d.C. ritrovato nel settembre scorso durante scavi in via Emilia est e ora conservato al Lapidario romano, il calendario 2008 del Museo civico archeologico etnologico di Modena.
Realizzato in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna e l’associazione Amici dei musei e dei monumenti modenesi, il calendario è in distribuzione gratuita, fino ad esaurimento, alla reception del Palazzo dei Musei, in viale Vittorio Veneto.
L’ara – 4 metri di altezza, 25 tonnellate di peso – è stata costruita con più blocchi di pietra calcarea sovrapposti ed è emersa a poco più di un metro e mezzo dal piano di campagna, mentre il basamento si trovava a circa 5 metri e mezzo di profondità
L’iscrizione, incorniciata da un elegante motivo vegetale, svela le relazioni che intercorrono fra la liberta di origine greca Vetilia, che fa erigere l’ara, e le persone a lei più care: il figlio Lucio Valerio Costante e il “carissimo” marito Lucio Valerio Costante. L’omonimia fra i due personaggi si spiega attraverso le norme che regolavano i rapporti fra patroni e liberti: il liberto, infatti, assumeva l’onomastica del suo patrono in segno di riconoscenza. Vetilia ha un figlio, anch’esso schiavo, al quale garantisce lo status di uomo libero attraverso l’affrancamento da parte del marito Lucio Valerio Costante. Entrambi i personaggi rivestivano cariche prestigiose: Lucio Valerio Costante era un decurione di Mutina, ossia un membro del consiglio o senato municipale, costituito da ex magistrati o cittadini ricchi o influenti, mentre il figlio di Vetilia ricopriva l’altrettanto prestigiosa carica di “apollinare e augustale”, che identificava le figure preposte al culto dell’imperatore in ambito municipale.
Realizzato in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna e l’associazione Amici dei musei e dei monumenti modenesi, il calendario è in distribuzione gratuita, fino ad esaurimento, alla reception del Palazzo dei Musei, in viale Vittorio Veneto.
L’ara – 4 metri di altezza, 25 tonnellate di peso – è stata costruita con più blocchi di pietra calcarea sovrapposti ed è emersa a poco più di un metro e mezzo dal piano di campagna, mentre il basamento si trovava a circa 5 metri e mezzo di profondità
L’iscrizione, incorniciata da un elegante motivo vegetale, svela le relazioni che intercorrono fra la liberta di origine greca Vetilia, che fa erigere l’ara, e le persone a lei più care: il figlio Lucio Valerio Costante e il “carissimo” marito Lucio Valerio Costante. L’omonimia fra i due personaggi si spiega attraverso le norme che regolavano i rapporti fra patroni e liberti: il liberto, infatti, assumeva l’onomastica del suo patrono in segno di riconoscenza. Vetilia ha un figlio, anch’esso schiavo, al quale garantisce lo status di uomo libero attraverso l’affrancamento da parte del marito Lucio Valerio Costante. Entrambi i personaggi rivestivano cariche prestigiose: Lucio Valerio Costante era un decurione di Mutina, ossia un membro del consiglio o senato municipale, costituito da ex magistrati o cittadini ricchi o influenti, mentre il figlio di Vetilia ricopriva l’altrettanto prestigiosa carica di “apollinare e augustale”, che identificava le figure preposte al culto dell’imperatore in ambito municipale.
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