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24/03/2009

VARIANTE POC - RUE, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri sulla delibera presentata dall'assessore all'Urbanistica

 

È stato lungo e intenso il dibattito in seguito al quale il Consiglio comunale di Modena ha adottato la variante al Piano operativo comunale e al Regolamento urbanistico edilizio. A favore della delibera, presentata in aula dall’assessore all’Urbanistica Daniele Sitta, Pd (ad eccezione del consigliere Campana), Ps, Società civile per il partito socialista, Sinistra per Modena. Contrari An, Forza Italia, Lega Nord, Modena a colori, Italia dei valori, Rifondazione comunista e il consigliere Pd Giuseppe Campana. Astenuti Verdi. Assenti Popolari per il centro sinistra, Popolari liberali, Udc. Dopo l’adozione, ci saranno due mesi per le osservazioni e poi si passerà all’approvazione dell’atto. Il Consiglio ha inoltre respinto una mozione presentata da Andrea Galli, An, che chiedeva “le dimissioni del sindaco o la sospensione di questa ulteriore urbanizzazione”. A favore hanno votato Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega, astenuti Modena a colori, contrari tutti gli altri presenti.
Il primo intervento nel dibattito è stato di Olga Vecchi, Forza Italia, che ha detto: “c’è troppa discrezionalità e poco liberismo in questa ennesima variante, che di fatto è una variante al piano regolatore. Non credo che la città la approvi, molti la criticano. Per esempio, se i privati hanno 60 giorni per le osservazioni, perché al Comune occorre tanto altro tempo per rispondere? Il Comune può ricevere il 50% dell’aumentato valore, e anche questo mi pare molto discrezionale. Nelle casse entrano 10 milioni di euro senza curarsi se tutto funziona bene. Si trasformano con molta facilità aree verdi in residenziali, e l’ambiente dove va a finire?”. Olga Vecchi ha inoltre deprecato la consegna di “documenti incompleti e con scarsi allegati” e ricordato che “oggi si vota la variante generale, ma non abbiamo ancora discusso altre varianti, quella del Mercato bestiame o quella di Cittanova 2000”. Secondo Olga Vecchi “serve un piano più trasparente e condiviso, che eviti il consumo di territorio e lo sviluppo selvaggio”.
Ubaldo Fraulini, Idv, ha definito “omnibus” la delibera presentata in aula, affermando: “i temi messi insieme sono diversi e non sempre coerenti. Tre gruppi consiliari avevano chiesto che i temi venissero presentati in tre diverse delibere, per poter entrare nel merito e nel dettaglio delle singole questioni. Questo non ci è stato concesso. Il Peep è uno strumento fondamentale, questo è però un Peep sui generis, con aree marginali, residuali, quasi tutte di proprietà pubblica. La più importante area Peep è via Cannizzaro, zona dove sorgono 3 pozzi e il depuratore dell’acquedotto: su questo servirebbe un approfondimento, uno studio di merito geomorfologico per dare opportune garanzie rispetto agli acquiferi e ai pozzi. Questa che si fa non è pianificazione urbanistica, è contrattazione su come destinare il territorio: noi non siamo d’accordo. Ad esempio, il campo di calcio Cesana sorge in una zona sotto gli standard, dovrebbe diventare una zona verde e non essere destinato ad alloggi. Per via Amendola e via Vignolese ci sono trasformazioni da abitazioni a uffici: cose che non andrebbero nemmeno contrattate, ma semplicemente rese note per trasparenza ai cittadini. Un cambio che adesso sembra insignificante, ma che può avere conseguenze in futuro in termini di traffico, di servizi, di congestionamento generale. Forse stiamo rispondendo a caso? Ancora, in via Seghedoni si passa da un capannone a 20 abitazioni: forse ci poteva essere un mix, anche con garage, per esempio. La cosa più problematica secondo noi è San Cataldo: in una zona di grossa ristrutturazione si dà un beneficio di costruzione di 48 case più altre villette a schiera in cambio di terreno che non vale nulla, che il Comune potrebbe acquisire a prezzo agricolo. A chi serve questo? Cosa stiamo andando a fare in questa zona? Non ha senso una politica del carciofo senza una visione complessiva. Chiedo la sospensione di questa delibera”.
