E’ trascorso oltre un secolo da quel 20 febbraio 1909 in cui Filippo Tommaso Marinetti pubblicò sul quotidiano francese “Le Figaro” il “Manifesto del Futurismo”, che diffuse in Europa un dirompente messaggio di rottura col passato e di esaltazione del progresso.
A oltre cento anni di distanza, la Sala del Paradisino di corso Cavour 52 ospita da venerdì 29 gennaio (inaugurazione alle 18.30) a domenica 28 febbraio la mostra “Futuristi a Modena”, promossa dall’associazione culturale Hic et Nunc, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, dalla Circoscrizione 1 e dall’assessorato alla Cultura del Comune (da martedì a venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, ingresso libero, informazioni al numero 059 2033480).
Curata da Graziella Martinelli Braglia (il progetto espositivo è di Fausto Ferri), la mostra propone una selezione di opere di Balla, Severini, Romani, Anton Giulio Bargaglia e di autori vicini alla città, come Uberto Bonetti, che fissò Modena tra le sue aerovedute, e il precoce futurista toscano Maio Nannini, i cui dipinti giunsero in una collezione cittadina per via familiare.
“Gravata da quel conservatorismo proprio delle società fondate su un'economia agricola e, dal profilo artistico, vincolata da una prestigiosa tradizione accademica, Modena potrà assistere, stupefatta e divertita forse più che scandalizzata, alla seconda tornata del Futurismo, quando, verso il 1930, una piccola cerchia di artisti e intellettuali, nati nel primo decennio del secolo, finalmente daranno una scossa all'apparato culturale cittadino”, spiega Graziella Martinelli Braglia.
Rinvigorito dai turbolenti soggiorni in città di Marinetti, il circolo futurista intende sommuovere il clima provinciale proponendo una nuova creatività in forme alternative e spesso clamorose, mediante mostre, conferenze, performance dai tratti talora goliardici. E’ in questo clima che si esprime la multiforme attività di Mario Molinari, esemplificata da importanti dipinti di aeropittura e polimaterici. Spirito estroso e vulcanico che ama stupire indossando una giacca a enormi quadri ricavata da una coperta da cavallo, egli è autore anche di un’esuberante produzione grafica, restituita in mostra da bozzetti progettuali, locandine e soprattutto caricature sulle riviste umoristiche degli anni Venti-Trenta, le stesse a cui collabora Giovanni Grimaldi, altro caricaturista fiancheggiatore del Futurismo. Nel 1894 Modena aveva dato i natali anche ad un altro protagonista del movimento, Enrico Prampolini, di cui si possono ammirare in mostra due autoritratti e vari fogli di taccuino, alcuni provenienti dalla Raccolta del disegno contemporaneo della Galleria civica di Modena.
Accanto alle tavole “parolibere” del finalese Pietro Gigli, intrepido scrittore futurista che avrebbe consumato il suo migliore impeto sperimentale nei centri maggiori, una vera scoperta è rappresentata dai componimenti, tra Futurismo e Surrealismo, dell'aeropoeta Alfonso Bossetti, dalle cui carte emergono anche inedite fotografie che proiettano atmosfere e personaggi di quella Modena che nel Futurismo sperimentò nuovi orizzonti.
“Della stagione futurista modenese – prosegue la curatrice della mostra - rimane un cospicuo nucleo di opere pittoriche, componimenti letterari – gli inediti di Alfonso Bossetti – e una ricca attività grafica per la progettazione di allestimenti, l'editoria e la pubblicità; grazie a quest'ultima, si può anzi dire che la sigla del Futurismo e la sua ventata ‘modernista’ abbiano permeato tanta parte della quotidianità cittadina”.
E’ proprio la pubblicità il terreno nel quale la sigla d'ispirazione futurista sembra meglio attecchire: dalle etichette di bottiglie alle rubriche telefoniche, sino agli stampati al mondo automobilistico e alla nascente “scuderia” di Enzo Ferrari. Proprio nella città dei motori, i miti futuristi della macchina e della velocità troveranno la loro compiuta realizzazione.
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