Ancora pochi ritocchi e la “Preda ringadora” tornerà a far bella mostra di sé in piazza Grande come uno dei simboli storici di Modena. Il sindaco Giorgio Pighi, l’architetto Rossella Cadignani del servizio Edilizia storica comunale e i rappresentanti del Lions club Modena Estense, che ha finanziato i lavori affidati ad “Artemusa”, questa mattina, sabato 18 maggio, hanno presentato i lavori ormai conclusi, nonostante un rallentamento dovuto alle piogge di questi giorni.
All’apparenza un blocco di pietra naturale senza decorazioni, per i modenesi la “Preda ringadora” è un monumento di grande valore affettivo, che dal Medioevo ha avuto un ruolo centrale nella vita collettiva. Il suo uso e la sua collocazione in piazza Grande, all’aperto per sette secoli pressoché ininterrotti, l’hanno esposta a usura e degrado, e ha avuto bisogno per questo di un intervento di restauro. È stato il Lions club Modena Estense a mettere a disposizione del Comune la cifra necessaria per i lavori alla “Preda”, mentre lo studio preliminare al restauro è stato eseguito dai tecnici del Comune insieme con una equipe del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università. Il blocco di pietra rossa è lungo circa tre metri. Durante il Medioevo veniva utilizzata come palco per i banditori, che notificavano al popolo le grida dei decreti, e per gli oratori che tenevano comizi e arringavano la folla. Da qui il nome “ringadora”, che in dialetto modenese significa appunto “Pietra dell’Arringa”. Su di essa venivano poi messi alla gogna i debitori e i truffatori, oppure vi si esponevano i cadaveri di annegati per poter essere identificati. Era usata anche come pietra del disonore: secondo quanto emerge dall’Archivio storico comunale ogni debitore insolvente, dopo aver fatto il giro della piazza con la testa rasata e uno speciale copricapo, era costretto a “dare a culo nudo suso la preda rengadora, la quale sia ben unta de trementina”, promettendo di saldare il debito con i suoi beni. Simbolo della vita cittadina di cui piazza Grande è il fulcro, la “Preda” presentava le alterazioni tipiche dell’ammonitico veronese collocato all’aperto. Il blocco presentava inoltre alcune mancanze, dovute anche all’urto di un mezzo. Grazie all’intervento del Comune e del Lions Club Modena Estense, la “Preda” restaurata potrà tornare a essere anche in futuro un simbolo del cuore della città. “Per conservarla senza recintarla, lasciandola nel suo luogo storico – raccomanda l’architetto Rossella Cadignani - è importante che tutti sappiano rispettarla. Gesti apparentemente innocui, come salirci in cima, se ripetuti tante volte rischiano di danneggiarla".
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