Michele Andreana, Pd, ha detto di non essere un esperto di urbanistica, “una materia complessa che richiede conoscenze specifiche”, ma ha chiarito: “sul piano del Governo potremo fare una valutazione quando l’intervento sarà definitivo, ma non credo si tratti di pianificazione urbanistica, quanto piuttosto del rischio di una incontrollata espansione. Un anno fa – ha detto Andreana – abbiamo votato una variante generale stabilendo i criteri da adottare per gestire le variazioni di destinazione d’uso e il cambiamento di valore patrimoniale conseguente. Già allora i consiglieri Fraulini e Rossi, ancora membri del Pd, non votarono a favore, suggerendo la necessità di un nuovo Psc. A suo tempo abbiamo deciso che le aree di attrezzature generali o di servizi ridondanti potessero essere destinate ad abitazioni. Nell’ultima commissione ci sono stati forniti dati inconfutabili: questa città non può rinunciare a gestire la sua esigenza di sviluppo, bisogna fornire spazi alle imprese e abitazioni alle famiglie e ai giovani. Il Psc dovrà definire la dimensione, i confini entro i quali il Piano operativo comunale e il Regolamento urbanistico edilizio si dovranno muovere. Io trovo molto importante che la delibera di oggi contenga anche questo piano di edilizia pubblica sulle aree Peep”. Andreana ha definito la proposta urbanistica “coerente con le scelte di fondo e la gestione futura del territorio, accompagnata dalla rigorosa applicazione del Piano strategico dei servizi”. Ha infine invitato i colleghi a un voto unanime sulla delibera.
Baldo Flori, Modena a colori, ha affermato: “faremo delle critiche, in coerenza alle posizioni assunte un anno fa, quando discutemmo quella che era chiaramente una variante generale. Si tenta di dimostrare la continuità di questa variante con la prassi seguita in passato sul Prg. La relazione dice che non ci sono particolari novità, poi si contraddice. Nella parte più sincera si dice che questa variante è l’applicazione delle importanti novità normative e di contenuto introdotte un anno fa, e questo è ancora il punto centrale del dibattito. Poi c’è la novità dell’edilizia pubblica, introdotta all’ultimo minuto con un bel colpo di teatro. Se però dal 1996 c’era una cadenza annuale delle varianti, come mai lo scorso anno si è portata una così profonda innovazione? Quella era di fatto una variante generale, che non è passata attraverso le regole, i controlli e le garanzie specifiche di una variante generale. Con queste premesse, è inutile esprimersi su singole scelte, quando le procedure hanno un vizio di origine, messo in luce anche dalle osservazioni, sostanzialmente accantonate, della Provincia. Ci sono alcuni obiettivi nobili e altri meno nobili, sottesi. Si parla di diminuire il consumo del territorio, ma poi si aumenta la densità. Si individua una modalità che rende più discrezionale la pianificazione urbanistica, con accordi tra Comune e privati che comportano rischi di arbitrio, abuso e ingiustizie. Si vuole consentire con questi accordi una nuova potenzialità edificatoria ed è questo l’obiettivo di fondo della variante. Vengono fuori 1100 appartamenti in stragrande maggioranza di iniziativa privata, e si rispolvera l’edilizia pubblica facendo riferimento alla mozione del Consiglio comunale. L’obiettivo è avere mano libera, ma non solo per accelerare la ripresa dell’edilizia, per gestire le scelte della città. Il Piano regolatore diventa così una scatola vuota dentro la quale l’Amministrazione può fare quello che vuole senza vincoli”.
