Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

Tu sei qui: Home / Archivio Stampa / Archivio Comunicati Stampa / 2007 / Giugno / IL DIBATTITO CONSILIARE SU RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO

Archivio Stampa

Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

22/06/2007

IL DIBATTITO CONSILIARE SU RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO

Durante la seduta sono stati presentati anche un odg (Lega Nord) respinto, e tre emendamenti: uno della Sinistra democratica, approvato, e due di Forza Italia, respinti.



E’ stato lunga e animata la discussione relativa al Piano di rilancio del trasporto pubblico approvato dal Consiglio comunale nella seduta di ieri. Oltre alle posizioni contrarie ribadite da quasi tutti gli esponenti dell’opposizione, il dibattito ha registrato anche i dissensi espressi da Rifondazione Comunista e Verdi sull’apertura a un partner esterno per rilanciare Atcm. Per il sindaco Giorgio Pighi si è trattato di “un nodo politico rimasto irrisolto, che invece poteva essere superato con uno sforzo maggiore da parte di Verdi e Rifondazione”, il Sindaco si è inoltre detto convinto che “si debba procedere per evitare che situazioni del genere possano ripetersi ed ha comunque ribadito che la soluzione individuata per Atcm è quella che attualmente meglio corrisponde alle esigenze dell’azienda, della proprietà e soprattutto dei cittadini utenti”.
Il dibattito si è aperto con l’intervento di Achille Caropreso (Indipendente) che ha sottolineato il suo apprezzamento per l’aspetto rilevante assegnato nel piano al fenomeno del mancato pagamento del biglietto di viaggio, rilevando: “Il trasporto pubblico urbano è importantissimo ed è destinato a diventare forse l’unico; l’ingresso del privato in Atcm deve costituire un colpo di reni per il rilancio dell’azienda”. Anche Stefano Prampolini (capogruppo del neonato gruppo Sinistra democratica) ha ribadito l’importanza di rilanciare il trasporto pubblico: “Se il riferimento culturale alla mobilità continuasse ad essere quello che i paesi più sviluppati stanno esportando in Cina e India ci troveremmo in situazioni drammatiche per quanto riguarda la sostenibilità ambientale” e ha aggiunto: “Per Atcm la necessità è di un partner industriale che non sia necessariamente un privato”, questione sollevata anche nell’emendamento presentato dal suo gruppo e approvato dal Consiglio.
L’abbassamento da 7 a 3 del numero dei membri dei consigli di gestione di Atcm e la riduzione del 10% degli emolumenti e dei gettoni di presenza spettanti a tutti i membri del CdA, compreso il presidente, erano le proposte contenute negli emendamenti presentati da Dante Mazzi (FI) e respinti dal Consiglio con il voto favorevole dell’opposizione e di Isabella Massamba N’Sala (Sinistra democratica), contrari maggioranza e Indipendente, astenuti Verdi e RC. “Provvedimenti – ha detto Mazzi - finalizzati al contenimento dei costi visto che gli attuali consiglieri percepiscono oltre 10mila euro, tranne uno che prende come il presidente, e cioè 45mila euro, oltre ai gettoni di presenza”. Mauro Manfredini (Lega Nord) presentando un Ordine del giorno anch’esso respinto dal Consiglio (favorevole l’opposizione, contrari maggioranza e Indipendente), ha lamentato di aver appreso solo dalla stampa di un deficit di 5 milioni nel bilancio Atcm e ne ha desunto: “Visto che il buco non si è creato da un giorno all’altro, ci domandiamo perché non sia stato reso noto prima e chiediamo con forza l’azzeramento dei vertici per incapacità gestionale e irresponsabilità e un commissario straordinario”. Ha inoltre parlato di “investimenti sbagliati, servizi inefficienti e ritardi nelle corse”.
