“Modena ha un'identità ricca: è città del Romanico e dei motori, del balsamico e dell'enogastronomia, della fotografia, della filosofia e della musica: il bel canto, Pavarotti e la lirica, certamente, ma anche il Beat, fenomeno che è andato oltre la sfera musicale perché ha dato vita ad una autentica rivoluzione culturale e di costume di cui Modena è stata la capitale italiana”. E' questo il commento dell'assessore comunale alla Cultura Roberto Alperoli alla vigilia di “Modena 29 settembre”.
“Si tratta di una storia importante che va comunicata non per commemorarla o per monumentalizzarla, ma perché la consapevolezza di essere stata al centro di un fenomeno così importante accresce l'autostima della città e le dà più fiducia nei propri mezzi. Come per gli individui, infatti, anche per le città l'autostima porta energia e speranza, rendendo la memoria capace di generare futuro”, prosegue Alperoli.
“Il Beat, inoltre, ha dato cittadinanza a due parole come creatività e immaginazione, rendendo per la prima volta i giovani protagonisti. E per i ragazzi, oggi come ieri, è importante immettersi nel solco di una storia potente che si può proseguire. Per questo, fin dalla prima edizione di “Modena 29 settembre”, diamo spazio ai giovani che suonano, affiancandoli ai protagonisti degli anni del Beat, portandoli oggi anche sul palco principale di piazza Grande”.
E con l'idea della vena creativa che la città ha espresso nella musica in diverse generazioni, “il concerto finale - conclude Alperoli - vedrà avvicendarsi artisti che hanno fatto il Beat, altri che sono nati quando il Beat furoreggiava, altri ancora che sono nati quando il Beat era solo un ricordo che aveva generato altra musica, altri comportamenti sociali, altre storie, altra immaginazione”.
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