Il resoconto della discussione del consiglio tematico del 13 dicembre
Il Consiglio comunale dello scorso 13 dicembre, dedicato al tema dei disabili e della relativa rete di servizi, è stata l’occasione per tracciare il quadro sulle molte iniziative che la città mette in campo per affrontare al meglio il tema di politiche che risultino efficaci e in grado di adattarsi ai continui mutamenti delle esigenze. Dopo la relazione introduttiva dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena, Francesca Maletti, ha preso la parola Gianni Cavicchioli, assessore al Lavoro della Provincia di Modena, che ha ricordato come l’azione dell’amministrazione provinciale si concentri principalmente sulla legge 68 - relativa al collocamento dei disabili – dichiarandosi sorpreso dall’esiguità del dato occupazionale di inserimento: “E’ necessario passare ad un collocamento mirato, cercando di portare la persona giusta al posto giusto – ha spiegato Cavicchioli - Andrà quindi fatto uno sforzo sulla formazione, per far sì che il disabile sia realmente competitivo quando cerca lavoro e che rappresenti una vera risorsa all’interno dell’azienda”. Silvana Borsari, direttore del Distretto 3 dell’Ausl di Modena, ha invece ricordato che l’impegno finanziario del distretto per i disabili è di circa 5 milioni di euro l’anno, con un incremento su base annua del 10%: “Il compito è garantire l’integrazione e il mantenimento delle abilità che queste persone hanno, andando in direzione di una vita qualitativamente buona”. La Borsari ha quindi evidenziato una serie di attività, tra cui la consulenza fisiatrica a tutti i centri diurni e residenze, la sperimentazione di protocolli di accesso a visite strumentali specialistiche dei disabili verso i centri diagnostici e l’assistenza odontoiatrica, diretta per ora a 430 disabili: “Dovremo lavorare sull’adeguatezza degli ausili – ha sottolineato – e presto ci saranno anche progetti dedicati allo screening paptest, mammografia e esami al colon retto”.
E’ stata poi la volta di Giovanni Neri, direttore del Distretto 3 dell’Azienda Ausl di Modena, che ha evidenziato la crescita costante dell’utenza al Centro di salute mentale: “Nel 2007 sono state 3114 le persone che si sono recate al centro, pari all’1,7% della popolazione, con un aumento del 17% su base annua da diversi anni. Le ‘prime visite’ quest’anno sono state 190 e c’è la tendenza di aumento delle persone in carico. Nel 2007 – ha proseguito Neri – ci sono stati 2100 interventi e 194 percorsi ‘complessi’ che necessitano di interventi a più mani, gestiti da case-manager. Si seguono 21 pazienti in formazione lavoro, 40 pazienti in percorso di inserimento dedicato allo “sportello lavoro”, con l’impegno di sviluppare 28 percorsi di inserimento in tempo libero, una sperimentazione che sarà valutata a fine 2008 per garantire una socializzazione non legata al lavoro”.
Con il suo intervento, poi, il rappresentante dell’Anffas, Massimo Bergonzini, ha concordato sull’alto livello della rete di servizi esistente, ma ha anche colto l’occasione per segnalare alcune criticità e chiedere una serie di impegni, tra cui la possibilità di favorire la realizzazione di cd su cui i disabili possano inserire progressivamente la propria storia sanitaria, evitando - in occasione di visite con nuovi medici - di “portarsi dietro i faldoni ogni volta e cominciare di nuovo con le stesse domande e gli stessi interrogatori: è una situazione che risulta imbarazzante”. Bergonzini ha quindi ricordato che la differenza di reddito si ripercuote anche negli ausili che i disabili possono permettersi di acquistare e ha chiesto maggiore integrazione tra i vari assessorati per la definizione delle politiche. Sul fronte scolastico ha chiesto che si eviti di andare alle “scuole ghetto” dedicate solo ai disabili e ha quindi insistito per un maggiore impegno per l’applicazione concreta della legge 68. Infine, riguardo alla soglia Isee che definisce il limite per accedere ai servizi, ha criticato i valori applicati da Castelfranco e Vignola definendoli “al di sotto della soglia di povertà”.