Per Ivo Esposito (FI) “il problema riguarda tutta l’Italia e risale al 2000; inoltre l’intero sistema tariffario va semplificato; si doveva pretendere l’adeguamento dei contributi e si poteva accedere a contributi speciali per progetti particolari come la filovia”; infine: “Perché non puntare ad avere un’azienda pubblica valida, efficiente e competitiva come quello francese?”. Alvaro Colombo (RC) ha riconosciuto “elementi di valutazione positiva sul piano degli investimenti” e ha affermato: “condividiamo la scelta di potenziare il trasporto pubblico e il piano degli investimenti, si tratta di scelte strategiche nell’interesse della città e dei cittadini. Ci si dice però che l’azienda ha un buco di 5 milioni, ci sono aspetti critici e problemi di cui siamo consapevoli, ma siamo contrari all’accesso dei privati nell’assetto proprietario. L’ingresso del privato ci sembra una scelta ideologica e non ci convince”. Mauro Tesauro (Verdi) va oltre: “Solo ora, quando le aziende sono ormai allo sfascio, arriveranno più di 700 milioni l’anno, un bel boccone per chi è sul mercato; il pubblico però dovrà garantire le infrastrutture. Con questo modello non siamo d’accordo. Bisogna restituire al territorio il valore di un bene collettivo. Acqua, energia, trasporti sono tutti settori a rischio esproprio. Hera è un caso lampante: i costi non sono scesi, la raccolta differenziata non decolla”. Ma secondo Fausto Cigni (Ds) “quest’atteggiamento non fa i conti con la realtà. Già tempo fa si chiese che il 30% dell’azienda andasse ai privati e già allora Verdi e Rifondazione Comunista erano contrari, ora occorre prendere atto del deficit dell’azienda e della grave situazione in cui si trova”.
Davide Torrini (Udc) è invece fortemente critico: “E’ scandalosa la situazione di Atcm, di come è stata gestita negli ultimi anni, di come il Comune ha chiuso gli occhi ed oggi presenta una delibera incancrenita. Nel 2000 c’erano 10 milioni di euro di accantonamento e oggi c’è un deficit di 5 milioni, chi doveva accorgersene? E’ – e rivolgendosi alla Giunta ha detto - politicamente ne rispondete voi, questo consiglio di gestione è vostro”. Secondo Ubaldo Fraulini (Ds) “verso la fine degli anni ’90 è stata attuata una strategia aziendale sbagliata che, portando all’interno i servizi, ha determinato un aumento dei costi di gestione, unitamente ad altri problemi”. “Le responsabilità aziendali non sono della politica, ma di chi ha fatto certe scelte” sostiene il consigliere, auspicando anche che alla gara partecipino più soggetti, pubblici e privati”. Baldo Flori (Modena a Colori) definisce il piano “una soluzione pasticciata frutto del grande sforzo fatto per tenere insieme la maggioranza, fumose le soluzioni e gli impegni”, parla della necessità di “azzeramento dei vertici dell’azienda” e conclude: “Non pensiamo che troverete i partner interessati a sostenere il quadro che avete fatto”. Di diverso parere è Teodoro Vetrugno (Ds) per il quale: “Siamo di fronte ad un atto importante. Per centrare l’obiettivo, aumentare l’utilizzo del trasporto pubblico, occorre un’analisi rigorosa e al contempo corretta delle responsabilità oggettive e soggettive. E per gestire bene il servizio occorre una distinzione netta tra le funzioni e i compiti di Atcm e di Amo. Per Sergio Rusticali (Sdi) “il problema del trasporto pubblico non può essere affrontato esclusivamente dal punto di vista delle responsabilità, occorre innanzitutto superare la situazione di staticità in cui si trova l’azienda e realizzare un trasporto pubblico in grado di rispondere alle esigenze di una città che cambia. Infine: “Se la scelta del partner esterno non fosse accompagnata da una serie di proposte, come quelle contenute nel documento, da sola non potrebbe risolvere i problemi”.
