“L’Italia senza unità sarebbe stata solo un’espressione geografica, un puzzle di frammenti arretrati, una replica, più bella quanto a beni culturali, dei Balcani. La frammentazione di cui oggi ci lamentiamo sarebbe al confronto poca cosa. La valorizzazione delle nostre realtà locali non passa attraverso le chiusure municipali ma attraverso lo spirito civico nazionale, attraverso il leale riconoscerci nella Costituzione, nel suo progetto di unità democratica complessa e partecipata”.
Con queste parole Carlo Galli, modenese, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università di Bologna e studioso di storia del pensiero politico moderno e contemporaneo, è intervenuto alla seduta solenne del Consiglio comunale di oggi, lunedì 21 marzo, dedicata al 150esimo dell’unità d’Italia.
Il professore ha ripercorso le tappe che hanno portato l’Italia unita a ciò che è oggi, sottolineando contraddizioni e successi del Paese: “La minaccia del declino è però reale e il rischio che le nostre energie si disperdano per mancanza di infrastrutture mentali, sociali, morali e politiche lo è altrettanto. Quindi, più della contabilità tra attivo e passivo, nel passato, è importante oggi comprendere che quei successi sono figli dell’unità, come e più degli insuccessi”, ha sottolineato.
“In nessuna delle realtà preunitarie esistevano le condizioni per uno sviluppo politico, sociale ed economico moderno”, ha proseguito. “Nelle cento città d’Italia, e nelle loro campagne, la modernità non entrava e non sarebbe entrata, se non male, tardi, a rimorchio di chissà quali processi indotti altrove, governati da altri: mancava la scala, l’ordine di grandezza, perché si innescassero le dinamiche di modernizzazione capitalistica, liberale, socialista, democratica”. Per Galli “solo la politica unitaria ha reso possibile l’Italia nel bene e nel male e ha valorizzato la nostra vera ricchezza: cioè la nostra interna diversità, la pluralità delle nostre vite, la complessità del nostro passato, che fanno dell’Italia il Paese culturalmente più ricco del mondo”.
Dopo aver ripercorso il passato, il professore ha poi volto lo sguardo al futuro: “Solo l’unità ci dà un futuro. Ancora oggi quando il quadro unitario s’indebolisce anche il nostro intrinseco pluralismo diventa localismo asfittico. Le nostre divisioni e debolezze traggono senso e possibilità di superamento all’interno di un contenitore che solo la politica unitaria ci ha dato e ci darà”. Per Galli “fare a meno dello Stato unitario, in epoca di globalizzazione, apre prospettive di decadenza economica, di marginalità culturale, di subalternità rispetto a entità politiche ed economiche di dimensioni statuali e sovra statuali”. L’antidoto, secondo il professore è uno: “L’uscita dalla cattiva unità, che genera contraddizioni, è la buona unità; il superamento della cattiva politica è la buona politica”, ha concluso.
Azioni sul documento