La serie di interventi è proseguita con quello di Tilde Barbieri, presidente di “Insieme a Noi”, un’associazione che riunisce familiari e amici di pazienti psichiatrici. La Barbieri ha illustrato le attività e i corsi che si svolgono presso la sede di via Albinelli e ha spiegato che “Modena non è così permeabile all’accoglienza di chi ha sofferenza psichiatrica. Manca un progetto di vita e di relazioni significative e la vita dei familiari è davvero complicata. A 30 anni dalla legge Basaglia ci vorrebbe qualcosa di più per la psichiatria, ad esempio per una maggiore inclusione sociale. Per il sollievo familiare – ha annunciato - faremo un’associazione nel 2008 che si occuperà di affidi eterofamiliari di persone con problemi psichiatrici, anche affidi brevi, sollecitando quindi la sensibilità da parte della città per contribuire ad un sollievo anche solo temporaneo delle sofferenze dei familiari”.
Maria Lugli, presidente dell’Associazione Uildm, si è invece soffermata sui motivi che hanno portato alla costituzione della Fondazione “Vita Indipendente: “La Fondazione – ha sottolineato - nasce su una cultura di sussidiarietà e solidarietà, intesa come condivisione di una domanda e responsabilità di una risposta, perciò c’è il dovere morale e civico di impegnarci di fianco allo Stato anche oltre le nostre possibilità, per dare fiducia a chi guarda con tanta angoscia al futuro dei propri figli. Il successo – ha concluso - non è scontato, ma il rischio fa parte della cultura del volontariato. Questo è il primo passo, ora si cammina”. La serie di interventi si è conclusa con quello del senatore Giovanni Manzini, presidente dell’Istituto Charitas che proprio sull’istituto e sul suo cambiamento da Ipab ad Asp ha focalizzato l’attenzione: “Si poteva scegliere: o azienda privata, o fondazione. Abbiamo scelto questa seconda strada nella convinzione di una maggiore garanzia degli ospiti. L’obiettivo è far vivere al meglio la quotidianità di queste persone e quindi c’è bisogno di tutta la città per evitare di farne un ghetto, puntando invece a farla diventare parte integrante della città stessa e delle sue relazioni”.
Si è poi passati al dibattito, che ha registrato numerosi interventi a partire da quello di Enrico Artioli (Margherita – L’Ulivo), che ha sottolineato ancora una volta l’impegno dell’amministrazione comunale, evidenziando poi la validità del welfare mix, mentre Achille Caropreso (Indipendente) ha chiesto di lavorare per avere più strutture in città dedicate al disagio psichico giovanile. Mario Tamburi (Forza Italia) ha invece evidenziato che “l’istituto Charitas ospita pazienti gravissimi ed è di fatto una Rsa in cui i parametri delle Rsa non sono rispettati. Chiedo quindi all’assessore di rilevare correttamente il bisogno assistenziale. Quanto alla Fondazione Vita Indipendente – ha concluso – spero non ci sia la sovrapposizione con altre esperienze già attive e auspico che ci sia l’ipotesi di dare un appoggio concreto ai disabili, ma non di sostituirsi alle famiglie, o di farlo solo quando queste non ci saranno davvero più”. Rosa Maria Fino (Società Civile) ha centrato il proprio intervento sulla necessità di avere ausili tecnologicamente adatti, ma anche consegnati in tempi rapidi, accorciando le attese, unendosi poi alla richiesta già espressa da altri consiglieri di lavorare per “evitare il rischio di un inserimento lavorativo dei disabili non connaturato alle proprie capacità”. E’ stata poi la volta di Baldo Flori (Modena a colori), secondo cui “dal consiglio deve uscire una spinta unitaria, per costruire priorità di bilancio. Mi colpisce molto la volontà di lavorare per garantire l’indipendenza e l’autonomia e bisogna marciare con maggiore determinazione”. Giorgio Prampolini (Sinistra democratica) – che ha parlato anche a nome di Rifondazione Comunista e Verdi – ha precisato che “è necessario lavorare per mettere in valore le differenze, senza pregiudizi e discriminazioni, in cui ciascuno sia necessario e abbia un ruolo per raggiungere il bene comune. Vanno cioè create le condizioni affinché ognuno possa progettare la propria vita e progettare le propria capacità”. Antonio Maienza (Udeur) ha dichiarato di apprezzare il lavoro dell’assessore, mettendo in rilievo il fatto che la rete dei servizi ha saputo rispondere bene, con “un welfare mix che è stato anche esportato in altre realtà sociali e altre città”, mentre William Garagnani (Ds – l’Ulivo) ha aggiunto che “il tema della disabilità va affrontato anche attraverso il problema della solitudine, passando ancora una volta per la scuola, anche se è già caricata di oneri notevolissimi. Anche la famiglia ha bisogno di sostegno, ma è anche in grado di dare molto, perciò va vista come il principale artefice di contributi pedagogici”.
