L'assessore Sitta interviene sulle questioni sollevate dall'Ordine degli Architetti
                
            
            
        
                             
                             
            “Sull’architettura degli edifici e degli spazi dell’ex Amcm, in pratica il concorso di idee si farà, in quanto il bando pubblico sarà di “progettazione e costruzione”, quindi impegnativo per i partecipanti che dovranno presentare soluzioni di alta qualità oltre che realizzabili sul piano concreto.
Il punto, credo, è proprio questo: le funzioni dell’area sono state individuate nel corso di processi di confronto e partecipazione che nel tempo hanno coinvolto una parte importante della città. Quelle funzioni non sono cambiate: il piano particolareggiato (realizzato dei tecnici del Comune) non le ha toccate, solo le ha rese fattibili.
L’ordine degli Architetti interviene sul tema dei concorsi di architettura in generale e sull’ex Amcm in particolare, ponendo una questione giusta con un esempio che però ritengo poco attinente alla questione specifica.
Sul tema generale personalmente sono tra i primi a sostenere che nella nostra città vi sia l’esigenza di stimolare creatività, professionalità e coraggio innovativo nel campo dell’urbanistica e dell’architettura. Mi permetto poi di segnalare che non siamo in tanti a perseguire questo obiettivo con coerenza, quando si passa dalle enunciazioni di principio alla trasformazione in atti concreti: in questa fase, infatti, quasi sempre prevalgono atteggiamenti conservatori o timorosi di qualsiasi sperimentazione che possa discostarsi dalla nostra consuetudine progettuale.
Ciò è accaduto in modo sistematico nella nostra città sia quando i proponenti sono stati progettisti locali, ma anche quando sono state chiamate ad operare nel nostro territorio intelligenze illustri dell’architettura nazionale ed internazionale.
Quindi ben vengano i concorsi di architettura, soprattutto quando possono intervenire in una fase di impostazione iniziale del progetto, che quindi riguarda anche un coordinamento dei diversi bisogni espressi (le funzioni previste) che richiedono soluzioni creative e virtuose sul piano urbanistico e architettonico. Non a caso sulle Ex Fonderie stiamo seguendo e seguiremo questa strada.
Per l’ex AMCM, invece, l’Ordine degli Architetti credo commetta un errore anche concettuale oltre che pratico, citando un esempio che è quanto di più lontano si possa portare a sostegno della sua tesi. Parlare di “percorso virtuoso”, in riferimento ad un iter che dopo 12 anni ha portato al rifacimento del piano iniziale in quanto ritenuto irrealizzabile, rasenta l’autolesionismo.
Io rimango convinto che si debbano utilizzare percorsi che permettano di dare risposte ai cittadini in tempi “logici” e non dopo 20 anni che quel bisogno è stato espresso. Sull’Ex AMCM, ripeto dopo 12 anni di discussioni e di analisi, si tratta di realizzare le opere e di concluderle, non di ripartire da capo con un iter che potrebbe durare altri 10 anni.
Credo che sia questo che si aspettano i cittadini, a meno che il nuovo Teatro delle Passioni, la sede dell’ERT, la Multisala D’Essai e il Centro Musica possano aspettare altri 10 anni. Allora, certo, potremmo ripartire da zero: a discutere e progettare, e poi ancora a discutere e progettare, e poi ancora…”
        
        
		
        Il punto, credo, è proprio questo: le funzioni dell’area sono state individuate nel corso di processi di confronto e partecipazione che nel tempo hanno coinvolto una parte importante della città. Quelle funzioni non sono cambiate: il piano particolareggiato (realizzato dei tecnici del Comune) non le ha toccate, solo le ha rese fattibili.
L’ordine degli Architetti interviene sul tema dei concorsi di architettura in generale e sull’ex Amcm in particolare, ponendo una questione giusta con un esempio che però ritengo poco attinente alla questione specifica.
Sul tema generale personalmente sono tra i primi a sostenere che nella nostra città vi sia l’esigenza di stimolare creatività, professionalità e coraggio innovativo nel campo dell’urbanistica e dell’architettura. Mi permetto poi di segnalare che non siamo in tanti a perseguire questo obiettivo con coerenza, quando si passa dalle enunciazioni di principio alla trasformazione in atti concreti: in questa fase, infatti, quasi sempre prevalgono atteggiamenti conservatori o timorosi di qualsiasi sperimentazione che possa discostarsi dalla nostra consuetudine progettuale.
Ciò è accaduto in modo sistematico nella nostra città sia quando i proponenti sono stati progettisti locali, ma anche quando sono state chiamate ad operare nel nostro territorio intelligenze illustri dell’architettura nazionale ed internazionale.
Quindi ben vengano i concorsi di architettura, soprattutto quando possono intervenire in una fase di impostazione iniziale del progetto, che quindi riguarda anche un coordinamento dei diversi bisogni espressi (le funzioni previste) che richiedono soluzioni creative e virtuose sul piano urbanistico e architettonico. Non a caso sulle Ex Fonderie stiamo seguendo e seguiremo questa strada.
Per l’ex AMCM, invece, l’Ordine degli Architetti credo commetta un errore anche concettuale oltre che pratico, citando un esempio che è quanto di più lontano si possa portare a sostegno della sua tesi. Parlare di “percorso virtuoso”, in riferimento ad un iter che dopo 12 anni ha portato al rifacimento del piano iniziale in quanto ritenuto irrealizzabile, rasenta l’autolesionismo.
Io rimango convinto che si debbano utilizzare percorsi che permettano di dare risposte ai cittadini in tempi “logici” e non dopo 20 anni che quel bisogno è stato espresso. Sull’Ex AMCM, ripeto dopo 12 anni di discussioni e di analisi, si tratta di realizzare le opere e di concluderle, non di ripartire da capo con un iter che potrebbe durare altri 10 anni.
Credo che sia questo che si aspettano i cittadini, a meno che il nuovo Teatro delle Passioni, la sede dell’ERT, la Multisala D’Essai e il Centro Musica possano aspettare altri 10 anni. Allora, certo, potremmo ripartire da zero: a discutere e progettare, e poi ancora a discutere e progettare, e poi ancora…”
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