“Nella rete cittadina delle strutture protette, il 60% degli ospiti presenta patologie dementigene come il morbo di Alzheimer. Tre centri diurni hanno servizi specifici per le demenze, con 52 posti complessivi. C’è un nucleo specialistico per le demenze alla Residenza IX gennaio, con 20 posti riservati. Ci sono poi progetti che puntano a far vivere in casa le persone affette da questi disturbi: telesoccorso, teleassistenza, trasporto pasti, centri territoriali e di incontro, lo spazio anziani di via Anzio e uno spazio in via Belluno che aprirà entro l’anno. All’Estense c’è un punto d’ascolto che ha iniziato l’attività a settembre. L’associazione GP Vecchi collabora con il Comune e organizza incontri con malati e familiari. Ci sono poi interventi di sostegno economico alle famiglie dei malati”. Lo ha detto l’assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti rispondendo, in Consiglio comunale, all’interrogazione del consigliere Sergio Rusticali del Partito Socialista sulle misure di assistenza per i malati di Alzheimer e i loro familiari.
Rusticali ha ricordato che il morbo di Alzheimer è in crescita tra la popolazione e ha chiesto all’assessore chiarimenti sui servizi messi in atto nella città di Modena. Ha inoltre chiesto all’Amministrazione di “attivarsi nelle forme più idonee perché il Ministro Sacconi conceda all’Associazione Italiana Malati di Alzheimer l’appuntamento richiesto per portare alla sua attenzione le problematiche relative a questa importante malattia”.
L’assessore ha dato la propria disponibilità a sollecitare il ministro e ha ricordato che “chi assiste un malato di Alzheimer è in genere una donna tra i 40 e i 60 anni. L’obiettivo degli interventi è mantenere le persone nella propria casa, offrendo sostegno ai familiari che si prendono cura dei malati. La logica degli interventi è quella della flessibilità e della progettazione individualizzata, tenendo conto della storia della persona, delle sue condizioni, della sua rete parentale”. Rusticali si è detto soddisfatto dell’articolata risposta dell’assessore, ricordando però che “basta poco per essere fuori dalle graduatorie delle strutture pubbliche, e il privato costa dai 2500 ai 3000 euro al mese. Al problema sociale si aggiunge spesso anche quello economico”.
Azioni sul documento