Particolarmente critico l’intervento del consigliere della Lega Nord Mauro Manfredini, che ha dichiarato : “Sono sorpreso dall’assessore provinciale Cavicchioli che ha detto che solo oggi è venuto a conoscenza del rapporto sul dato occupazionale e di inserimento. Io critico questo atteggiamento: dov’era fino ad ora l’assessore? E contesto anche Silvana Borsari quando parla dell’assistenza odontoiatrica. L’assistenza odontoiatrica la date anche agli extracomunitari! Questo, quindi, non è un dono ai disabili, è un loro diritto, non è una grazia ricevuta. Darò voto positivo alle delibere, ma chiedo di aiutare maggiormente le famiglie”.
Sergio Rusticali (Sdi) ha rivendicato un ruolo–guida di Modena e dell’Emilia Romagna sui temi della disabilità, ricordando che “molti vengono da noi per capire come facciamo a dare delle risposte di questo livello. Si può fare di più, certo, perciò credo che sarebbe positivo se questo nostro livello – che prevede oltre il 50% del bilancio destinato al welfare - fosse presente nel paese”. Ivo Esposito (Forza Italia) ha insistito per un aiuto concreto alle famiglie: “Gli interventi sociali devono tendere al benessere delle persone e aumentare le capacità di relazione, quindi bisogna analizzare i componenti delle famiglie nelle varie fasi della vita, elementi che condizionano la qualità. Va perciò affermata la centralità della famiglia – ha aggiunto Esposito – e vanno incentivate le associazioni familiari che in modo complementare gestiscano il disagio psicologico”. Adolfo Morandi (Forza Italia) si è invece soffermato sulla Fondazione Vita Indipendente, concordando sulla validità degli obiettivi di fondo, ma lamentando la scarsità della dotazione di risorse: “Per aumentare la dotazione – ha proposto Morandi – ci vorrebbero strumenti nuovi e io credo che uno di questi potrebbe essere quello della donazione detassata”. Anche Giuseppe Campana (Ds) ha concordato sulla necessità di lavorare sul sollievo delle famiglie “che passa non solo attraverso i grandi valori, ma anche su cose apparentemente marginali, ad esempio su progetti per sollevarle - anche se per poco tempo - dal problema del figlio disabile. Questo non significa sottrarre un figlio, ma dare alla famiglia la possibilità di riprendere energia”.