Giuseppe Campana, Pd, ha deprecato “i pessimi rapporti tra Giunta e Consiglio soprattutto per quanto riguarda l’urbanistica, un tema centrale per la nostra città e il suo sviluppo futuro”. Campana si è detto “allarmato e perplesso” di fronte a una logica “di infittimento a macchia di leopardo che non migliora la qualità della vita dei residenti attuali e futuri”. Campana ha citato “la scelta di inserire una zona residenziale nella zona del cimitero” e stigmatizzato “la scelta di costruzione in via Cannizzaro, un atto che potrebbe essere avventato e forse non ammissibile ai sensi del piano regolatore dell’’89”. Campana ha rilevato i rischi “di disparità di trattamento tra i proprietari di una stessa zona” e ha sottolineato “i dubbi per una variante che dà l’impressione di una maggiore densità abitativa, con riduzione del verde e della qualità della vita”. Secondo Campana, “la decisione di ridurre gli appartamenti a 75 metri quadrati comporterà una maggiore densità abitativa, che darà vantaggi ai costruttori e non alla vivibilità dei quartieri. Ribadisco – ha detto – la mia contrarietà a scelte che non tutelano il territorio e l’ambiente, né la qualità della vita”.
Angela Bellei, Prc, ha ribadito la richiesta di separazione del dibattito odierno in tre diverse delibere. “Apprezziamo l’attuazione di un ordine del giorno sull’edilizia pubblica”, ha detto Bellei, “tanto più che l’attuale crisi economica danneggia soprattutto chi non ha una casa di proprietà. Modena – ha ricordato – è la prima città in Emilia Romagna per alloggi nuovi invenduti e nonostante ciò si punta a nuove costruzioni. Crediamo si debbano riqualificare aree dismesse puntando sulla qualità e non sulla quantità, senza inseguire le richieste dei privati. Questa variante punta ad aumentare la densità abitativa, utilizzando come unico riferimento gli utili economici verso le casse comunali e non solo. Dobbiamo invertire la tendenza a far crescere il cemento e l’asfalto, senza lasciare spazio al verde e alla mobilità dolce. L’urbanistica ha molto a che vedere con la socializzazione, gli incontri delle persone negli spazi. Basterebbe considerare la nostra vita quotidiana, il modo in cui viviamo gli spazi, tenendo conto delle categorie deboli come anziani, bambini, migranti. Il mattone è un bene rifugio e un eccellente meccanismo di ripulitura di denaro sporco. Il nostro giudizio è negativo, anche se avremmo voluto sostenere con il nostro voto la costruzione degli alloggi per l’affitto sociale”.
Alvaro Colombo, Prc, ha definito l’intervento del Comune “una manovra significativa ben oltre i numeri, e radicalmente diversa dal piano del Governo Berlusconi. Questa variante – ha detto – cerca di mettere in sintonia le domande sociali con le esigenze del territorio, per garantire uno sviluppo equilibrato. Ci saranno nuove aree destinate ai servizi alle persone, e non necessariamente aumentare la densità abitativa significa gravare sulla città. Se rispettiamo il Piano generale dei servizi, possiamo risparmiare territorio, garantendo uno sviluppo adeguato alle esigenze dei cittadini senza consumo di aree non ancora urbanizzate. Ci sono anche altri aspetti positivi: le risorse da reinvestire nella città attraverso l’operazione del 50% del plusvalore delle trasformazioni d’uso. Risorse che poi diventano un volano di crescita dell’economia della città, senza nulla di speculativo, ma con un riappropriarsi di risorse pubbliche importanti per il futuro della città. Ancora, è importantissima la risposta a un bisogno sociale di casa delle fasce deboli. Qui si coniuga la risposta sociale con la tutela dei territori, e il nostro è un convinto voto favorevole”.
