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21/12/2007

L'IMPEGNO DI MODENA PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Approvato dal Consiglio comunale un ordine del giorno per esprimere cordoglio alle famiglie degli operai Thyssenkrupp e promuovere la cultura della sicurezza

Il Consiglio comunale di Modena ha espresso, con un ordine del giorno approvato a maggioranza, “il proprio cordoglio e la propria vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti nel drammatico incidente di Torino”. La mozione, firmata dai consiglieri Andreana (Pd), Rusticali (Sdi), Fino (Società civile), Artioli (Pd), Manfredini (Lega nord), Prampolini (Sd), Caropreso (indipendente), Tesauro (Verdi), Colombo (Prc), è stata poi emendata su proposta di Flori (Modena a colori).
Con il documento approvato, il Consiglio auspica “che simili tragedie non accadano più e che nel nostro Paese i lavoratori possano lavorare senza rischiare la propria vita e con gli stessi standard di sicurezza di altri paesi avanzati” e invita “il Governo a proseguire nell’azione intrapresa e ad adottare quanto prima le necessarie misure legislative annunciate, a rafforzare i controlli e le attività ispettive, a favorire lo sviluppo di tavoli concertativi tra le parti sociali”. Inoltre, con l’obiettivo di promuovere azioni concrete a tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro chiede ai soggetti firmatari del recente Protocollo d’intesa in materia di sicurezza sul lavoro di “darne piena e concreta applicazione” e “quantificare le carenze di organico degli ispettori del lavoro della Provincia di Modena per rivendicare un potenziamento degli organi di controllo a tutti i livelli”. Il Consiglio si impegna inoltre “a far crescere la cultura della sicurezza, sollecitando analisi più complete della realtà modenese, in modo che accanto ai primati positivi si mettano in luce le preoccupazioni degli alti costi sociali che si pagano, a fronte dello sviluppo economico, anche in una realtà forte come quella modenese”. Invita infine “gli organi di informazione, della scuola e della cultura ad attivare forum tematici e attività di formazione sul lavoro e la sicurezza, perché si dia più spazio all’informazione su questi temi e si educhino i giovani a una nuova cultura del lavoro”.
Il Consiglio si è espresso all’unanimità sull’emendamento integrativo proposto da Baldo Flori e ha invece respinto un emendamento proposto da Ivo Esposito di Forza Italia, con il voto contrario della maggioranza e del consigliere indipendente, l’astensione di Modena a colori e il voto favorevole degli altri gruppi di minoranza. A favore della mozione hanno votato i gruppi di maggioranza, il gruppo indipendente, la Lega e Modena a colori, si è astenuta An e hanno votato contro i consiglieri di Forza Italia.
Michele Andreana, del Pd, ha presentato la mozione ricordando l’importanza di “rispettare le leggi, fare i controlli, fare prevenzione e promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro, con un concorso di forze di tutta la società, a fronte dei gravissimi fatti di questi giorni sia a Torino sia nel nostro territorio. Vorremmo testimoniare con questo ordine del giorno l’attenzione e l’impegno dell’Amministrazione comunale su questo importantissimo tema”.
Davide Torrini dell’Udc ha ricordato che “sui dati statistici, poiché i morti sul lavoro in Italia sono numerosissimi, l’episodio drammatico di Torino conterà poco, ma ha richiamato l’attenzione su una strage altrimenti molto silenziosa. Credo che la sicurezza sul lavoro sia un tema sul quale non si può mai abbassare la guardia. Si deve fare un bilancio sul decreto legislativo 626, che è una normativa molto responsabilizzante per gli imprenditori, per i lavoratori e per i responsabili per la prevenzione e la sicurezza individuati nelle aziende. I 6 morti della Thyssenkrupp servono a farci ricordare le altre centinaia di morti e credo che il tema cruciale ora siano i controlli”.