Alle repliche dei relatori – che hanno risposto su alcune questioni sollevate nel corso del dibattito – sono seguite le conclusioni del sindaco, che ha ribadito la tradizione di Modena sul fronte delle politiche di integrazione delle persone disabili: “Il Comune di Modena – ha spiegato - svolge una funzione istituzionale centrale come governo del sistema dei servizi, gestisce la gestione dell’accesso, progetta gli interventi e esercita il controllo sulle prestazioni. Pubblico e privato sono co-fondatori di questo sistema di welfare, con un forte attitudine nei confronti del bisogno di pubblico e privato di collaborare. Nessuno pensa che questo sia acqua passata. Passare ad un welfare tutto privato, magari finanziato dal pubblico, è un’idea che non ci può essere, anzi, noi puntiamo ad un welfare mix che guarda da tutt’altra parte a cui contribuiscono l’Ausl, il privato sociale e anche le associazioni di disabili”. Infine, in fase di dichiarazione di voto Alvaro Colombo (Rifondazione Comunista) – a nome anche di Verdi e Sinistra Democratica – ha espresso “giudizio positivo, in particolare sulla fondazione Vita Indipendente, che vede il governo del pubblico unito ad interventi dei soggetti della società civile. Al centro c’è la persona. Anche per l’Istituto Charitas – ha concluso - aumenta la competenza dell’amministrazione comunale e ne rafforza il ruolo di indirizzo di governo”.
E’ stata poi la volta di Giovanni Neri, direttore del Distretto 3 dell’Azienda Ausl di Modena, che ha evidenziato la crescita costante dell’utenza al Centro di salute mentale: “Nel 2007 sono state 3114 le persone che si sono recate al centro, pari all’1,7% della popolazione, con un aumento del 17% su base annua da diversi anni. Le ‘prime visite’ quest’anno sono state 190 e c’è la tendenza di aumento delle persone in carico. Nel 2007 – ha proseguito Neri – ci sono stati 2100 interventi e 194 percorsi ‘complessi’ che necessitano di interventi a più mani, gestiti da case-manager. Si seguono 21 pazienti in formazione lavoro, 40 pazienti in percorso di inserimento dedicato allo “sportello lavoro”, con l’impegno di sviluppare 28 percorsi di inserimento in tempo libero, una sperimentazione che sarà valutata a fine 2008 per garantire una socializzazione non legata al lavoro”.
Con il suo intervento, poi, il rappresentante dell’Anffas, Massimo Bergonzini, ha concordato sull’alto livello della rete di servizi esistente, ma ha anche colto l’occasione per segnalare alcune criticità e chiedere una serie di impegni, tra cui la possibilità di favorire la realizzazione di cd su cui i disabili possano inserire progressivamente la propria storia sanitaria, evitando - in occasione di visite con nuovi medici - di “portarsi dietro i faldoni ogni volta e cominciare di nuovo con le stesse domande e gli stessi interrogatori: è una situazione che risulta imbarazzante”. Bergonzini ha quindi ricordato che la differenza di reddito si ripercuote anche negli ausili che i disabili possono permettersi di acquistare e ha chiesto maggiore integrazione tra i vari assessorati per la definizione delle politiche. Sul fronte scolastico ha chiesto che si eviti di andare alle “scuole ghetto” dedicate solo ai disabili e ha quindi insistito per un maggiore impegno per l’applicazione concreta della legge 68. Infine, riguardo alla soglia Isee che definisce il limite per accedere ai servizi, ha criticato i valori applicati da Castelfranco e Vignola definendoli “al di sotto della soglia di povertà”.
La serie di interventi è proseguita con quello di Tilde Barbieri, presidente di “Insieme a Noi”, un’associazione che riunisce familiari e amici di pazienti psichiatrici. La Barbieri ha illustrato le attività e i corsi che si svolgono presso la sede di via Albinelli e ha spiegato che “Modena non è così permeabile all’accoglienza di chi ha sofferenza psichiatrica. Manca un progetto di vita e di relazioni significative e la vita dei familiari è davvero complicata. A 30 anni dalla legge Basaglia ci vorrebbe qualcosa di più per la psichiatria, ad esempio per una maggiore inclusione sociale. Per il sollievo familiare – ha annunciato - faremo un’associazione nel 2008 che si occuperà di affidi eterofamiliari di persone con problemi psichiatrici, anche affidi brevi, sollecitando quindi la sensibilità da parte della città per contribuire ad un sollievo anche solo temporaneo delle sofferenze dei familiari”.
