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30/03/2009

"CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE ESISTE UNA RETE DI SERVIZI"

Il dibattito dopo l'interrogazione di Flori (Modena a colori) all'assessore Monticelli

 

“Qualunque struttura pubblica che entra in contatto con una donna che ha subito violenza deve innanzitutto riuscire a cogliere il problema, spesso nascosto o negato, e poi sapere come agire per indirizzarla verso il percorso più efficace possibile. A Modena, da dicembre 2007, esiste un protocollo operativo fra Comune di Modena, Forze dell'ordine, Servizi sanitari, associazioni di volontariato, che mette in rete tutte le strutture che operano in questo campo da lungo tempo”. Così l’assessore alla Polizia Municipale del Comune di Modena, Gualtiero Monticelli, ha risposto in Consiglio comunale all’interrogazione presentata da Baldo Flori, Modena a colori, sulla proposta di creare una struttura al femminile della Polizia Municipale per accogliere le denunce delle donne vittime di violenza.
Baldo Flori ha ricordato “la proposta avanzata da un’organizzazione sindacale, fortemente rappresentativa all’interno dei Vigili urbani, per istituire un apposito ufficio unico, con una struttura tutta al femminile, presso la sede centrale, al quale affidare compiti di prevenzione, controllo e repressione, ed intervento in materia di assistenza alle donne”. Flori ha definito la proposta “interessante ed innovativa, al di là degli aspetti organizzativi, tutti da discutere e concordare”, rilevando “la sensibilià sindacale per tematiche di grande rilevanza sociale” e punta a recuperare “un’immagine estremamente positiva dei Vigili urbani, visti in funzione di ascolto e di rassicurazione, ben al di là dei tradizionali compiti”.
L’assessore ha precisato che “la proposta di un sindacato di Polizia Municipale di attivare un ufficio con agenti di sesso femminile dedicato alla prevenzione, assistenza, controllo e repressione del fenomeno è sicuramente apprezzabile per il fine ma, rispetto a quanto stiamo facendo, non è calata nella nostra realtà. Questa proposta è stata palesemente elaborata in un contesto profondamente diverso da quello modenese”. L’assessore Monticelli ha spiegato che “le vittime di violenza si trovano a rivolgersi al pronto soccorso, al medico di famiglia, al consultorio, al centro di igiene mentale, ai servizi sociali, eccetera. Da lì inizia un percorso che deve innanzitutto far riconquistare alla donna la fiducia in se stessa e nei suoi diritti, a rassicurarla dalle sue paure, a convincerla che lei e i suoi figli ne possono uscire con l'aiuto in primo luogo delle strutture pubbliche, delle associazioni di volontariato. I servizi sociali del Comune sono il perno di un sistema che coinvolge l'associazione Casa delle Donne contro la violenza, l'associazione Gruppo Donne e Giustizia, l'associazione Marta e Maria. Danno assistenza psicologia, legale, aiutano a trovare un occupazione e indipendenza economica, un luogo sicuro in cui vivere quando serve. Le Forze dell'ordine – ha continuato l’assessore - operano in questo contesto in un regime di collaborazione e la Polizia Municipale, quando deve attivare procedure di polizia giudiziaria, impiega esclusivamente personale di sesso femminile del nucleo sicurezza. Per migliorare ulteriormente l'attività della Polizia Municipale nel contrasto di questo fenomeno, puntiamo a formare gli operatori di quartiere e del contact Center, che sono maggiormente in contatto con i cittadini, in un corso di formazione per cogliere i cosiddetti “eventi sentinella”, quei fatti cioè che possono far supporre un contesto di violenza”. L’assessore ha inoltre ricordato che “le violenze sessuali in luoghi di libera frequentazione generano grande attenzione nei media e grande allarme sociale fra i cittadini, ma sono una piccola minoranza di quelle perpetrate: il 90-95 % delle violenze avviene in ambito familiare o da persone che lo frequentano abitualmente”.
Nel dibattito, Mauro Manfredini, Lega, è intervenuto affermando: “se lei sarà ancora assessore, come spero di no, al prossimo mandato, le consiglierei di dare risposte più brevi e più chiare. Condivido questa proposta, ho apprezzato molto l’intervento del collega Flori, e chiedo che il nostro assessore Arletti chieda scusa per le dichiarazioni fatte sulla stampa rispetto al corso di difesa organizzato dai comitati cittadini per la sicurezza: lei, assessore, non si può permettere di dichiarare che un’iniziativa contro la violenza alle donne non è all’altezza dell’intelligenza dei cittadini modenesi. Sappiamo tutti che la maggior parte delle violenze si svolgono in casa, ma voi quali garanzie date alle donne che subiscono stupri?”
