Apre il 1 marzo al Museo di palazzo Santa Margherita un'esposizione dedicata al cibo degli dei. Circa 350 le immagini. Omaggio alle ditte Stollwerck e Suchard
Circa 350 immagini dagli anni Ottanta dell’Ottocento fino agli anni Quaranta del Novecento saranno esposte nella mostra “Cioccolato e figurine: una fedele tentazione”, che sarà inaugurata sabato primo marzo alle 17 al Museo della Figurina di Modena, in corso Canalgrande 103, dove resterà aperta fino al 13 aprile (dal martedì al venerdì dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 18, ingresso gratuito, informazioni al numero 059 2033090, www. museodellafigurina.it).
Suddivisa in 14 sezioni, la mostra racconta il cioccolato da diversi punti di osservazione: la coltivazione della pianta, la sua trasformazione nelle moderne fabbriche europee, il consumo sulle tavole di benestanti famiglie parigine, le sue proprietà nutritive o addirittura terapeutiche, la praticità delle tavolette e la piacevolezza della tazza fumante.
In mostra non poteva mancare un omaggio alla Stollwerck e alla Suchard, ditte produttrici di cioccolato, indissolubilmente legate alle figurine. Pur con le medesime finalità pubblicitarie, le due aziende optarono per sperimentazioni grafiche sempre nuove e assai diversificate.
L’incontro tra figurine e cioccolato è avvenuto per la prima volta alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, epoca che ha visto la nascita e lo sviluppo delle prime figurine pubblicitarie ad opera di Aristide Boucicaut, proprietario dei famosi magazzini Au Bon Marchè, il quale, intorno al 1867, cominciò a distribuirle gratuitamente ai bambini che accompagnavano le mamme a fare acquisti nel suo negozio.
Nello stesso periodo, la produzione alimentare venne industrializzata sotto la spinta delle mutate condizioni socioeconomiche, dovute all’afflusso nelle città di un gran numero di lavoratori che necessitavano di ingenti quantità di cibo a buon mercato. Praticità, convenienza e alto potere nutritivo divennero i concetti chiave delle ditte produttrici di generi alimentari, che utilizzarono proprio le figurine per comunicare con il grande pubblico dei nuovi consumatori.
Suddivisa in 14 sezioni, la mostra racconta il cioccolato da diversi punti di osservazione: la coltivazione della pianta, la sua trasformazione nelle moderne fabbriche europee, il consumo sulle tavole di benestanti famiglie parigine, le sue proprietà nutritive o addirittura terapeutiche, la praticità delle tavolette e la piacevolezza della tazza fumante.
In mostra non poteva mancare un omaggio alla Stollwerck e alla Suchard, ditte produttrici di cioccolato, indissolubilmente legate alle figurine. Pur con le medesime finalità pubblicitarie, le due aziende optarono per sperimentazioni grafiche sempre nuove e assai diversificate.
L’incontro tra figurine e cioccolato è avvenuto per la prima volta alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, epoca che ha visto la nascita e lo sviluppo delle prime figurine pubblicitarie ad opera di Aristide Boucicaut, proprietario dei famosi magazzini Au Bon Marchè, il quale, intorno al 1867, cominciò a distribuirle gratuitamente ai bambini che accompagnavano le mamme a fare acquisti nel suo negozio.
Nello stesso periodo, la produzione alimentare venne industrializzata sotto la spinta delle mutate condizioni socioeconomiche, dovute all’afflusso nelle città di un gran numero di lavoratori che necessitavano di ingenti quantità di cibo a buon mercato. Praticità, convenienza e alto potere nutritivo divennero i concetti chiave delle ditte produttrici di generi alimentari, che utilizzarono proprio le figurine per comunicare con il grande pubblico dei nuovi consumatori.
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