Maria Lugli, presidente dell’Associazione Uildm, si è invece soffermata sui motivi che hanno portato alla costituzione della Fondazione “Vita Indipendente: “La Fondazione – ha sottolineato - nasce su una cultura di sussidiarietà e solidarietà, intesa come condivisione di una domanda e responsabilità di una risposta, perciò c’è il dovere morale e civico di impegnarci di fianco allo Stato anche oltre le nostre possibilità, per dare fiducia a chi guarda con tanta angoscia al futuro dei propri figli. Il successo – ha concluso - non è scontato, ma il rischio fa parte della cultura del volontariato. Questo è il primo passo, ora si cammina”. La serie di interventi si è conclusa con quello del senatore Giovanni Manzini, presidente dell’Istituto Charitas che proprio sull’istituto e sul suo cambiamento da Ipab ad Asp ha focalizzato l’attenzione: “Si poteva scegliere: o azienda privata, o fondazione. Abbiamo scelto questa seconda strada nella convinzione di una maggiore garanzia degli ospiti. L’obiettivo è far vivere al meglio la quotidianità di queste persone e quindi c’è bisogno di tutta la città per evitare di farne un ghetto, puntando invece a farla diventare parte integrante della città stessa e delle sue relazioni”.
Si è poi passati al dibattito, che ha registrato numerosi interventi a partire da quello di Enrico Artioli (Margherita – L’Ulivo), che ha sottolineato ancora una volta l’impegno dell’amministrazione comunale, evidenziando poi la validità del welfare mix, mentre Achille Caropreso (Indipendente) ha chiesto di lavorare per avere più strutture in città dedicate al disagio psichico giovanile. Mario Tamburi (Forza Italia) ha invece evidenziato che “l’istituto Charitas ospita pazienti gravissimi ed è di fatto una Rsa in cui i parametri delle Rsa non sono rispettati. Chiedo quindi all’assessore di rilevare correttamente il bisogno assistenziale. Quanto alla Fondazione Vita Indipendente – ha concluso – spero non ci sia la sovrapposizione con altre esperienze già attive e auspico che ci sia l’ipotesi di dare un appoggio concreto ai disabili, ma non di sostituirsi alle famiglie, o di farlo solo quando queste non ci saranno davvero più”. Rosa Maria Fino (Società Civile) ha centrato il proprio intervento sulla necessità di avere ausili tecnologicamente adatti, ma anche consegnati in tempi rapidi, accorciando le attese, unendosi poi alla richiesta già espressa da altri consiglieri di lavorare per “evitare il rischio di un inserimento lavorativo dei disabili non connaturato alle proprie capacità”. E’ stata poi la volta di Baldo Flori (Modena a colori), secondo cui “dal consiglio deve uscire una spinta unitaria, per costruire priorità di bilancio. Mi colpisce molto la volontà di lavorare per garantire l’indipendenza e l’autonomia e bisogna marciare con maggiore determinazione”. Giorgio Prampolini (Sinistra democratica) – che ha parlato anche a nome di Rifondazione Comunista e Verdi – ha precisato che “è necessario lavorare per mettere in valore le differenze, senza pregiudizi e discriminazioni, in cui ciascuno sia necessario e abbia un ruolo per raggiungere il bene comune. Vanno cioè create le condizioni affinché ognuno possa progettare la propria vita e progettare le propria capacità”. Antonio Maienza (Udeur) ha dichiarato di apprezzare il lavoro dell’assessore, mettendo in rilievo il fatto che la rete dei servizi ha saputo rispondere bene, con “un welfare mix che è stato anche esportato in altre realtà sociali e altre città”, mentre William Garagnani (Ds – l’Ulivo) ha aggiunto che “il tema della disabilità va affrontato anche attraverso il problema della solitudine, passando ancora una volta per la scuola, anche se è già caricata di oneri notevolissimi. Anche la famiglia ha bisogno di sostegno, ma è anche in grado di dare molto, perciò va vista come il principale artefice di contributi pedagogici”.