Ivo Esposito, Forza Italia, ha ricordato che “una donna ha paura di andare a denunciare violenza e stalking da parte del proprio marito. Mi dispiace che Modena non abbia seguito l’esempio di Parma, dove c’è un ufficio gestito in gran parte da vigilasse donne. Si tratta di dare consigli, indipendentemente dalla violenza e dal mero discorso punitivo. È fondamentale per una donna sapere che c’è un punto di ascolto, di aiuto, una struttura pubblica”.
Simona Arletti, assessore alle Pari opportunità, ha spiegato: “abbiamo preso in esame la proposta dei comitati per la sicurezza e non ci è sembrata adatta alla nostra realtà. Sul fronte dell’ascolto, del sostegno psicologico e della consulenza legale esistono già tante azioni in questa città, a differenza di Parma esiste una vera rete in cui i servizi sociali operano, in stretto collegamento con le associazioni che si occupano di violenza alle donne, con la Polizia municipale e con le altre istituzioni. Occorre sicuramente approfondire la formazione degli operatori, anche quelli del call center della Polizia municipale, in modo che sappiano dove indirizzare le donne all’interno dei servizi della rete esistente. Per quanto riguarda i corsi di autodifesa, non intendo scusarmi: i comitati hanno fatto qualcosa di molto diverso da ciò che facciamo di solito. In genere noi lavoriamo in rete, non uno contro l’altro allo scopo di farci le scarpe. Non si organizza nello stesso periodo del nostro corso un’iniziativa identica e alternativa”.
Rosa Maria Fino, Società civile per il partito socialista, ha detto: “credo che la rete di servizi che esiste nella nostra città meriterebbe una maggiore considerazione da parte dei colleghi consiglieri, che dimostrano di non conoscerla. Ci sono due case rifugio che offrono alloggio, in caso motivato di abbandono del tetto coniugale per violenza e maltrattamenti. Ci sono servizi di assistenza sociale che seguono le donne passo passo. I corsi di autodifesa vanno bene, ma perché le donne devono sentirsi continuamente oggetto di tutela? Il problema è sempre a monte: c’è bisogno di educare gli uomini a una cultura diversa, fin dalla scuola”.
Andrea Leoni, Forza Italia, ha affermato: “su questo tema c’è grande attenzione da parte di tutte le forze politiche, sia locali sia nazionali. In questo Consiglio comunale la maggioranza e la giunta dimostrano sempre un senso di fastidio quando arrivano proposte, suggerimenti o consigli: se non sono orientati politicamente, diventano subito carta straccia, o tuttalpiù materiale che serve per fare campagna elettorale. Questa proposta viene da un sindacato che non è stato tenero con l’Amministrazione, ha fatto semplicemente il proprio dovere, difendendo i propri associati. Nessuno ha detto che Modena non fa nulla per le donne”.
Achille Caropreso, Pd, ha dichiarato: “bisognerebbe chiedersi che fine hanno fatto i soldi promessi dal Governo per i centri antiviolenza, perché non ce n’è più traccia. Modena è una città dove si fa fatica a dire che non si agisce, che si è carenti sul piano degli interventi a favore delle donne. Certo che ogni sistema è migliorabile, ma è impossibile non riconoscere che lo status quo raggiunto nella nostra città è di avanguardia per risolvere i problemi e venire incontro ai bisogni delle donne vittime di violenza. Purtroppo, non sempre le vittime di violenza domestica sono disponibili a denunciare il proprio caso”.
Sergio Rusticali, Ps, ha osservato: “l’obiettivo che vogliamo raggiungere è di offrire sempre una maggiore tutela alle donne. E non credo che in questo senso si debba essere chiusi alle proposte che vengono dall’esterno. Bisogna prendere degli accorgimenti per capire, ad esempio, se l’attuale personale può essere in grado di sopperire a un servizio che, a quanto capisco, ad oggi non esiste nella stessa forma che è stata data nella città di Parma. Ma se questo è il quadro di riferimento, io non sono pregiudizialmente contrario”.