Il Sindaco Giorgio Pighi ha detto: “ho sentito alcune osservazioni rispetto al tema della densità abitativa sulle quali vorrei puntualizzare. Quando in passato siamo intervenuti a ridefinire le dimensioni dell’edilizia abitativa, siamo partiti dalla riduzione della composizione delle nostre famiglie. Questo non è consumo del territorio, ma riequilibrio sui territori già urbanizzati. Questo è un intervento di pianificazione che rispetto all’esigenza di edilizia economica e popolare dà una risposta molto importante, con oltre 500 alloggi Peep. Gli strumenti di pianificazione sono indispensabili e hanno una caratteristica: fanno la fotografia dell’esistente nel momento in cui vengono approvati. Quando le situazioni cambiano è necessario governare questo cambiamento. L’articolo 18 prevede gli accordi con i privati, per evitare che l’urbanistica vada contro l’economia. Con questo strumento, con trasparenza e criteri, si danno risposte alle trasformazioni dell’economia. Anziché, come si dice a livello nazionale, consentire a tutti di allargare del 20%, qui chiediamo caso per caso di venire in Consiglio comunale, con un elemento di garanzia: i criteri prefissati. Sono preoccupato perché ho sentito interventi duramente contrari a questo impianto normativo. Non è questa la sede in cui discutere degli accordi con i privati, questo lo prevede la nostra legge regionale. È chiaro che si tratta di uno strumento con dei rischi, che va gestito bene, ma che produce valore sul nostro territorio. Non vorrei che con l’uso disinvolto di parole come scempio e devastazione si copra il pericolo che la nostra città corre a causa delle leggi nazionali”.
Adolfo Morandi, Forza Italia, ha detto: “questa variante ci è stata proposta prendere o lasciare. L’assessore sostiene che con la riduzione della dimensione media degli alloggi ci sarà una riduzione dell’edificabile. In questo caso, il prezzo di quelle abitazioni dovrà salire, e scontrarsi con una difficoltà di trovare collocazione sul mercato. Oppure si finirà per costruire più alloggi piccoli sulla stessa area, con una maggiore capacità da parte di chi va a costruire. Si dice che questo piano risponderà alla domanda di alloggi in città, ma arriva decisamente troppo in ritardo e in un momento decisamente critico per l’edilizia. Inoltre, si sono trovate regole che portano i proprietari all’esasperazione: cedere l’80% al Comune per poter edificare sul 20%. Nel Psc le aree destinate a servizi e infrastrutture sono circa 12 milioni di metri quadri, porzioni di territorio comunale sostanzialmente bloccate. Regolamenti che hanno portato anche un eccesso di aree per servizi e infrastrutture: il doppio rispetto agli standard delle leggi regionali, una cosa di cui non credo ci si debba vantare. Significa avere bloccato vaste aree della città, slegando il territorio con conseguenze sulla sua frammentazione, problemi di viabilità e collegamenti. Infine, la legge voluta dal Governo non è il Piano casa, ma punta a rilanciare l’economia, i piccoli artigiani e le imprese”.
Ivo Esposito, Forza Italia, ha deprecato “la scelta delle trattative con i privati in merito di urbanistica. La legge – ha detto – dovrebbe essere uguale per tutti, l’ambiente è di tutti. Non è giusto che si sia lasciata la possibilità di definire due casi uguali in modo diverso, a causa delle trattative individuali”.
