La “Macchina Modenese” di Aldo Rossi si costituisce come una somma di elementi sovrapposti che attingono alla storia dell’architettura rivisitata da Rossi e alla memoria dei suoi progetti precedenti. “Nella planimetria – scrive Gianni Braghieri, architetto coautore con Rossi del progetto per il Cimitero di Modena – si rileggono le tipologie a corte delle scuole di Fagnano Olona e Broni. La corte delle scuole diventa il grande edificio cubico scoperchiato che riprende e unisce i singoli setti che, in diversa e progressiva altezza e lunghezza, sono l’elemento centrale del nuovo cimitero di Modena. Alla fine della successione di questi elementi, una torre telescopica sostituisce il tronco di cono della ciminiera e diventa un omaggio alle pitture metafisiche delle piazze d’Italia di Giorgio De Chirico”.
Secondo Aldo Rossi, come sostengono tanti storici della disciplina, i monumenti romani, i palazzi del Rinascimento, i castelli, le cattedrali gotiche, possono infatti essere intesi come elementi dell’architettura. Si possono distruggere e ricostruire, ridisegnare o inventare, ma restano comunque “frammenti di una realtà sicura”. Nella Macchina Modenese l’architettura della storia entra come parte sostanziale nella composizione dell’insieme progettuale, e i pezzi e le parti dell’edificio sembrano comporsi tra loro come parti autonome di uno stesso “coro”, in dialogo con gli avvicendamenti della storia.
L’opera ideata da Aldo Rossi è esposta negli spazi del Laboratorio aperto di Modena all’ex Aem di viale Buon Pastore 43. L’inaugurazione si svolge giovedì 21 marzo alle 17 e la “Macchina” resta esposta fino al 19 aprile (ingresso libero nei giorni feriali dalle 9.30 alle 18 e nei festivi dalle 9 alle 13).
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