"Il mio impegno continuerà sia in direzione della incentivazione del commercio innovativo e di qualità, sia con azioni di fermo controllo, in collaborazione con gli organi di polizia preposti. Il commercio gestito da stranieri è una realtà che occorre monitorare per agire rapidamente sulle situazioni problematiche, ma nella consapevolezza che, in prospettiva, se le nostre azioni per la riqualificazione e formazione degli operatori saranno incisive, proprio questi negozi garantiranno il servizio di vicinato a sempre più vaste fasce di cittadini”. E’ la risposta dell’assessore alle Politiche economiche del Comune di Modena Stefano Prampolini all’interrogazione, trasformata in interpellanza, del consigliere del Ppl Sergio Celloni “L’insediamento di attività commerciali gestite da stranieri a Modena non deve creare dei ghetti”.
Il consigliere Celloni, in particolare, con la sua interrogazione chiedeva da parte dell’Amministrazione “un maggior controllo sulle nuove attività commerciali gestite da stranieri dal punto di vista lavorativo, occupazionale, assistenziale sanitario e fiscale, nel rispetto delle altre attività presenti. Fanno fatica ad integrarsi, si formano differenziazioni commerciali. E nei loro confronti vengono effettuati meno controlli perché c’è riluttanza ad entrare nei negozi Oltre a inserire queste persone bisognava aiutare quelle che nel piccolo commercio c’erano già”. Il consigliere ha, inoltre, chiesto che “si formi un Comitato di Quartiere, che coordinandosi con la Circoscrizione di riferimento, crei una sorta di regole comportamentali alle quali gli abitanti tutti e le attività del quartiere si dovranno attenere”.
La presenza di residenti extracomunitari in città è pari a circa il 10% e i cittadini extracomunitari che gestiscono attività commerciali sono l' 8,3%. “Ciò significa – ha commentato l’assessore – che il commercio gestito da stranieri non ha dinamiche così diverse dall’evoluzione della presenza di cittadini extracomunitari in città. Inoltre, nel periodo 2003-2007, nell'85,5% delle nuove aperture il titolare è italiano. Non ritengo sostenibile l’idea che il commercio gestito da cittadini extracomunitari sia da considerare dannoso in quanto tale, occorre però che sia inderogabile il principio di rispetto delle regole”. Con questo obiettivo, ha spiegato l’assessore, l’Amministrazione ha realizzato un vademecum rivolto ad operatori commerciali italiani e stranieri, che riassume le principali disposizioni normative che regolano le attività commerciali, così come il regolamento sui phone center, attività gestita in prevalenza da extracomunitari.
“La rete commerciale modenese – ha proseguito l’assessore Prampolini – è equilibrata e in linea con le aspettative dei consumatori: accanto ai tre grandi ipermercati aperti negli anni Novanta, coesistono, infatti, una decina di centri di vicinato di quartiere, molti minimarket e oltre tremila piccoli punti vendita delle più varie merceologie. A livello comunale i piccoli negozi di vicinato sono costantemente cresciuti dal 2000 al 2008 mentre le medio-grandi strutture sono al contrario diminuite. Il turnover, seppur elevato, è di andamento positivo: le nuove aperture sono di gran lunga superiori alle chiusure (di circa il 30%, a seconda dell'anno considerato). In particolare, nel 2007, lo sviluppo netto è stato superiore al 2%”. L’assessore ha poi dichiarato stupore per le dichiarazioni di Celloni sul fatto che l'Amministrazione non avrebbe prestato la dovuta attenzione alle difficoltà del piccolo commercio e non avrebbe concesso contributi e agevolazioni alle attività private: “Tra i principali interventi a favore del piccolo commercio che ricordiamo il Progetto di valorizzazione commerciale dell'area della Pomposa, e gli interventi di consolidamento e riqualificazione del tessuto economico della zona, l’intervento nell'area Gramsci-Canaletto, il Progetto di valorizzazione commerciale dell'area di Porta San Francesco e Porta Saragozza, il Progetto di valorizzazione commerciale della zona Tempio, iniziative nei centri di vicinato”.
Sull’argomento è intervenuto il consigliere Achille Caropreso del Pd: “Se ci sono esercizi commerciali che vengono controllati abbastanza frequentemente sono i negozi etnici, non mi sembra di intravedere alcun atteggiamento lassista. Quale che sia il colore della pelle se si hanno comportamenti illegali bisogna punire: non vedo discriminazioni. Forse qualche anno fa c’era una concentrazione di negozi etnici, oggi invece sono estesi in tutta la città, non siamo di fronte ad alcun ghetto”.
Dante Mazzi di Fi-Pdl ha dichiarato: “Vi siete presi i meriti del regolamento sui phone center dopo che per anni abbiamo invocato controlli, anche dopo la legge regionale che ha previsto solo forme blande di intervento. Prendiamo atto del fatto che siete soddisfatti della legge. Il tema dei phone center è un tema vero. Che il sistema ha ancora molte lacune lo state verificando con i controlli che effettuate”.
Il consigliere di Fi-Pdl Andrea Leoni ha affermato: “Per ciò che riguarda i phone center il nostro progetto di legge prevedeva uniformità per i comuni dell’Emilia Romagna, ma ricordo che in molti hanno detto che non serviva niente. E’ rimasto per 3 anni nel cassetto, poi è uscito il pessimo progetto di legge della Regione. Questi ambienti sono spesso ritrovi per immigrati o clandestini”.
L’assessore Prampolini ha spiegato che Modena “è stata tra i primi capoluoghi di provincia ad adottare un regolamento sui phone center, che prevede vari aspetti, come quello igienico, sanitario, e ambientale, e vari parametri, come la presenza di un servizio igienico, di una sala d’attesa, un numero di sedute pari agli apparecchi presenti, le attività che possono essere fatte all’interno, ecc. A 6 mesi dall’applicazione del regolamento già una decina di phone center hanno deciso di chiudere o di cambiare attività, alcuni hanno deciso di diventare solo negozi alimentari. A breve faremo un consuntivo dopo un anno di regolamento per valutare la situazione”.
Il consigliere Celloni si è dichiarato “non soddisfatto. Sono contrario al buonismo nei confronti degli extracomunitari. La rete di interventi non è mai stata equilibrata tra piccola e grande distribuzione, e qualsiasi difficoltà degli imprenditori a Modena è dimostrabile. Tutti i piani della mobilità sono stati fatti per la grossa distribuzione. Integrare vuol dire che le attività devono convivere, non l’una ammazzare l’altra. Ogni realtà è limitata a se stessa, mentre la politica va vista nella sua globalità”.
 
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