L’assessore Sitta ha replicato, sottolineando che “su temi complessi è normale avere opinioni diverse. Quello che non dovremmo fare – ha detto Sitta – è distorcere i dati oggettivi e con essi la verità. Su questi dati ci vorrebbe la coerenza e la correttezza di valutarli per ciò che sono. Rispetto al Psc del 2003 non sono state introdotte modifiche. La decisione di ridurre il taglio medio degli alloggi diminuisce la superficie costruita sul territorio, non la aumenta. Non abbiamo modificato il numero degli alloggi, che è rimasto quello, anzi abbiamo di fatto ridotto la superficie edificabile. Ci siamo dati regole precise e trasparenti per trattare tutti gli accordi con i privati previsti dalla legge regionale, per le trasformazioni d’uso consentite dal nostro piano strutturale e per le maggiori potenzialità edificatorie. Ogni volta le domande vengono presentate con lo stesso criterio e lo stesso metro. Se ci sono due cittadini nella stessa zona che propongono la stessa cosa avranno la stessa risposta. Chiediamo che siano rispettati gli standard per i parcheggi, le urbanizzazioni secondarie e tutti i criteri fissati. Cerchiamo semplicemente di fare in modo che i vantaggi delle trasformazioni non vadano interamente in tasca ai privati, ma che rimanga una parte alla collettività. Siamo l’unico Comune che sta attuando i Peep nel 50% delle aree, quando la legge regionale sta mettendo come obiettivo il 20%. Nei nostri Peep si acquistano le case a 1600 euro al metro, abbattendo la rendita fondiaria e facendola tornare nelle tasche dei cittadini. La sostanza di questa variante è dare la casa ai modenesi che ne hanno bisogno e consentire alle imprese che ne hanno la possibilità di espandersi. Tutto il resto sono cose che hanno poco a che fare con la sostanza”.
Mauro Tesauro, Verdi, ha ricordato il voto positivo dato alla precedente variante, affermando: “fu un voto sofferto perché non mancavano le perplessità su alcune osservazioni della Provincia. Tra le cose positive ci sono le prescrizioni energetiche, la tutela del territorio agricolo. Oggi non si fa altro che applicare quanto deciso l’altra volta. Anche noi eravamo d’accordo sullo spacchettamento della delibera, una risposta non impossibile ma respinta. La parte positiva di questo atto è il tema del Peep e dell’affitto sociale. Questo è ben diverso dal distruttivo piano casa che viene ventilato. Le perplessità riguardano l’area di via Cannizzaro e la presenza dei pozzi. C’è un’area riservata agli eventuali bisogni di Hera e crediamo andrebbe tutelata. Ci riserveremo nel corso dell’iter di confronto di presentare delle proposte di stralcio”. Tesauro ha annunciato voto di astensione.
Mauro Manfredini, Lega, ha detto: “abbiamo fatto una piccola indagine sugli alloggi che arriveranno. In alcune zone sembra che manchino un po’ i servizi, ad esempio via Toscanini. Nella zona della Prolatte, con l’obbligo di costruire un parco potranno sorgere 228 alloggi di privati. Su via Cannizzaro ci sono vincoli rigidissimi a causa dei pozzi naturali, e comunque non è detto che un domani Hera possa avere bisogno dell’area. Avevo presentato un ordine del giorno per chiedere di stralciare questa parte: 210 alloggi sono tanti. Noi non siamo favorevoli, avremmo preferito suddividere la delibera in diverse parti, e il nostro parere sarà contrario”.
Baldo Flori, Modena a colori, ha detto: “la parola più usata in questo dibattito è stata coerenza. Noi siamo consapevoli che c’è un’abile regia in tutte queste decisioni. Si vuole costruire lo sviluppo della città senza un confronto con il Consiglio. Si propone con una variante, di fatto generale, di avere le mani libere nel gestire l’esistente, con accordi di pianificazione in cui vige la stessa logica. Non è possibile mediare gli interessi tenendo le mani libere. Noi su questo non siamo d’accordo. Il piano regolatore del 2003 si sta modificando in modo strisciante, senza fare i conti con le procedure previste dalla normativa. Anche la Provincia ha espresso sostanzialmente le stesse osservazioni, e il nostro voto sarà contrario”.
