Subito dopo la comunicazione del sindaco Giorgio Pighi, nella seduta di ieri, lunedì 26 luglio, il Consiglio comunale ha dibattuto sulla questione Esselunga-Coop Estense. La discussione è scaturita dall’interrogazione “Destinazione d’uso dell’area ex Consorzio agrario”, firmata dai consiglieri Adolfo Morandi (Pdl), Mauro Manfredini (Lega nord), Eugenia Rossi (Idv) e trasformata in interpellanza. 
Per Vittorio Ballestrazzi (modenacinquestelle.it) il sindaco nel suo intervento “è entrato troppo nel personale, non vorrei che quest’Aula finisse per diventare un tribunale dove solo una parte è rappresentata”, ha detto, aggiungendo che “la soluzione prospettata di realizzare case popolari al posto del supermercato va contro il buon senso della politica”. Davide Torrini (Udc), secondo il quale l’unico vincitore nella vicenda è chi ha venduto i terreni, Modena “è bloccata da monopoli storici e, se nell’area dell’ex Consorzio nascesse un supermercato che non fosse di proprietà né di Esselunga né di Coop Estense, la città ne trarrebbe vantaggio”. 
Per il Pdl, Olga Vecchi ha detto di non credere all’esistenza di un “patto occulto”; invece “il fatto che dove dovevano sorgere servizi e supermercato ci sono ruderi, è il risultato dell’inadempienza dell’Amministrazione comunale”. Infine, “è inutile che sindaco e assessore, non in carica quando è nata la querelle, se la prendano tanto”, ha affermato. Per Andrea Leoni “la città è dominata da un evidente monopolio e a vincere gare e bandi sono sempre le stesse persone, anche se nel rispetto della legalità formale”, mentre ritiene che “non riguardi il Consiglio la vicenda legale tra Sindaco e Caprotti. Anche Andrea Galli (Modena nuova) ha escluso “ci siano delle scorrettezze giuridiche da parte dell’Amministrazione comunale, invitando a tenere distinto il piano giuridico amministrativo, in cui il Sindaco ha ragione ad arrabbiarsi”. Secondo il consigliere, però, “prima che la legge cambiasse, il Comune avrebbe potuto approvare il piano particolareggiato e consentire l’apertura del supermercato Esselunga”. Mauro Manfredini (Lega nord) ha rimarcato la differenza “tra chi possiede oltre 40mila metri quadrati del terreno in discussione, cioè Caprotti, e chi ne possiede solo 7-8mila” e ha auspicato una soluzione che possa accontentare le parti. Mentre per Sergio Celloni (Mpa), che aveva presentato un ordine del giorno non discusso sull’argomento, “la città ha già troppi supermercati e non di grande distribuzione ma del rilancio del piccolo commercio ci sarebbe bisogno”. Eugenia Rossi (Idv) ha parlato di empasse politica e ha chiesto che il Consiglio attivi già a settembre una Commissione per riflettere su come si è arrivati a questa situazione e su come si possa uscirne. 
Per il Pd, Maurizio Dori ha difeso l’operato del sindaco Pighi e la serietà dell’assessore Daniele Sitta e ha detto che “Esselunga detiene a Milano ha il 43 % del mercato, oltre il 60 % a Lucca e in molte altre città dove pratica prezzi superiori alla media”. Francesco Rocco ha sottolineato “il forte radicamento e il ruolo importante della cooperazione a Modena, dove prospera un’economia plurale in cui tutti i tipi di imprenditoria sono presenti e le imprese garantiscono attenzione al capitale umano, al territorio e rispetto delle regole”. Giandomenico Glorioso che ha definito “grezzo e rozzo l’attacco condotto da alcuni parlamentari modenesi”, ha detto “di apprezzare il suggerimento di Torrini di chiamare in causa un terzo soggetto, ma non crede che il Comune abbia il potere per farlo”. Michele Andreana ha ringraziato il sindaco per la fermezza della risposta: “Di fronte ad atteggiamenti di questo tipo è l’intera città che deve reagire”, ha commentato e si è chiesto se “la campagna di stampa diffamatoria in atto sia volta a cambiare la realtà modenese, dove la cooperazione, che esiste dall’inizio del secolo, è diventata una realtà economica e imprenditoriale capace di concorrere con le più grandi multinazionali”. Pini Luigi Alberto (Pd) si è detto d’accordo con la soluzione “salomonica” prospettata dall’assessore Daniele Sitta di destinare al centro commerciale un’altra area di proprietà comunale da mettere all’asta. L’assessore all’Urbanistica ha infatti spiegato come i ripetuti inviti a presentare un piano particolareggiato concordato, fatti dal Comune alle due parti, siano falliti e “l’unica soluzione per sbloccare il comparto sia sottrarre l’oggetto del contendere, cioè il centro commerciale da 1500 metri quadrati”. 
In sede di replica, Adolfo Morandi ha sottolineato “il danno subito dalla comunità modenese” e ha ribadito la sua convinzione che per la legge sui Piani di recupero “il Comune avrebbe potuto approvare il piano particolareggiato”. Una tesi contro cui si è fermamente espresso il sindaco Giorgio Pighi il quale, nella risposta ha anche nuovamente sottolineato la gravità dell’attacco subito che “insulta l’intera Amministrazione comunale”. “E’ questa la prima nella mia vita che faccio una querela a titolo personale - ha affermato - mi hanno messo nella situazione di dover difendere la mia reputazione, non è una questione di destra o di sinistra. 
 
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