Baldo Flori di Modena a colori ha sottolineato: “ci sono parole d’ordine sulle quali ci interroghiamo da anni ma senza riuscire a fare passi avanti concreti. Le cose non si cambiano da un giorno all’altro. Non manca il quadro normativo, ma probabilmente la coscienza in chi questi vincoli deve far rispettare. Credo allora che il nostro documento dovrebbe con più coraggio sottolineare che questo è un tema chiave della qualità della vita. Dobbiamo mettere in luce il prezzo che anche da noi si paga in termini di infortuni sul lavoro. Se ci sono 12 ispettori del lavoro quando ne servono 120 bisogna fare una battaglia per questo. Dobbiamo quantificare gli strumenti necessari per intervenire”.
Sergio Rusticali dello Sdi ha aggiunto: “mi unisco a chi ha rimarcato l’inaccettabilità di queste tragedie. Non sono sufficienti, anche se positive, le prese di posizione su questa vicenda del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio e anche del Papa. È una tragedia inaccettabile, ma purtroppo costante nel nostro paese, con le cosiddette morti bianche e le invalidità sul lavoro. La legge 626 non è stata sufficiente, bisogna capire se viene applicata in termini burocratici o viene invece vissuta tra le parti che la devono gestire. Ci sono anche delle responsabilità, perché investire sulla sicurezza è un investimento non così brillante per le imprese. Il presidente della Camera ha evidenziato l’importanza di individuare responsabilità e strumenti d’azione. E, nonostante sforzi e protocolli d’intesa, i controlli sono troppo pochi. Mancano gli organici agli enti preposti e anche ieri c’è stata un’altra tragedia a Vignola”.
Secondo Achille Caropreso, indipendente: “la semplicità di questo documento, che non lascia spazio a strumentalizzazioni, è la base di questo vivace dibattito. Forse 12 ispettori del lavoro sono pochi, ma anche gli agenti della Polizia municipale svolgono una rigorosa e importante attività di controllo sui lavori edili. Spendere per la sicurezza ad un’azienda costa, tanto più per uno stabilimento che deve essere chiuso. Da qui gli estintori scarichi o forse riutilizzati e una serie di leggerezze che hanno portato alla tragedia. Spero che la giustizia faccia il suo corso, ma nutro molti dubbi”.
Il consigliere di Forza Italia Ivo Esposito ha esordito citando l’articolo 1 della Costituzione e ricordando che “invece purtroppo in Italia il lavoro non è né sicuro né garantito. Accanto alla normativa della 626, che molti hanno ricordato, manca la creazione di una cultura della sicurezza. Chi investe in sicurezza deve essere premiato. La 626, per esempio, per molti settori prevede la sicurezza nella sede giuridica del lavoro, e non nel luogo effettivo di esercizio del lavoro. Significa che la 626 non vale per un camionista, non impone di controllare il funzionamento dei freni o dei pneumatici o degli airbag. E questo deve valere anche per le malattie professionali, facendo un discorso serio che si rivolga a tutto il Parlamento. Non è solo una spesa, se si guarda a quanto spende l’Inail per l’infortunistica. Nel tempo si tratta di un investimento che porterebbe a un guadagno economico e di competitività”.
Mauro Manfredini della Lega nord ha auspicato la creazione “di un fondo per le famiglie delle vittime di infortuni sul lavoro, in particolare per chi svolge lavori a rischio, in modo che alle famiglie non venga a mancare il sostentamento. Circa 20 giorni fa quello della ballerina è stato definito mestiere usurante e quello del poliziotto no: forse quel giorno qualcuno si era fatto una pera. Non si può morire per andare a lavorare, questo è un dato di fatto”.
Fausto Cigni del Pd ha evidenziato che “le leggi ci sono, se mai serve un riordino e una semplificazione, e bisogna farle applicare. Il nodo è anche prevedere che chi non rispetta le leggi vada in galera, senza girarci attorno. Se i dirigenti di quella fabbrica di Torino non subiscono conseguenze, continuiamo a raccontarcela. Aggiungo anche un’altra cosa e porto un esempio modenese: nel ’96 iniziò in questa città il processo a una cooperativa di facchinaggio, i datori di lavoro furono condannati ma nel 2007 non c’è ancora il terzo grado. Serve una corsia preferenziale nei processi. E poi sono 20 anni che il lavoro manuale viene messo ai margini, in questo paese”.
