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24/05/2012

SABATO 26 MAGGIO COMMEMORAZIONE AL PATIBOLO DI MENOTTI

Anche i discendenti del patriota modenese saranno presenti alla deposizione di una corona di fiori, alle 11 al patibolo di Menotti e Borelli in piazzale Primo Maggio

 

Parteciperanno anche tre discendenti di Ciro Menotti, sabato 26 maggio, alla commemorazione del sacrificio del patriota modenese, ucciso 181 anni prima, il 26 maggio 1831, assieme al notaio Vincenzo Borelli, per ordine del duca Francesco IV d'Austria d'Este. L'anniversario sarà ricordato con la deposizione di una corona di fiori al patibolo dei due patrioti, in piazzale Primo maggio, sabato 26 maggio alle 11. Sarà presente l'assessore all'Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè assieme al presidente dell'Istituto per la storia del Risorgimento di Modena. L'Istituto, che a Modena si è ricostituito in occasione delle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia, ha deciso di celebrare ogni anno la ricorrenza dell'esecuzione di Menotti e Borelli. Dopo la cerimonia ufficiale ci sarà una visita guidata alla mostra “Eroiche visioni: storie di duchi e di patrioti”, in corso al Museo civico d'arte in largo Porta Sant'Agostino 337.

Ciro Menotti nacque a Migliarina di Carpi il 23 gennaio 1798. Il padre aveva una ben avviata attività nella lavorazione del truciolo e nella produzione dei cappelli di paglia. Ciro Menotti iniziò attività imprenditoriali in diversi settori e, raggiunto il successo economico acquistò a Modena palazzo Cesis Calori in Corso Canalgrande. Nell’ottobre del 1829, entrato in contatto con l’avvocato Enrico Misley, con i liberali francesi e con i gruppi di esuli residenti a Parigi, Ciro Menotti restò coinvolto in un complotto destinato a passare alla storia con il nome di «congiura estense», con l’obiettivo di portare Francesco IV sul trono di Sardegna. La complicazione imprevista della rivoluzione di febbraio in Francia che portò sul trono Luigi Filippo d’Orléans indusse Francesco IV a un rapido ripensamento. La mattina del 3 febbraio 1831 il duca fece arrestare alcuni congiurati, tra i quali anche il giovane Nicola Fabrizi. Ciro Menotti anticipò alla sera dello stesso giorno l’inizio del moto, ma Francesco IV, probabilmente informato per tempo, la sera stessa del 3 ordinò alle sue truppe di assalire la casa di Menotti dove i cospiratori si erano riuniti. Ebbe luogo una sparatoria nel corso della quale Ciro Menotti venne catturato con altri 43 rivoltosi. Il processo a carico di Ciro Menotti si concluse con una sentenza di condanna a morte per lesa maestà e resistenza a mano armata, che fu eseguita il 26 maggio 1831 mediante impiccagione, nella cittadella di Modena.
Vincenzo Borelli, nato a Modena il 5 gennaio 1786, si laureò in giurisprudenza all'università di Bologna nel 1806 ed esercitò la professione di notaio. Sebbene di idee liberali, non partecipò alla cospirazione di Ciro Menotti ed Enrico Misley; solo il 6 febbraio 1831, all'indomani della partenza da Modena del duca Francesco IV, si occupò della situazione politica che si era venuta a creare, insieme col fratello minore Giuseppe (1793-1835). Si prospettò una soluzione di compromesso secondo cui il governo sarebbe risultato dall'allargamento della vecchia giunta della Municipalità con l'ingresso di tre delegati del popolo. La soluzione non fu accettata dai seguaci del Menotti, che costituirono un governo dittatoriale e dichiararono Francesco decaduto dal trono con una deliberazione rogata dal notaio Vincenzo Borelli. Per questo, il 16 marzo il notaio fu arrestato sotto l'accusa di lesa maestà. La sentenza di morte emanata il 21 maggio fu eseguita il 26.

 

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