A Modena quasi il 26 per cento delle abitazioni occupate è in affitto, con una significativa presenza del pubblico nel mercato della locazione: 16,4 per cento in città contro il 9,6 per cento nel resto della provincia. Ma il disagio abitativo è un fenomeno in espansione: ogni cento alloggi assegnati nell’edilizia residenziale pubblica, ci sono altre mille famiglie che rimangono insoddisfatte.
Lo afferma il Cresme, il Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio, tratteggiando il quadro della situazione e proiettandolo al 2020 con circa 8 mila situazioni a rischio rispetto alle 6 mila del 2010. Si va dai nuclei senza abitazione o in sistemazione precaria (circa 400 le unità del 2010, saranno 465 nel 2020) alle famiglie che soffrono un gravissimo disagio economico nel far fronte ai canoni d’affitto (da 1.400 a oltre 1.500 nel 2020), dai nuclei in cui il canone pesa eccessivamente sul budget familiare (da 3.400 a circa 3.600 nel 2020) alle famiglie di nuova formazione (200 giovani coppie che attualmente cercano risposta abitativa fuori città, saranno oltre 650 nel 2020), fino alle famiglie in forte disagio per far fronte alla rata del mutuo (450 nel 2010, quasi 500 nel 2020), agli studenti e ai lavoratori fuori sede.
Un impegno specifico su questo fronte è suggerito dal Cresme nella piattaforma strategica che propone nell’indagine “e sarà sicuramente uno dei temi di forte impegno nel Psc” assicura l’assessore Gabriele Giacobazzi sottolineando che all’edilizia sociale “sarà destinata almeno la metà dei nuovi interventi in programma (la legge regionale si ferma al 20 per cento), con circa un terzo che sarà riservato all’affitto a diverse fasce di offerta”.
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