Antonio Maienza dell’Udeur ha ricordato la messa celebrata all’interno delle acciaierie di Terni e il doveroso intervento del legale rappresentante dell’azienda, che ha garantito la tutela dell’azienda alle famiglie delle vittime. “Martedì”, ha continuato Maienza, “si sono però registrate altre 5 morti sul lavoro e l’Italia non può permettersi di perdere 1300 vite umane all’anno con un milione di infortuni, un peso morale intollerabile per un paese civile”.
L’assessore ai Lavori pubblici Roberto Guerzoni ha ricordato l’esperienza del protocollo sugli appalti pubblici e l’importanza di “un cambiamento nella coscienza collettiva e nei fatti. Spesso non siamo conseguenti rispetto alle parole che si spendono. Il valore del lavoro manuale e della sua sicurezza non è stato condiviso in questi anni. Spesso ci siamo trovati di fronte ad argomentazioni che invocavano ostacoli: ricordo le difficoltà di una fase in cui si cercava di imporre i costi della sicurezza come connaturati all’appalto. Il nuovo testo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro si è dovuto attendere per cinque anni”.
Sergio Celloni dell’Udc si è associato alle condoglianze per le famiglie degli operai rimasti uccisi a Torino e ha riconosciuto l’importanza di rivalutare la 626 e il sistema di controlli per la sicurezza sui posti di lavoro. “Non sono però d’accordo con le strumentalizzazioni di queste morti bianche”, ha precisato, “perché i lavoratori sono tanti e non per forza quando accadono queste tragedie deve esserci malafede da parte del titolare dell’impresa. Credo che spesso sarebbe necessaria più professionalità, e che comunque non si possa generalizzare perché il mondo del lavoro è ampio e la realtà della meccanica è diversa, ad esempio, da quella dell’edilizia”.
L’assessore alle Politiche per la salute Simona Arletti ha parlato dell’impegno dei Piani per la salute: “abbiamo riunito la scorsa settimana il comitato per la sicurezza sul lavoro. Nel 2001 sono stati 7 gli infortuni mortali, nel 2005 sono aumentati gli infortuni stradali e il numero complessivo, anche se fortunatamente sono diminuiti a 5 quelli mortali. Rispetto ai settori, se si guarda l’indice di infortunistica è del 10% nelle costruzioni, metalmeccanica, legno e alimentari, mentre nel settore stradale sale al 17%. Il ruolo di coordinamento spetta alle Province e il Comune ha firmato con convinzione i protocolli, inclusa la modifica al piano urbanistico che prevede la necessità di garantire la sicurezza nelle manutenzioni”.
Alvaro Colombo di Rifondazione comunista, anche a nome degli altri gruppi di sinistra ha osservato che “negli ultimi anni c’è stata una cappa di silenzio sul lavoro operaio, sul potere di controllo dentro i luoghi di produzione, sul tema salariale. Il lavoro manuale è stato svilito anche dalla cultura del liberismo sfrenato. Non ci si è soffermati sulla qualità, sulla ricerca, sulle garanzie ed è stata questa l’origine dei problemi. Incidenti sul lavoro e malattie professionali, forme di precarizzazione e flessibilità eccessiva devono essere superati e accantonati, riaffermando il potere di controllo di chi lavora. Serve un’inversione di marcia”.
