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20/12/2008

SCHEDA/AL MUSEO D'ARTE RIALLESTIMENTO DELLA GANDINI

Didascalie, immagini e disegni guidano i visitatori alla scoperta della collezione tessile, composta da migliaia di frammenti tra l'Alto Medioevo e l'Ottocento

Un ricco apparato di didascalie che ai testi scritti affianca immagini e disegni accompagna il nuovo allestimento, nelle storiche vetrine ottocentesche, della collezione tessile Gandini del Museo civico d’arte di Modena, composta da migliaia di frammenti databili tra l’Alto Medioevo e l’Ottocento. Una scommessa, se si pensa che negli anni Ottanta la collezione versava in condizioni talmente precarie che si dubitò seriamente di poterla esporre nuovamente, ipotizzando piuttosto di conservare i frammenti tessili nei depositi, entro apposite cassettiere.
Invece, grazie agli studi condotti a partire dagli anni Ottanta (i cui esiti sono pubblicati nei quattro volumi del catalogo scientifico, l’ultimo dei quali in corso di ultimazione), ad una impegnativa campagna di restauro, sostenuta e finanziata dall’Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna, e alla perizia di numerosi laboratori impegnati nel difficile recupero dei pezzi, i tessuti sono ora tornati nelle vetrine del Museo.
La collezione tessile del conte Luigi Alberto Gandini (1827-1906) prende avvio probabilmente negli anni Sessanta-Settanta dell’Ottocento quando Gandini, Guardia Nobile d’Onore, è al seguito del duca Francesco V d’Este in esilio a Vienna. Un soggiorno di breve durata che tuttavia ha il merito di mettere il conte in contatto con il movimento artistico industriale europeo, fenomeno capitale se si considera che da esso prendono avvio quei grandi laboratori di forme da cui nacquero musei come il Victoria and Albert di Londra e il Kunst und Industrie di Vienna. In nome della “pubblica utilità” e con la mente rivolta ai problemi dell’educazione e del progresso, Gandini rivolge la sua attenzione soprattutto alla ricostruzione della serie avvicinando oltre 2 mila 500 frammenti di ridotte dimensioni. Il criterio adottato è quello cronologico basato, però, oltre che sulla valutazione stilistica, sull'analisi dei materiali e della tecnica tessile. Ed è proprio sotto questo riguardo che Gandini rivela la sua tempra di studioso, attento a quegli aspetti che, validi ancora oggi come metodo di indagine, costituivano per l'epoca una vera innovazione.
Le vetrine e il loro contenuto si saldano imprescindibilmente alle decorazioni della volta, realizzate dallo scenografo modenese Andrea Becchi 1849-1926, tra le cui volute dipinte campeggia l'iscrizione: “dall’arte / della lana e della seta / Italia / ebbe ricchezza lustro civiltà”. Sintetizzando l'idea di fondo del Museo stesso, le parole rendono conto del rapporto tra le raccolte e la cultura artistico-industriale, dove non prevale l’eccellenza dei singoli pezzi, ma la loro capacità documentaria e dove, mediante campionature esaustive di un glorioso passato, vive l’ambizioso programma tutto positivista di far rinascere i comparti produttivi che avevano reso grande il Paese.

 

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