“Il rilancio dell’azienda comporta uno sforzo economico che i partner pubblici non si possono permettere - ha affermato Michele Andreana (Ds) - pur rimanendo azionisti di maggioranza abbiamo bisogno di un partner che metta le risorse economiche, consapevoli che se investe capitali ha bisogno anche di essere remunerato. La gestione deve essere fatta con criteri industriali, al pubblico spetta la funzione di indirizzo e controllo ed il compito di creare le infrastrutture. La situazione critica del trasporto pubblico interessa l’intero paese, lo sforzo del rinnovamento deve riguardare tutti, da Modena stiamo dando un segnale in questa direzione”. Enrico Artioli (Margherita) ha ripreso il tema dei “mancati trasferimenti statali e regionali e dell’inflazione per contestualizzare il quadro in cui vanno inserite le responsabilità del gruppo manageriale”. “Il problema – ha commentato - va inserito in un ambito non solo locale né provinciale bensì anche regionale. Per sanare la situazione occorrono tariffe adeguate all’inflazione, migliore gestione del personale, controllo del pagamento del ticket ma soprattutto infrastrutture. L’ingresso del privato è il tentativo di fare un salto di qualità, sono d’accordo che la cosa migliore sia la gara, ma l’Atcm è un patrimonio pubblico che vale la pena tentare di salvare”. Rosa Maria Fino (Società Civile) ha confermato il voto a sostegno del piano presentato per rilanciare il trasporto pubblico, “ma - asserisce - con le dovute apprensioni rispetto all’azienda e al suo Cda. Ciò che serve veramente ora “è riuscire a dare ai cittadini un trasporto pubblico efficiente e puntuale, affinché sia maggiormente incrementato il suo utilizzo”. Per Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori), al contrario, “le analisi dimostrano che usare il trasporto pubblico a Modena è più costoso che viaggiare in auto. Il trasporto pubblico, basti pensare alle ferrovie, è in perdita ovunque nel nostro Paese. La proposta della Giunta è in ritardo su quanto accade nel resto d’Italia, non credo che arrivi un partner disposto a rimetterci i soldi e la faccia”.
Giancarlo Montorsi (Rc) è convinto che: “Questa azienda non è morta, è in difficoltà come lo sono tante; analizzando i dati ci sentiamo di dire che la scelta che s’intende fare non era obbligata in questo contesto. E’ una scelta che non condividiamo, ma non è vero che non esiste più una maggioranza, ci sono delle differenze che vengono fuori, ma fino a quando gli elementi prioritari resteranno comuni, continueremo a far parte di questa maggioranza. Per Antonio Maienza (Udeur) “se seguitiamo a disconoscere l’emergenza economico-finanziario del trasporto pubblico rischiamo di dover continuare a prelevare risorse agli altri settori. Inoltre dobbiamo ai cittadini due cose: riconoscere la responsabilità di chi ha governato l’azienda e scegliere manager in grado di garantire tempistica, qualità e innovazione del trasporto pubblico modenese”. Andrea Leoni (FI) si sarebbe aspettato “le dimissioni di chi governa il trasporto pubblico locale e delle scuse da parte di Presidente della Provincia e Sindaco, anche a nome di ex Sindaco ed ex Presidente, per aver buttato i soldi dei cittadini ed averli utilizzati male”. Infine ha ribadito quella che definisce “l’insufficienza politica della Giunta che non riesce ad ottenere il voto di tutte le sue componenti nelle cose importanti”.
Al termine del dibattito, il sindaco Giorgio Pighi ha ricordato alcuni aspetti fondamentali per capire il percorso realizzato: “la situazione di difficoltà in cui si trova Atcm dovuta al trend del mercato; l’esigenza imprescindibile di mettere l’azienda nelle condizioni di continuare nel contratto di servizio e quindi un assetto societario che veda il pubblico in maggioranza; la necessità che un’attività molto particolare, come il trasporto pubblico, sia esercitata con la massima economicità”. “Non c’è nessuna frattura – ha concluso il Sindaco - rispetto al fatto che il trasporto pubblico è prioritario e occorre incentivarlo. C’è una parte di servizio, riconoscibile anche in termini di indennità chilometrica, che deve essere sostenuto dal pubblico e una parte di managerialità che deve essere improntata a criteri di economicità.”

Azioni sul documento