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21/07/2008

"GRAFFITI DEI BAMBINI IN STAZIONE, UNA SCELTA PEDAGOGICA"

E' la risposta che l'assessore Querzè ha dato in Consiglio all'interpellanza di Celloni
“Il Comune di Modena ha accettato di aderire al progetto sui graffiti dei bambini nel sottopasso della stazione centrale proposto dalle Ferrovie dello Stato, dopo aver costituito una commissione per valutare costi, benefici e opportunità dell’operazione”. Lo ha detto l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè in Consiglio comunale rispondendo all’interrogazione, trasformata in interpellanza, del consigliere dei Popolari Liberali Sergio Celloni che temeva per la validità educativa dell’iniziativa.
“Mi è spiaciuto non fosse presente all’inaugurazione – ha proseguito l’assessore – avrebbe colto oltre alla soddisfazione dei rappresentanti delle F.F.S.S., anche l’emozione e lo stupore dei bambini che facevano vedere ai propri genitori la riproduzione del proprio disegno sentendosi parte della realizzazione di un’opera. I bambini hanno discusso a scuola di quello che hanno visto visitando la stazione. 50 di loro sono, poi, stati chiamati a fare un laboratorio di pittura nel sottopasso, ma non sono stati incoraggiati ad emulare alcuna forma di graffitismo, non avendo utilizzato bombolette o altro, ma semplici fogli di carta”.
Secondo il consigliere “non tutti possono apprezzare opere di questo tipo nello stesso modo, c’è libertà di pensiero e di espressione artistica. Capisco la volontà dell’Amministrazione di dare possibilità ai cittadini di esprimere la propria arte, ma si è tenuto conto dei contenuti pedagogici di questa azione? Chiedo che sia fatta una sottocommissione in grado di valutare qualsiasi iniziativa artistica: che vagli se le opere o promozioni sono percorribili o no, e se rappresentano i cittadini”.
Secondo Ercole Toni del Pd “alcuni graffiti sono davvero pregevoli, e sono contento se i ragazzi vengono presi e responsabilizzati nel realizzare progetti che artisti mettono in opera. Non c’è nulla da eccepire se i ragazzi vengono incoraggiati in questo modo, mentre consentire che fossero loro a farli significava dare un beneplacito”.
L’assessore alle Politiche giovanili Giovanni Franco Orlando è intervenuto per sottolineare come sarebbe auspicabile “anche un po’ più di laicità ed apertura rispetto a certe espressioni quando fanno parte di un percorso condiviso. Sono preoccupato per l’eventualità che si presentino situazioni in cui queste forme di espressione vengano inserite. Credo che si possa osare un po’ di più in certe situazioni, ma non senza una progettazione seria e lasciando esclusivamente spazio all’espressività”.
Giuseppe Campana, del Pd, ha colto l’occasione per ricordare come “nell’estate del ‘50 fu premiato un bambino per il suo acquerello, si chiamava Bepi Campana”. Il consigliere ha portato la sua esperienza come esempio della “lunga tradizione di sapienza pedagogica e attenzione alle diverse forme espressive della scuola italiana”. Per lui, altra cosa è “il controllo su qualche stupido che va a fare scritte. Controllo che credo sia difficile e non solo di competenza dell’Amministrazione”.
Nella sua replica il consigliere Celloni ha sottolineato come “non si vuole essere troppo conservatori o pensare che ci possa essere un modo pedagogico più istruttivo o più invogliante per i bambini. La scelta di graffitare un muro , però, è lesiva della libertà dei cittadini che si trovano costretti a convivere con quelle immagine: ogni cosa fatta dal pubblico deve essere accettata e condivisa. Se poi le F.F.S.S. hanno tanto a cuore la stazione dovrebbero andare a vedere il degrado in cui è, e dovrebbero iniziare a tenerla pulita”.
Secondo l’assessore Querzè “si è trattato del percorso più idoneo a contenere il degrado. Sul fatto che questi graffiti possano essere lesivi per qualcuno, aggiungo che qualsiasi opera d’arte può essere lesiva per il gusto di chiunque: tutte le cose possono piacere oppure no. Se si dovesse condividere tutto si entrerebbe in una sorta di paralisi”.
Intervenendo in modo concitato, il consigliere Celloni si è lasciato andare in una imprecazione, suscitando le reazioni di diversi presenti, in primis del presidente del Consiglio Ennio Cottafavi, che lo ha invitato a dare spiegazione del suo intervento. Celloni ha spiegato che, usata come intercalare, l’imprecazione non aveva il significato negativo che assume in altra circostanza e che per questo si è sentito legittimato ad usarla.
Non della stessa idea Alberto Caldana del Pd: “Passino gli insulti ma, anche se usata come intercalare, la bestemmia in Consiglio non ci sta proprio. Invito il presidente della Commissione controllo e garanzia (lo stesso Celloni) a dedicare una delle prossime riunioni a queste modalità di espressione e a rimarcare alcune regole. Mi dà fastidio sentire certe parole”. A difesa del consigliere dei Popolari Liberali è intervenuto, invece, Baldo Flori: “Celloni non ha bestemmiato, ha usato un’espressione in gergo, pesantemente negativa, che può suonare un’offesa ma non aveva chiaramente l’intenzione di offendere Nostro Signore”.

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