Sergio Rusticali, Ps, ha annunciato il voto favorevole sulla delibera da parte dei due gruppi socialisti: “considero questo un voto politico, sul quale si dovrà riflettere in futuro. Qualcuno ha definito questo strumento il modo di definire ciò che succederà in futuro, ma io aggiungo: si dovrà sempre passare per il Consiglio comunale. Ci siamo dotati di strumenti urbanistici, in questa città, che niente hanno a che fare con il piano casa del Governo. La proposta del Governo è il contrario di quello che stiamo facendo a livello locale in termini di trasparenza nel momento in cui interveniamo sul nostro territorio. In questo caso sono aree già urbanizzate, non andiamo a intaccare, ma diamo risposte a cittadini e imprese. Un voto che non sia a favore è un atto politico sul quale la maggioranza dovrà misurarsi”.
Ubaldo Fraulini, Idv, ha detto: “noi riteniamo che la risposta alla crisi non debba essere di quantità, né attraverso il piano casa, né il ponte sullo stretto di Messina, né l’edilizia indifferenziata. La risposta deve essere di qualità, innovazione energetica, riqualificazione, recupero e riutilizzo funzionale di spazi. Si è parlato di dare risposta alle aziende: via Cherubini, con un pezzettino che diventa residenziale, senza servizi, non mi pare una risposta. Anzi, si creano le premesse per una litigiosità futura. Per i cittadini che chiedono la casa, la risposta è il Peep. Bisogna acquisire le aree a prezzo agricolo per fare quelle case, anche nel recupero, nella riqualificazione: c’è uno strumento privilegiato che costituisce automaticamente variante al Piano regolatore. Quanto alla dimensione media, se su 10 mila metri quadrati ho una dimensione media di 75 metri quadri costruisco 134 anziché 100 alloggi. Se si utilizzano le aree per attrezzatura, riducendole, si riduce la qualità urbana. L’interpretazione che si dà della legge regionale è molto spinta. Le cose proposte vanno fatte in relazione alla valutazione della rete di servizi. Questa delibera è illegittima rispetto all’attuale Piano regolatore. Avremmo voluto votare a favore di alcune proposte, ma nel complesso non possiamo. Voteremo contro”.
Michele Andreana, Pd, si è rammaricato della mancanza di “un’adesione più ampia a questa delibera. Sappiamo – ha detto – che la prossima consigliatura dovrà misurarsi su un nuovo Psc. Vogliamo togliere ogni dubbio sul fatto che noi siamo per uno sviluppo di qualità. Certamente vediamo anche la valenza politica di questo dibattito, e vogliamo misurarci con le osservazioni venute dalla maggioranza e dall’opposizione, senza veti ma senza che si discuta a lungo sulla legittimità degli atti. Il punto di equilibrio che troveremo deve essere politico”.
Il consigliere Andrea Galli, An, ha poi presentato un ordine del giorno firmato da An, Lega e Forza Italia, che “invita la Giunta a soprassedere a questa ulteriore urbanizzazione o, nel caso voglia pervicacemente proseguire su una strada di espansione probabilmente sbagliata e velleitaria, a dare immediatamente le dimissioni”. Galli ha detto: “voi siete la mosca sulla coda di un cavallo che va per la sua strada. Lo si vedrà bene su queste delibere e su delibere simili a questa, quali sono i rapporti di forze in questa Amministrazione. Gli amici di Italia dei Valori sono usciti dalla maggioranza con molti dolori, ma un giorno fanno dei passi avanti e un giorno dei passi indietro”.
Michele Barcaiuolo, An, ha affermato: “i missili che sono volati tra la maggioranza sono figli delle trattative in corso per un’eventuale nuova giunta. Non vorremmo però che si facessero queste cose sulla testa dei cittadini. Le affermazioni dei consiglieri Pd, Partito socialista e Italia dei valori mostrano una grande spaccatura. Condivido appieno le osservazioni del collega Flori: serviva una modifica del Prg”.
Dopo l'adozione della variante al Poc-Rue, ora ci saranno due mesi per presentare eventuali osservazioni e poi l’atto tornerà in aula per l'approvazione definitiva, che spetterà al nuovo Consiglio comunale che si insedierà dopo le elezioni amministrative.
 

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