Diversi consiglieri sono intervenuti in occasione della celebrazione in Consiglio comunale a Modena del 70° anniversario del voto alle donne, avvenuta lunedì 30 maggio.
Per il Pd, Caterina Liotti ha parlato di un’occasione importante “per trasmettere alle nuove generazioni i valori che animarono i primi anni della storia repubblicana” e di “impulso alle scelte politiche della nostra città per perseguire una parità di genere sostanziale e non solo formale. Dobbiamo far sì che il sogno di parità che ha accompagnato le prime donne che hanno votato si possa realizzare nei fatti – ha aggiunto – ma bisogna che questa diventi una battaglia non solo delle donne ma anche degli uomini”. Vincenzo Walter Stella ha ripercorso le tappe che hanno portato al diritto di voto e di elezione alle donne. Il suffragio femminile consentì un passo avanti nell’emancipazione femminile – ha detto – da allora sono passati 70 anni e oggi il ruolo delle donne è evoluto in positivo ma non si può dire che abbiano raggiunto parità di diritti né condizioni sociali e lavorative paragonabili a quelle degli uomini”. Federica Venturelli ha evidenziato che “c’è ancora tanta strada da fare per un’uguaglianza piena culturale, politica e del lavoro. Aumentare il numero delle donne nei posti di lavoro è importante – ha proseguito – ma non è sufficiente se non porta a politiche di conciliazione di cui potranno beneficiare tutti, altrimenti le donne dovranno comunque scegliere tra famiglia e lavoro. Il capogruppo Paolo Trande commentando l’intervento del consigliere Galli ha affermato che “ci vuole un bel coraggio a dire che nel nostro Paese abbiamo raggiunto l’effettiva parità tra uomo e donna: rispetto ai Paesi del Nord Europa la situazione è sfavorevole per le nostre donne. Si possono criticare gli strumenti – ha aggiunto – come ad esempio le quote rosa, e se ce ne sono altri invito a proporli, ma la nostra società ha bisogno di raggiungere l’uguaglianza effettiva”.
Per il M5s, Elisabetta Scardozzi ha sottolineato come le lotte che hanno portato le donne al voto siano state durissime. “Oggi le donne hanno ottenuto sulla carta pari diritti rispetto agli uomini – ha proseguito – un riconoscimento puramente formale poiché quello sostanziale avrebbe messo obbligatoriamente in discussione l’organizzazione della società dando al lavoro di cura e alla riproduzione della specie valore economico e progressione di carriera, liberando le donne dal dramma esistenziale della scelta tra maternità o lavoro”.
Per Francesco Rocco di Fas – Sinistra Italiana “tra uomo e donna non c’è competizione e l’emancipazione della donna è vantaggio per tutta la società. L’approvazione dell’Italicum e la Riforma Boschi – ha aggiunto – costituiscono a mio parere una deriva autoritaria e una minaccia alle conquiste democratiche: non possiamo limitarci a una celebrazione di facciata e mi auguro che chi oggi celebra il suffragio universale alle donne nei prossimi mesi difenda i principi della Costituzione, riaffermando il senso più alto della nostra presenza in Consiglio”.
Antonio Montanini di CambiaModena ha detto di riconoscersi nell’affermazione che le battaglie per i diritti delle donne devono essere anche degli uomini. “La conquista dei diritti non si ferma e si evolve nel tempo – ha affermato – va costantemente rinnovata. Il riconoscimento del suffragio alle donne non rappresenta solo l’ingresso delle donne nella vita attiva della politica italiana ma anche un passaggio chiave nella legittimazione del genere femminile, fu l’inizio di un lungo e non ancora concluso processo di emancipazione”.
Marco Cugusi di Sel ha ricordato che “ancora oggi in Italia chi ammazza la moglie ha diritto a ereditare i suoi beni e ci sono datori di lavoro che fanno firmare alle donne dimissioni in bianco da usare per licenziarle in caso di gravidanza. Va riconosciuto il diritto delle donne a essere rappresentate nella società – ha proseguito – e bisogna guardare al futuro: oggi ci sono oltre due milioni di donne straniere: questo Paese sarà dalla parte delle donne solo quando avrà riconosciuto anche il diritto di voto alle donne e agli uomini stranieri”.
Per FI, il capogruppo Andrea Galli ha parlato di “effettiva parità tra uomo e donna”. Secondo il consigliere “oggi ci sono differenze fisiche, ma la parità di partenza non è più negata, a partire dalla scuola. Trovo sbagliato imporre quote rosa e intestazioni a donne – ha detto – quelle che si sono distinte le hanno già e ce ne sono meno perché purtroppo per decenni hanno avuto meno occasioni. Oggi però sono in grado di raggiungere tutti i ruoli che vogliono”. Secondo Giuseppe Pellacani “un conto è parlare di pari opportunità sul posto di lavoro, diverso è parlare di quote rose e diverso ancora parlare di liste bloccate: è un mix che non mi convince. Mi piace parlare di democrazia paritaria e di rimozione di stereotipi – ha proseguito – strada avviata da decenni in Italia. Tutti i Governi dell’ultimo ventennio si sono impegnati in importanti politiche di pari opportunità volte a una parità sostanziale e non solo formale delle donne nell’accesso al lavoro, che partono da un approccio che non è di destra né di sinistra”.
Luigia Santoro di Idea Popolari Liberali ha affermato: “Il voto alle donne è stato un grande traguardo; la conquista dei diritti civili fu il risultato di una lunga battaglia, cominciata nell’800, cui la Resistenza ha contribuito ma di cui non è stata sicuramente l’unica causa. Condivido il fatto che oggi le donne, se determinate, abbiano tutte le possibilità – ha aggiunto – ma quello che è difficile è conciliare la vita familiare con una progressione di carriera. Politiche che intervengano in questo senso sarebbero opportune”.
Per Marco Chincarini di Per me Modena “la strada è ancora molto lunga. Un pezzettino settant’anni fa lo abbiamo fatto – ha affermato – ma ci manca tutto un sistema di welfare e di sostegno che consenta di superare il problema di accesso delle donne a certe posizioni. Non credo sia arrivata l’effettiva parità – ha aggiunto ricordando che la lista di Per me Modena è stata l’unica di nove con un candidato sindaco donna – e purtroppo oggi dobbiamo passare da altri strumenti come le quote rosa e la doppia preferenza. Chiedo scusa perché evidentemente culturalmente non siamo ancora preparati”.
Azioni sul documento