Sono oltre mille i reperti che si aggiungono all’esposizione del Museo civico archeologico di Modena, già ricco di innumerevoli testimonianze della storia più antica della città e del territorio. Le novità interessano l’intero percorso espositivo, completamente rivisto e integrato con materiali di recenti scavi e frutto di ricerche effettuate dal Museo e dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, che hanno lavorato fianco a fianco nell’opera di revisione e aggiornamento.
Gli apparati informativi sono stati completamente rivisti e aggiornati anche con l’inserimento di pannelli illustrativi all’interno delle vetrine che accompagnano il visitatore in un percorso che si snoda dal Paleolitico al Medioevo.
Si inizia dalla sezione del Paleolitico con una splendida ascia a mano ritrovata nei dintorni di Castelvetro, uno dei più antichi reperti del modenese che si data a ben 300 mila anni fa, per passare al Neolitico dove è esposta una sepoltura del V millennio a.C. recuperata nel 2005 nelle cave Gazzuoli di Formigine. Si tratta di una tomba a fossa contenente un individuo di sesso maschile in posizione rannicchiata sul fianco, secondo un rituale comune, in questo periodo, a tutta l’area padana.
Trovano finalmente spazio nelle vetrine anche i reperti dell’età del bronzo provenienti dagli scavi condotti dal Museo negli ultimi anni: dai materiali della terramara di Montale (tra i quali una statuetta fittile su trono recuperata assieme ad altri vasetti miniaturistici), alle urne funerarie portate in luce nella necropoli di Casinalbo, una delle poche aree cimiteriali terramaricole a tutt’oggi note. Le urne contenenti le ossa combuste dei defunti sono state oggetto di microscavo in laboratorio. Successive analisi paleoantropologiche e chimico-fisiche sui resti umani hanno consentito di fare luce sulle modalità con cui si svolgevano i riti funebri e su vari aspetti della composizione sociale della comunità.
Numerosi i cambiamenti anche nel settore etrusco, che si arricchisce di alcuni reperti particolarmente importanti: una tomba femminile di VII secolo da Casinalbo e uno splendido complesso di vasellame bronzeo recuperato alcuni anni fa nella zona di Pavullo, riferibile forse ad un unico corredo tombale del V secolo a. C.
I nuovi materiali di età romana riguardano scavi effettuati in anni recenti sia in area urbana che nel territorio. Oltre ai reperti delle necropoli di Mutina, con ricche testimonianze soprattutto dalla via Emilia est, sono esposti per la prima volta anche i recentissimi rinvenimenti di Viale Reiter, recuperati durante lavori a poca distanza delle fortificazioni romane di Mutina. La prima sorpresa è stata il ritrovamento di 14 ghiande missili in piombo, quasi certamente testimonianze da riferire alla famosa Guerra di Modena del 43 a.C., avvenuta in seguito dell'uccisione di Giulio Cesare. Nel corso dello scavo è stata messa in luce una grande fossa, probabilmente una cava di argilla per la produzione fittile, con numerosi scarti di cottura di ceramica, anfore e soprattutto centinaia di lucerne con le firme di diversi produttori, che probabilmente per la cottura dei propri prodotti utilizzavano fornaci situate all’esterno delle mura. Tra i rinvenimenti più notevoli, la statuetta in terracotta che raffigura Ercole che cattura il cinghiale di Erimanto.
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