Adolfo Morandi di Forza Italia ha rilevato che “in linea di massima non si può non essere d’accordo con questa mozione. D’altra parte, però, vuole esaltare un’azione governativa che in realtà, come dimostrano i dati, non ha prodotto sicuramente alcun tipo di risultato. È effettivamente un problema serio, dal quale non si può uscire con un inasprimento delle pene e dei controlli sull’onda emotiva dei fatti di questi giorni. Servirebbero migliaia e migliaia di ispettori per controllare tutto, il che sarebbe impossibile. Il problema è sicuramente culturale, perché le aziende devono prendere coscienza di questo fenomeno e credo lo abbiano fatto, attivando corsi di formazione e misure di prevenzione. Spesso sono i lavoratori a non voler applicare le opportune misure di sicurezza e altri problemi sono causati dall’elevato numero di lavoratori stranieri che non sono abituati a queste regole. Anche i sindacati devono fare la propria parte perché la responsabilità è anche dei dipendenti, non solo delle aziende”.
Baldo Flori ha presentato un emendamento, poi accolto, “ad integrazione della mozione, per individuare se anche a livello locale possiamo fare qualcosa di concreto”. Michele Andreana ha replicato ad alcuni degli interventi dei colleghi: “credo che il bilancio della legge 626 sia nei fatti. Il sistema della 626 è stato mutuato dalle forme più avanzate dell’Europa e applicato qui. In alcune aziende funziona benissimo, in altre aziende o nelle forme di lavoro precario, marginale o frantumato invece rimane lettera morta. Non è un caso che molti infortuni avvengano nei cantieri o che colpiscano lavoratori autonomi, o lavoratori extracomunitari che difficilmente comprendono le ragioni della sicurezza, anche a volte per semplici questioni di alfabetizzazione linguistica. L’intervento chiede più controlli, che non si esauriscono solo nell’ispettorato del lavoro”.
Ivo Esposito di Forza Italia ha poi proposto un altro emendamento “per eliminare i riferimenti all’azione di Governo, che non ci soddisfa, dal momento che la situazione è evidentemente drammatica” e per esprimere “la volontà non soltanto di punire chi viola le regole, ma anche di incentivare chi si impegna per la sicurezza sul lavoro, per rispettare gli standard e promuoverne dei nuovi migliorando effettivamente la sicurezza. Per aggiungere alle condoglianze e alle commemorazioni la salvaguardia dei lavoratori”.
La mozione approvata dal Consiglio comunale parte dal “gravissimo infortunio sul lavoro che si è verificato nei giorni scorsi alla Tyssen Krupp di Torino in cui hanno perso la vita quattro operai e tre sono rimasti gravemente feriti” e dai “frequenti e numerosi gravi infortuni che si registrano quotidianamente nel nostro paese con un numero altissimo di perdite di vite umane”. Afferma la necessità di promuovere “una nuova mentalità e una nuova cultura che rimetta davvero al centro della scena politica e dei modelli produttivi il valore del lavoro”, considerato che “nonostante i numerosi provvedimenti adottati in materia dal governo e dalle parti sociali negli ultimi mesi, ultimi dei quali sono stati il decreto Bersani, l’istituzione di una commissione parlamentare ad hoc e la legge delega al governo per il riassetto della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro (Testo Unico), il numero degli infortuni mortali che si verificano quotidianamente nel nostro paese non accenna a diminuire” e che “i 1300 morti all’anno e oltre un milione di infortuni che si registrano annualmente nel nostro paese rappresentano un costo sociale insopportabile per un paese avanzato e democratico come il nostro. Negli ultimi anni”, prosegue il documento, “a causa delle trasformazioni dei modelli produttivi e di un’esasperata competizione da costi si è determinato un pesante arretramento in tema di sicurezza sul lavoro dopo le esperienze positive degli anni settanta quando i modelli di interazione sull’ambiente permettevano di intervenire sulle cause, di migliorare l’organizzazione del lavoro, il controllo delle tecnologie e le prestazioni lavorative”. Anche per questo, si legge nel testo della mozione “il Governo sta lavorando per prosciugare l’area enorme del lavoro nero e insicuro, ha inserito in finanziaria norme importanti, ed è intenzionato a presentare entro la fine di dicembre in parlamento il ddl di delega sul Testo Unico che, oltre a riordinare la normativa esistente, prevede misure efficaci per rafforzare la prevenzione, potenziare la vigilanza e i controlli e ad inasprire il sistema sanzionatorio”.

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