Sono diversi i consiglieri intervenuti nel dibattito scaturito dalla delibera sull’adozione del Piano di recupero del comparto di via Nonantolana, approvata nel Consiglio comunale di lunedì 20 luglio.
Quello del comparto di via Nonantolana è “un esempio di riqualificazione che condividiamo poiché si recupera l’esistente, in una zona periferica, e senza consumo di suolo”, ha affermato il capogruppo del Movimento 5 stelle Giovanni Silingardi. È la dimostrazione, ha proseguito, “che si può riqualificare senza dover costruire su suolo vergine; sicuramente costa di più, ma in questo modo si riqualifica davvero la città”. Concorde sul progetto di recupero anche Andrea Giordani che ha messo l’accento sulla riqualificazione sociale dell’area “per la quale dovremo lavorare, spero tutti insieme”.
Per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) è “evidente lo sforzo fatto finora per riqualificare la zona, ma se vogliamo essere preparati dobbiamo tenere conto della realtà che è quella di un quartiere difficile, popolato da famiglie straniere di diversa provenienza. La riqualificazione è necessaria, occorre offrire rapidamente un’alternativa alle famiglie che vivono ancora lì e pensare anche a un accompagnamento per quelle che vi andranno ad abitare”.
Il problema, ha replicato il capogruppo del Pd Antonio Carpentieri, “non sono le case popolari e i loro abitanti. L’insicurezza in quella zona deriva, invece, dallo svuotamento di quelle case che ha creato spazi non presidiati permettendo l’ingresso della criminalità. La rigenerazione è la svolta per questo quartiere”. Per Stefano Manicardi, che ne ha evidenziato anche il valore ambientale, il progetto “conferma l’attenzione dell’Amministrazione verso le necessità sociali e abitative delle famiglie, e assume ancora più valore in un momento di emergenza come questo perché significa che nessun componente della comunità viene lasciato solo”. Vittorio Reggiani ha sottolineato tra gli elementi qualificanti del progetto che si tratta di case nuove: “Entrare in una casa nuova farà sentire fin da subito le famiglie coinvolte nel mantenimento delle loro buone condizioni. Anche il fatto che si mescolino edilizia popolare e sociale sarà utile per la riqualificazione, come potrà esserlo il coinvolgere gli assegnatari nella gestione diretta degli spazi”.
Diego Lenzini ha sottolineato la “complessità di un progetto di rigenerazione urbana e residenziale di dimensioni non piccole e che diventa anche rigenerazione sociale”. Per il consigliere, da quell’area “può cominciare qualcosa di nuovo, una modalità che spero potremo imparare a ripetere in altre zone complicate della città”.
Per Paola Aime (Verdi) il progetto è valido ma si tratta ancora “di case popolari collocate tutte insieme, mentre si potrebbe fare un passo in più pensando a modelli residenziali che creino situazioni meno omogenee per situazione economica, attraverso un patto sociale tra famiglie appartenenti a classi sociali diverse che vivono nello stesso palazzo”.
In chiusura di dibattito, l’assessora all’Urbanistica e Politiche abitative Anna Maria Vandelli ha sottolineato che “l’Amministrazione è consapevole di agire in area con grandi problemi non risolvibili con una bacchetta magica, ma attraverso un percorso lungo e complesso. Si tratta di un processo sociale complicato, che stiamo affrontando con strumenti strutturali diversi, che magari non danno risultati nell’immediato. Ci attendiamo risultati nel medio e nel lungo periodo – ha concluso – attraverso questo mix di strumenti e azioni e una grande visione di futuro”.
Azioni sul documento