Particolarmente critico l’intervento del consigliere della Lega Nord Mauro Manfredini, che ha dichiarato : “Sono sorpreso dall’assessore provinciale Cavicchioli che ha detto che solo oggi è venuto a conoscenza del rapporto sul dato occupazionale e di inserimento. Io critico questo atteggiamento: dov’era fino ad ora l’assessore? E contesto anche Silvana Borsari quando parla dell’assistenza odontoiatrica. L’assistenza odontoiatrica la date anche agli extracomunitari! Questo, quindi, non è un dono ai disabili, è un loro diritto, non è una grazia ricevuta. Darò voto positivo alle delibere, ma chiedo di aiutare maggiormente le famiglie”.
Sergio Rusticali (Sdi) ha rivendicato un ruolo–guida di Modena e dell’Emilia Romagna sui temi della disabilità, ricordando che “molti vengono da noi per capire come facciamo a dare delle risposte di questo livello. Si può fare di più, certo, perciò credo che sarebbe positivo se questo nostro livello – che prevede oltre il 50% del bilancio destinato al welfare - fosse presente nel paese”. Ivo Esposito (Forza Italia) ha insistito per un aiuto concreto alle famiglie: “Gli interventi sociali devono tendere al benessere delle persone e aumentare le capacità di relazione, quindi bisogna analizzare i componenti delle famiglie nelle varie fasi della vita, elementi che condizionano la qualità. Va perciò affermata la centralità della famiglia – ha aggiunto Esposito – e vanno incentivate le associazioni familiari che in modo complementare gestiscano il disagio psicologico”. Adolfo Morandi (Forza Italia) si è invece soffermato sulla Fondazione Vita Indipendente, concordando sulla validità degli obiettivi di fondo, ma lamentando la scarsità della dotazione di risorse: “Per aumentare la dotazione – ha proposto Morandi – ci vorrebbero strumenti nuovi e io credo che uno di questi potrebbe essere quello della donazione detassata”. Anche Giuseppe Campana (Ds) ha concordato sulla necessità di lavorare sul sollievo delle famiglie “che passa non solo attraverso i grandi valori, ma anche su cose apparentemente marginali, ad esempio su progetti per sollevarle - anche se per poco tempo - dal problema del figlio disabile. Questo non significa sottrarre un figlio, ma dare alla famiglia la possibilità di riprendere energia”.
Alle repliche dei relatori – che hanno risposto su alcune questioni sollevate nel corso del dibattito – sono seguite le conclusioni del sindaco, che ha ribadito la tradizione di Modena sul fronte delle politiche di integrazione delle persone disabili: “Il Comune di Modena – ha spiegato - svolge una funzione istituzionale centrale come governo del sistema dei servizi, gestisce la gestione dell’accesso, progetta gli interventi e esercita il controllo sulle prestazioni. Pubblico e privato sono co-fondatori di questo sistema di welfare, con un forte attitudine nei confronti del bisogno di pubblico e privato di collaborare. Nessuno pensa che questo sia acqua passata. Passare ad un welfare tutto privato, magari finanziato dal pubblico, è un’idea che non ci può essere, anzi, noi puntiamo ad un welfare mix che guarda da tutt’altra parte a cui contribuiscono l’Ausl, il privato sociale e anche le associazioni di disabili”. Infine, in fase di dichiarazione di voto Alvaro Colombo (Rifondazione Comunista) – a nome anche di Verdi e Sinistra Democratica – ha espresso “giudizio positivo, in particolare sulla fondazione Vita Indipendente, che vede il governo del pubblico unito ad interventi dei soggetti della società civile. Al centro c’è la persona. Anche per l’Istituto Charitas – ha concluso - aumenta la competenza dell’amministrazione comunale e ne rafforza il ruolo di indirizzo di governo”.
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