Ercole Toni, Pd, ha detto: “purtroppo anche questa interrogazione ha dato vita al solito teatrino di offese e rissa. Questo dispiace, perché si tramuta questa aula di consiglio in qualcosa che non dovrebbe essere, con improperi e insulti. Non siamo qui per capire se va meglio qui o in qualche altra provincia. Siamo qui per cercare di migliorare la situazione nella nostra città. Quando si è lavorato con le associazioni di volontariato alcuni mesi fa per l’emergenza freddo, si è cercato di tenere a disposizione 6 posti letto di emergenza per le donne vittime di abusi e violenze che potessero averne bisogno”.
Teodoro Vetrugno, Pd, ha dichiarato di apprezzare l’interrogazione del collega Flori, “perché ci consente di riflettere sulla rete di servizi esistenti, una rete efficiente ma che sicuramente si può migliorare. Non importa se la proposta che è arrivata viene da un sindacato che su altre questioni si è schierato contro l’Amministrazione. Vorrei entrare invece nel merito della proposta: non penso che le agenti di Polizia municipale debbano fare le psicologhe, o rispondere a esigenze che non fanno parte del loro ruolo. Serve sicuramente una rete di coordinamento tra le istituzioni e le associazioni di volontariato, senza cadere in tentazioni di propaganda elettorale”.
Paolo Ballestrazzi, Modena a colori, ha detto: “continuo a credere che una delle funzioni della Polizia municipale sia ascoltare i cittadini, piuttosto che stare a vedere un filmino di una videocamera per poi elevare delle contravvenzioni con il photo red. È vero che abbiamo i presidi, le specificità e le competenze, ma se sorgono i comitati è chiaramente un segno che questa città si sente insicura. Se sono nati 17 comitati, evidentemente qualche problema di rapporto tra Amministrazione e sentire dei cittadini c’è. Non possono essere tutti e 17 comitati di agit prop che vogliono mettere in difficoltà la giunta Pighi”.
Maurizio Dori, Pd, ha affermato: “si finge di non sapere che la responsabilità di gestire la sicurezza a Modena non è del sindaco: il sindaco partecipa ai tavoli di coordinamento, ma deve operare congiuntamente con il prefetto, il questore e le altre istituzioni. Tutti i sindacati di polizia, anche il capo della polizia, affermano che il comparto oggi non è in grado di fare fronte alle esigenze di sicurezza. Il Governo dovrebbe fare qualcosa per ottimizzare la gestione del personale, creare coordinamento tra le pratiche burocratiche. La Bossi Fini sta creando molti problemi: le badanti che fanno il proprio mestiere non devono essere costrette a rinnovare ogni anno il permesso di soggiorno”.
Baldo Flori, Modena a colori, ha dichiarato: “su come funziona la città di Modena non ho bisogno di lezioni da nessuno. Vorrei essere giudicato per quello che scrivo e dico, non su quello che qualcuno vorrebbe farmi dire. Ho posto un problema molto specifico: il parere della giunta su una proposta concreta, che si inserisce in uno di quegli appelli dell’assessore Arletti, che invita i comitati a collaborare con le istituzioni. Cosa c’è di più collaborativo di una proposta come quella che è stata avanzata? Non abbiamo dato giudizi sulla rete che esiste sulla violenza contro le donne. Ma il problema è che una delle caratteristiche di questa giunta è stata la blindatura, che nasce da uno spessore culturale debole, spaventato nel confrontarsi con delle proposte alternative o integrative, come quella che era sul piatto oggi. Credo sia giusto l’approccio del collega Vetrugno: le proposte vanno verificate nel merito, a prescindere da chi le avanza”.
L’assessore Monticelli ha replicato leggendo parte del documento della proposta del Sulpm: “si parla di assistenza alle donne da parte dell’ufficio di Polizia Municipale dal punto di vista psicologico, materiale e normativo. Non credo sia questo che noi chiediamo a un ufficio di Polizia Municipale. Dal punto di vista gestionale questa proposta non è praticabile. È necessario che ognuno agisca secondo le proprie competenze. La Polizia Municipale di Parma, date anche le recenti vicende, non mi pare davvero un esempio da seguire: credo che abbiano semplicemente bisogno di ricostruirsi un’immagine. Questa interrogazione comunque ha consentito di fare il punto sulla situazione e di individuare eventuali azioni da mettere in campo, per intercettare prima possibile i problemi di sicurezza e riuscire a contrastarli”.

 

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