Ha ottenuto il voto favorevole solo del Movimento 5 stelle, gruppo proponente, l’ordine del giorno che chiedeva al sindaco di chiedere le dimissioni dell’ingegner Maria Sergio, dirigente del settore Pianificazione territoriale e trasformazioni edilizie del Comune di Modena. Nella seduta di giovedì 18 febbraio, la mozione illustrata dal capogruppo del M5s Luca Fantoni, il cui dibattito è stato aperto dal sindaco Giancarlo Muzzarelli e nel quale sono emerse da più parti espressioni di contrarietà, è stata respinta con il voto contrario di Area popolare, Per me Modena, CambiaModena, Forza Italia, Sel, Futuro a sinistra e Pd.
Per il M5s, Marco Bortolotti ha sottolineato che “come politici dobbiamo fornire trasparenza ed essere al di sopra di ogni dubbio: la politica non deve sostituirsi alla magistratura, ma prevenire qualsiasi situazione di inopportunità. Se una persona dice di non sapere una cosa le vogliamo credere, ma se ricopre un ruolo pubblico ha il dovere di fare tutto il possibile per la tutela del bene comune e con un’inchiesta sulla ‘ndrangheta con 117 arresti deve attivare verifiche per capire se gli imputati hanno avuto rapporti con l’istituzione”. Mario Bussetti ha evidenziato che “nessuno ha parlato di colpa” e ha definito “legittima” la posizione di “attenersi alla magistratura, ma più volte abbiamo ripetuto in quest’Aula che la politica deve andare oltre, e ciò comporta scelte antipatiche che non hanno fondamento di indagine e accusa. Ciò che ci ha spinto a fare questa richiesta, che non ci piace particolarmente – ha concluso – è ridare alla politica capacità di dare garanzia, togliendo ogni ombra che c’è su di essa”.
Per il Pd, Paolo Trande ha evidenziato che “il ‘caso Sergio’ rappresenta una controffensiva del M5s dopo il ‘caso Quarto’. Non risultano in essere procedimenti penali sull’ingegner Sergio e, anche rispetto a prevenzione e contrasto alla corruzione sul piano pregiuridico dell’opportunità politica, Modena ha approvato codici etici stringenti e regole sulla trasparenza; siamo tra i primi dieci Comuni per best practice anticorruzione”. Per Andrea Bortolamasi “questa mozione è piena di illazioni e così facendo si porta il livello dello scontro politico su un terreno diverso, quello della presunzione di chi si autocertifica superiore sul piano morale. Questa per noi non è politica: il Comune ha fatto tanto in tema di lotta alla corruzione e trasparenza, ma non per questo ci sentiamo superiori e immuni. Modena non è una città di caccia alle streghe”. Secondo Antonio Carpentieri “è nel Dna del M5s l’approccio che se cade un’ombra allora tutto il vestito è rovinato; il problema è che l’ombra ce l’avesse messa voi. Non avete chiesto chiarimenti ma dimissioni: il processo l’avete già fatto e questo non lo accetto perché è molto pericoloso. Dovevate usare altri strumenti più delicati nel rispetto della dignità della persona e del lavoro che compie”.
Per Francesco Rocco di Futuro a sinistra, “la revoca dell’incarico, per legge, ha come presupposto necessario l’accertamento di responsabilità di natura penale, civile o disciplinare e quanto richiesto dall’ordine del giorno è inammissibile perché fondato su notizie di stampa. Ho sempre avuto simpatia per alcuni temi portati avanti dal M5s, ma se il nuovo cavallo di battaglia è la cultura del sospetto, sarò sempre dall’altra parte”.
Secondo Marco Cugusi di Sel “lo strumento dell’ordine del giorno è sbagliato in questa vicenda. Andava presentata un’interrogazione in cui si chiedeva alla Giunta se aveva fatto approfondimenti in base a notizie di stampa; questo era più che legittimo. Chiedere le dimissioni della dottoressa Sergio vorrebbe dire non farle trovare più lavoro in nessun Comune d’Italia senza che a suo carico ci sia alcuna accusa”.
Per FI, il capogruppo Andrea Galli ha detto di credere nella “presunzione di innocenza fino al primo grado di giudizio, senza attendere il terzo, ma qui siamo ben lontani da tutto ciò. Non so per quale motivo oggi avremmo dovuto chiedere le dimissioni di una professionista per una voce che c’è in giro: o dimostrate qualche reato o vantaggio, oppure non ha senso. Il M5s è figlio del Pd: non ho simpatie per la vostra ghigliottina”. Giuseppe Pellacani ha evidenziato che “il giustizialismo è figlio della sinistra e del comunismo italiano, che si sente moralmente superiore. Mi preoccupa lo stato di allerta desiderato dai giustizialisti, sempre pronti a condannare qualcuno all’istante, perché il diritto di difesa e il giusto processo rispondono a principi di civiltà giuridica e alle esigenze di assicurare valori costituzionali di parità di trattamento, dignità e libertà personale”.
Antonio Montanini di CambiaModena ha parlato di “errore di forma” nell’ordine del giorno del M5s: non si può domandare all’Amministrazione di chiedere le dimissioni di Sergio, che è una dipendente e non ha un incarico politico, quindi al massimo si può chiedere all’Amministrazione di licenziare, ma nel pubblico impiego il licenziamento è ben regolamentato”. Il consigliere ha poi ricordato le “perplessità espresse al momento dell’assunzione di Sergio in quanto moglie di un sindaco di Comune vicino”.
Luigia Santoro di Area popolare ha evidenziato che “la politica non può prescindere dai fatti. Chi può escludere di avere contatti con dei malavitosi completamente ignaro? Credo nessuno, lo dimostrano le vicende della with list. Fino a quando una persona non è giudicata colpevole, è innocente, inoltre il Consiglio non è un tribunale e questa vicenda non è stata posta nella giusta forma”.
Marco Chincarini di Per me Modena ha annunciato voto contrario, ricordando che “la lotta alle mafie è una sola ed è di tutti” ed esortando l’Aula “a sbloccare i meccanismi di parte. Invitiamo anche noi il M5s a ritirare l’ordine del giorno e a non affrettare conclusioni perché non è opportuno: solo sulla base di elementi certi ci si pronuncia contro”.
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